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SILVANO DELL’ATHOS NOSTALGIA DI DIO Tutti gli scritti Introduzione, traduzione e note a cura di Adalberto Mainardi, monaco di Bose EDIZIONI QIQAJON COMUNITA ` DI BOSE

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Page 1: NOSTALGIA DI DIO · 19 A.-E. N. Tachiaos, “San Silvano e il Monte Athos”, inSilvano dell’Athos, pp. 97-116, tra i motivi che potrebbero aver indotto Simeone a scegliere l’Athos,

SILVANO DELL’ATHOS

NOSTALGIA DI DIOTutti gli scritti

Introduzione, traduzione e notea cura di Adalberto Mainardi, monaco di Bose

EDIZIONI QIQAJONCOMUNITA DI BOSE

Page 2: NOSTALGIA DI DIO · 19 A.-E. N. Tachiaos, “San Silvano e il Monte Athos”, inSilvano dell’Athos, pp. 97-116, tra i motivi che potrebbero aver indotto Simeone a scegliere l’Athos,

Nella stessa collana SPIRITUALIT� ORIENTALE

P. A. Florenskij, Il sale della terra. Vita dello starec IsidoroS. Merlo, Una vita per gli ultimi. Le missioni dell’archimandrita SpiridonRacconti di un pellegrino russoSilvano dell’Athos, Non disperare! Scritti inediti e vita

Invieremo gratuitamenteil nostro Catalogo generalee i successivi aggiornamentia quanti ce ne faranno richiesta.

www.qiqajon.itwww.monasterodibose.it

AUTORE: Silvano dell’AthosCURATORE: Adalberto MainardiTITOLO: Nostalgia di DioSOTTOTITOLO: Tutti gli scrittiCOLLANA: SpiritualitÜ orientaleFORMATO: 20 cmPAGINE: 336TRADUZIONE: dal russo a cura di Adalberto Mainardi, monaco di BoseIN COPERTINA: Elena Cerkasova, San Silvano dell’Athos, olio su tela (2000)

ß 2011 EDIZIONI QIQAJONCOMUNIT� DI BOSE13887 MAGNANO (BI)Tel. 015.679.264 - Fax 015.679.290 isbn 978-88-8227-350-7

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IntroduzioneIL CANTO DEGLI ANGELI

Nessuno canta con tale purezza,come chi à nell’inferno piô profondo;quello che noi crediamo il canto degli angeli,à il loro canto1.

Franz Kafka

Il libro che fece conoscere al mondo l’esperienza di vita e dipreghiera dello starec Silvano del Monte Athos (1866-1938) ap-parve in russo a Parigi, poco dopo la fine della seconda guerramondiale, in due volumi ciclostilati, uno per ciascuna delle dueparti in cui si divideva: “Vita e dottrina dello starec” e “Scrittidello starec Silvano”2. Il suo autore e curatore, lo ieromonacoSofronio (Sergej Sacharov, 1896-1993), riteneva di aver scrittoun lavoro “destinato, per il suo contenuto, a una ristretta cer-chia di persone”, interessate al tema dell’ascesi cristiana. Ma inbreve tempo si moltiplicarono le traduzioni in inglese, tedesco,francese, greco moderno, serbo, italiano, catalano, arabo3... Die-ci anni dopo la comparsa del libro di Sofronio, Thomas Mertonpoteva scrivere che Silvano, “questo straordinario starec che lot-

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1 F. Kafka, Lettere a Milena, Mondadori, Milano 1988, p. 186 (lettera datata Praga,26 agosto 1920).

2 Ieromonach Sofronij, Starec Siluan, Paris 1948.3 Cf. P. Stangß, “Bibliographie. Archimandrite Sophrony”, in Buisson Ardent 1 (s.d.

ma 1995), pp. 101-102.

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tð per anni contro la disperazione”, era stato forse “il monacopiô autentico del xx secolo”4.

Sofronio intendeva essere un semplice portavoce di questogrande “testimone dell’amore divino”5, un “portalettere” della“parola di Dio per la nostra generazione” consegnata a questoumile monaco athonita6.

Chi era Silvano? Il registro del monastero aghiorita russo diSan Panteleimon riporta poche scarne righe su di lui:

Schimonaco padre Silvano. Nome da laico: SemÝn Ivano-vic Antonov, contadino del governatorato di Tambov, del di-stretto Lebedinskij, villaggio di Sovsk. Nacque nel 1866;giunse all’Athos nel 1892; tonsurato nella mantija nel 1896;nel grande abito [schima] nel 1911. Ha svolto le seguenti ob-bedienze: al mulino, nel metïchion [possedimento del mona-stero al di fuori dell’Athos] di Kalamareis, nel Vecchio Ros-sikon della montagna, all’economato. � deceduto l’11 (24)settembre 19387.

Un’altra testimonianza athonita, il laconico necrologio nellacronaca del monastero, vergato dallo ieroschimonaco Flegonte,oltre a fornire qualche notizia sul carattere dello starec (“era af-fettuoso e buono”) e sulla sua vita di preghiera (“praticava as-siduamente l’orazione mentale”), ci informa che conosceva afondo gli scritti dei padri (nacitannyj), e soprattutto che “ave-va molti devoti ammiratori” e “teneva una corrispondenza in

Introduzione

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4 Th. Merton, La paix monastique, Albin Michel, Paris 1961, p. 20.5 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, Stavropegie Monastery of St John the Baptist,

Essex 1990, p. 4. Citiamo il libro di Sofronio dall’originale russo, che non sempre cor-risponde alla traduzione italiana, condotta sull’edizione francese (Archimandrita Sofro-nio, Silvano del Monte Athos. Vita, dottrina, scritti, Gribaudi, Torino 1978, p. 34); percomoditÜ del lettore indicheremo tra parentesi, ove presenti, i rimandi paralleli al testoitaliano.

6 Archimandrite Zacharias, The Enlargement of the Heart. “Be ye also enlarged” (2 Co-rinthians 6:13) in the Theology of Saint Silouane the Athonite and Elder Sophrony of Essex,Mount Thabor Publishing, South Canaan Pa 2006, p. 3.

7 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 7 (p. 39).

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stretta collaborazione con lo ieroschidiacono Sofronio”8. Pro-prio a quest’ultimo, tra il 1931 e il 1938, accadde di essere la“persona piô intima” di Silvano9: à lui che ci ha trasmesso, ol-tre all’insegnamento dello starec, la sua lunga lotta interiore e lasua ricerca di Dio, e quel che conosciamo della sua vita primache diventasse monaco sulla Santa montagna10.

Simeone, figlio di Ivan Antonov, era nato in una famiglia dipoveri contadini della Russia centrale. Il padre gli aveva trasmes-so una fede umile e vera, un senso delle cose di Dio di cui Sil-vano, divenuto monaco, non si sarebbe dimenticato: “Non so-no arrivato alla statura di mio padre. Era completamente anal-fabeta ... Ma era un uomo pieno di dolcezza e di sapienza”11.Dal padre impara a confidare sempre nel Signore: “Una voltapassavamo vicino al nostro campo e io gli dissi: ‘Guarda, ci ru-bano il raccolto!’. Ma egli mi rispose: ‘Figlio mio, il Signore non

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Introduzione

8 Prepodobnyj Siluan Afonskij, Izdanie russkogo na Afone Svjato-Pantelejmonova mo-nastyrja, Svjataja Gora Afon 2004, tav. a fronte della p. 289.

9 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 5. Sull’esperienza umana e spirituale piô im-portante della sua vita, l’incontro con Silvano, Sofronio ritornð spesso nei suoi ultimianni: Id., “Saint Silouane l’Athonite”, in Paix 54-55 (1988), pp. 40-59; Id., Vedremo Diocom’à. Autobiografia spirituale, Servitium-Interlogos, Sotto il Monte-Schio 1998, p. 27;Id., Pis’ma v Rossiju, Svjato-Ioanno-Predteceskij monastyr’-Bratstvo Svjatitelja Ticho-na, Essex-Moskva 1997, pp. 27-28. Si veda a riguardo M. Egger, “Archimandrite So-phrony, moine pour le monde, IV. Mont Athos. La rencontre avec le starets Silouane”,in Buisson ardent 4 (1998), pp. 76-89 (in particolare pp. 77-79).

10 Non abbiamo motivo di dubitare di questa testimonianza, che trova numerosi ri-scontri in altri testimoni e nei testi di Silvano, ma lo stesso Sofronio nel suo libro av-verte di essersi preoccupato essenzialmente di “tratteggiare un ritratto spirituale dellostarec”, e che “molte delle cose che avrebbero dovuto interessare il biografo” gli eranorimaste sconosciute (Sofronij [Sacharov], Starec Siluan, p. 5). Anche i pochi discepoli diSilvano non avevano mai avuto “un particolare interesse verso gli eventi della vita uma-na del beato starec”: si trattð forse di “un errore”, al quale era “troppo tardi per porrerimedio” quando Sofronio scriveva (ibid., p. 54 [p. 74]). Non esiste ancora uno studioche metta a fuoco il ruolo della mediazione di Sofronio per la conoscenza di Silvano: siveda comunque A. L. Gurevic, “Bla°ennyj starec archimandrit Sofronij (Sacharov) iego rabota nad knigoj ‘Starec Siluan’”, in Prepodobnyj Siluan i ego ucenik archimandritSofronij. Po materialam “Siluanovskich ctenij”, Fond “Christianskaja °izn’”, Klin 2001;N. V. Sakharov, I love, therefore I am. The Theological Legacy of Archimandrite Sophro-ny, St Vladimir’s Seminary Press, Crestwood Ny 2002, pp. 22-24, 31.

11 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 8 (p. 41); Silvano dell’Athos, Non disperare!Scritti inediti e vita, Qiqajon, Bose 20072, p. 17.

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ci ha mai fatto mancare il pane. Se quell’uomo ruba à perchß neha bisogno’”12.

“Per due inverni” Simeone frequenta la scuola. A diciannoveanni à un giovane alto e robusto, lavora come carpentiere nellaproprietÜ del principe Trubeckoj. La sua straordinaria forza fi-sica, il suo carattere buono e amabile lo rendono a tutti benvo-luto. Da una pellegrina ascolta il racconto della vita santa delrecluso Giovanni Sezenovskij (1791-1839) e tra sß pensa: “Seà santo, significa che Dio à con noi, e allora io non ho bisognodi percorrere tutta la terra per trovarlo”13. Per la prima volta siaffaccia in lui il desiderio della vita monastica.

Due episodi segnano in modo indelebile la maturazione spi-rituale del giovane Simeone. Un giorno, durante una rissa perun futile motivo, colpisce un coetaneo con tale forza da temeredi averlo ucciso, e per molto tempo deve guardarsi dai fratelli edai compagni del ferito in cerca di vendetta (“Dio mi ha custo-dito”, dirÜ14). In questo tempo di vita dissipata, Simeone, asso-pito in un sonno leggero, vede un serpente insinuarglisi in boc-ca e penetrargli nel corpo. Si risveglia in preda a un violentodisgusto e subito ode una voce di straordinaria bellezza e dol-cezza: “Hai ingoiato un serpente in sogno, e questo ti ripugna.Allo stesso modo, neppure a me piace vedere quello che tu fai”.Silvano ebbe sempre la persuasione che la stessa Madre di Dio“fosse venuta dal cielo” a illuminarlo: “Ora ho visto quanto ilSignore e la Madre di Dio compassionano il popolo”15.

Il secondo evento decisivo per la vocazione di Simeone à l’in-contro con Giovanni Sergiev (1829-1908), il celebre predicato-

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Introduzione

12 Silvano dell’Athos, Non disperare!, p. 14.13 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 8 (p. 41); Silvano dell’Athos, Non disperare!,

p. 16.14 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 9 (p. 43); Silvano dell’Athos, Non disperare!,

p. 19.15 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 9 (pp. 43-44); Silvano dell’Athos, Non dispe-

rare!, p. 19; cf. infra, pp. 132, 177.

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re di Kronstadt canonizzato dalla chiesa russa nel 1990. L’in-contro avviene a San Pietroburgo, dove tra il 1886 e il 1892 ilgiovane presta servizio nel battaglione del genio della Guardia(dopo la riforma di Alessandro II, la leva durava “solo” sei anniper chi come lui era “senza istruzione”)16. Simeone rimane im-pressionato dalla forza della preghiera di padre Giovanni (“erasempre in mezzo al popolo, ma dimorava in Dio piô di molti ana-coreti”17), e in un biglietto gli affida l’intenzione di farsi mona-co: “Padre, voglio diventare monaco. Pregate perchß il mondonon mi trattenga”. GiÜ il giorno successivo, scrive Sofronio, eglisente “crepitare attorno a sß le fiamme dell’inferno”18.

Quando torna a casa, la ragazza di cui si era innamorato e conla quale aveva avuto una relazione, à felicemente sposata con uncommerciante di granaglie; ma Simeone ha ormai intrapreso nelsuo cuore il viaggio verso il Monte dei santi padri, l’Athos, do-ve giunge nell’autunno del 189219. Ha ventisei anni.

La prima realtÜ che incontra sulla Santa montagna à una paceprofonda, conosce la gioia e la dolcezza del perdono dei propripeccati; ma anche il dubbio, la tentazione di tornare indietro,di lasciare il cammino intrapreso: “Torna nel mondo e sposa-ti!”, gli dicono i suoi pensieri. Il padre spirituale gli insegna adiscernere la provenienza delle voci che lo abitano, lo incorag-

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Introduzione

16 Cf. F. von Lilienfeld, “Lo ‘starec’ Silvano e la Russia del suo tempo”, in Silvanodell’Athos. Atti del Colloquio internazionale “‘Tieni il tuo spirito agli inferi e non dispera-re!’. Silvano dell’Athos: vita e spiritualitÜ”, Bose, 3-4 ottobre 1998, a cura di A. Mainardi,Qiqajon, Bose 1999, pp. 79-96 (qui pp. 84-85).

17 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 29 (p. 81); cf. infra, pp. 75, 249-250.18 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 11 (p. 48).19 A.-E. N. Tachiaos, “San Silvano e il Monte Athos”, in Silvano dell’Athos, pp.

97-116, tra i motivi che potrebbero aver indotto Simeone a scegliere l’Athos, dopo chein un primo tempo aveva pensato alla Lavra delle Grotte di Kiev, suggerisce la crescentefama in Russia del monastero athonita russo, sostenuto dalla propaganda ufficiale (pp.100-101). Negli anni dieci del xx secolo il numero dei russi residenti all’Athos sfiora-va i settemila, e costituiva il gruppo etnico piô numeroso (il cinquanta per cento di tuttala popolazione della penisola monastica): cf. Ilarion (Alfeev), Svjaòcennaja tajna Cerkvi.Vvedenie v istoriju i problematiku imjaslavskich sporov I, Aletejja, Sankt-Peterburg 2002,p. 401, n. 150.

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gia a combattere le suggestioni: “Non accogliere mai i pensieri,ma non appena ne arriva uno, caccialo subito”. Il novizio alloradice risolutamente in cuor suo: “Morirð qui per i miei pecca-ti”20. � l’inizio della lotta spirituale.

A Simeone, racconta Sofronio, incominciano ad apparire idemoni che talvolta gli dicono: “Tu ora sei santo”, e talaltra:“Tu non ti salverai”. Simeone ingenuamente si intrattiene conloro: “Perchß mi dite ora una cosa ora un’altra; a volte che sonosanto, e a volte che non mi salverð?”. “Noi non diciamo mai laveritÜ”, à l’inquietante risposta21. Le tracce di questo combatti-mento interiore affiorano negli scritti del monaco anziano, che,smascherato l’inganno della disperazione, contempla ormai ilpassato nella pace e nella luce dell’infinita misericordia di Dio:

Ricorda due pensieri e temili. Uno dice: “Sei un santo”; l’al-tro: “Non ti salverai”. Entrambi vengono dal nemico e in essinon c’à veritÜ. Piuttosto pensa: “Io sono un grande peccato-re, ma il Signore misericordioso ama molto gli uomini e per-donerÜ anche a me i miei peccati”22.

Prima di apprendere l’arte della lotta spirituale, Simeone at-traversa un momento di profonda tenebra, avverte con orrore lalontananza di Dio, l’inanitÜ dei suoi sforzi ascetici; la sua ani-ma à presa dalla vertigine dell’abisso che scopre dentro di sß.“Questo spirito à talmente opprimente e torturante, che à ter-ribile anche solo il ricordo”23. L’esperienza della solitudine hastrappato la maschera delle sue difese personali, si à sbriciola-ta l’immagine che si era fatto di se stesso, nessuna via sembraaperta per lui. � la prova tremenda dell’acedia, la tristitia cheanticipa il giudizio di Dio su di sß, pervertendolo in una sen-

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Introduzione

20 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, pp. 12-13 (pp. 49-50); cf. infra, p. 229.21 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 13 (pp. 49-52).22 Infra, p. 213.23 Infra, p. 230.

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tenza di condanna24. Vicino alla disperazione estrema, Simeo-ne siede solitario nella sua cella, e mentre scende la sera pensa:“Dio à inesorabile e non si commuove”25. In quello stesso gior-no, durante il vespro, nella chiesa del Santo profeta Elia al mu-lino, alla destra delle porte regali, dove si trova l’icona del Sal-vatore, egli vede il Cristo vivente. Nello Spirito santo conosceche Cristo à Dio e che tutti i suoi peccati gli sono perdonati: “IlSignore inconcepibilmente mi à apparso”26. Silvano, ricorderÜlui stesso, ha ventisette anni (1893). � l’evento centrale della suavita, la “grande grazia” che lo ricolma di Spirito santo e del de-siderio di soffrire per Cristo, l’esperienza di Dio che sarebbe sta-ta al fondo di tutti i suoi pensieri, la fonte e la meta del suo de-siderare, amare, soffrire, pregare. Silvano ne parla come si rac-conta di un amico (ma riecheggiando 2Cor 12,2): “Conosco unuomo che il Signore ha visitato con la sua misericordia...”.

Io so di un novizio che ha ricevuto lo Spirito santo dopo avertrascorso solo sei mesi in monastero27 ... Un giorno, duranteil vespro, alzð lo sguardo sull’icona del Salvatore e pregð unpoco, cinque parole: “Signore, Gesô Cristo, abbi pietÜ di mepeccatore”, e vide che l’icona era il Salvatore vivente. Alloral’anima e il corpo del novizio furono pieni di un’indicibiledolcezza, e la sua anima conobbe nello Spirito santo il Signo-re nostro Gesô Cristo ... Signore misericordioso28.

Per Simeone, diventato tre anni dopo il monaco Silvano(1896), inizia un cammino di identificazione a Cristo, di acqui-sizione del suo stesso sentire: un cammino fatto di ascesi e pen-

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Introduzione

24 Cf. L. Cremaschi, “La vergogna di stare agli inferi”, in Silvano dell’Athos, p. 290;E. Bianchi, “Tieni il tuo spirito all’inferno e non disperare”, ibid., p. 28.

25 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 13 (pp. 52-53).26 Ibid.; cf. infra, p. 233.27 Infra, p. 94.28 Infra, p. 231.

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timento, ma anche di assimilazione degli insegnamenti dei pa-dri, di scavo e meditazione amorosa della parola di Dio conte-nuta nelle Scritture, che Silvano ascolta nello Spirito santo29.In profonditÜ, à la via della croce, che acconsente all’abbassa-mento del Figlio (cf. Fil 2,5-11), per conoscere l’umiltÜ di coluiche à bassissimo, che à disceso all’inferno a cercare l’Adamoche vi si era smarrito. “O umiltÜ di Cristo! Io la conosco, manon posso acquisirla. Io la conosco per grazia di Dio, ma nonposso descriverla. La cerco come perla preziosa e splendente”30.In questa ricerca Silvano trova la sua via e la sua libertÜ:

Ecco la libertÜ autentica: essere in Dio. Prima non lo sape-vo. Fino a ventisette anni credevo che Dio esistesse, ma nonlo conoscevo; quando la mia anima l’ha conosciuto nello Spi-rito santo, ho cominciato a tendere verso di lui con ardore eadesso, bruciando, lo cerco giorno e notte31.

Esteriormente, la sua vicenda à di una disarmante semplicitÜ:dopo gli anni di noviziato in cui lavora al mulino (che produce-va quotidianamente piô di otto quintali di farina per quasi unatonnellata di pane32), fu per un certo periodo nel metïchion diKalamareis, dove i monaci coltivavano il grano per il proprio fab-bisogno; richiamato in patria come riservista durante la guerrarusso-nipponica (1904-1905), al suo ritorno, dopo un tempo di

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Introduzione

29 “L’anima non puð avere pace se non studia la legge di Dio giorno e notte. La sualegge, infatti, à scritta dallo Spirito di Dio e lo Spirito di Dio passa dalla Scrittura all’a-nima, e l’anima ne sente una soave delizia” (infra, pp. 77-78). Sofronio tende a ridimen-sionare l’importanza della Scrittura nell’itinerario ascetico di Silvano, sottolineando ilprimato della tradizione (Sofronij [Sacharov], Starec Siluan, pp. 39-41 [pp. 99-103]): sivedano perð le osservazioni di E. Bianchi, “Tieni il tuo spirito all’inferno”, pp. 23-27.Giustamente Tachiaos rileva la qualitÜ formativa del monachesimo aghiorita, che dovreb-be scoraggiare l’insistenza di molti interpreti sul fatto che Silvano fosse “semianalfabe-ta” (cf. A.-E. N. Tachiaos, “San Silvano e il Monte Athos”, pp. 108-109).

30 Infra, p. 204.31 Infra, p. 107.32 Cf. A.-E. N. Tachiaos, “San Silvano e il Monte Athos”, p. 104.

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vita ritirata nel vecchio monastero russo all’interno della peni-sola athonita (Staryj Nagornyj Rusik), Silvano svolse fino agli ul-timi anni il delicato incarico di “economo” (con oltre duecentopersone alle proprie dipendenze)33.

Interiormente, la parabola esistenziale di Silvano à un’infati-cabile ricerca di docilitÜ all’azione dello Spirito. La preghiera àil luogo di questo scavo, nell’incessante lotta per rendere la pro-pria “terra di peccato” trasparente all’azione della grazia, peracquisire quel cuore puro che consente di “vedere Dio”. Dalgiorno in cui Cristo gli si era rivelato nello Spirito santo, Sil-vano combattß contro i demoni per quindici anni34, prima cheuna parola del Signore gli svelasse il senso profondo di quellavisione e, forse, la veritÜ della sua stessa vita:

Ed ecco una notte, mentre sedevo in cella, i demoni venne-ro da me e la cella ne era piena ... Allora mi sono alzato perprostrarmi davanti alle icone e i demoni mi attorniavano;uno di loro mi stava davanti e se mi fossi inchinato davantialle icone mi sarei prostrato davanti a lui. Allora mi risedettie dissi: “Signore, tu vedi che ti voglio pregare con mente pu-ra, ma i demoni me lo impediscono. Dimmi, che cosa devofare perchß se ne vadano via da me?”. E nel mio intimo sen-tii la risposta del Signore: “Gli orgogliosi soffrono semprecosç a causa dei demoni”. Dissi: “Signore, tu sei compassio-nevole, la mia anima ti conosce; dimmi che cosa devo fareperchß la mia anima si umilii?”. E il Signore dentro di merispose: “Tieni la tua mente agli inferi e non disperare”35.

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Introduzione

33 � pressochß impossibile stabilire una cronologia piô precisa: cf. J.-C. Larchet, SanSilvano del Monte Athos, Qiqajon, Bose 2004, pp. 17-24. Nel 1911 Silvano riceve il gran-de abito (schima), ultimo grado del cammino ascetico del monaco. Sulla funzione di eco-nomo cf. A.-E. N. Tachiaos, “San Silvano e il Monte Athos”, pp. 107-108, e infra, pp.189-190, dove Silvano parla di sß alla terza persona.

34 L’indicazione cronologica à riportata da Sofronio e consente di datare al 1908 l’e-pisodio raccontato qui di seguito dallo stesso Silvano.

35 Infra, p. 202.

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“[Il Signore] stesso mi ha insegnato come ci si deve umiliare ...Tieni la tua mente all’inferno e non disperare”36. Ora Silvanoconosce veramente il luogo infimo della discesa del Figlio: lasua ricerca ha raggiunto la meta. La libertÜ che aveva riposto inDio lo ha condotto per amore nelle regioni della dissomiglianzae dell’assenza di Dio, dove Cristo ha dimorato per afferrare ilprimo Adamo e ricondurlo al Padre. Ora la visione del cuore diSilvano à pura. L’umiltÜ à la luce in cui vede Dio che à luce37.La sottile seduzione dell’immagine di sß, la rilucente menzognadegli inganni demoniaci non hanno piô alcuna presa su di lui:“Ora l’anima li vede, ma non li teme, perchß ... spera ferma-mente nella misericordia di Dio”38. Simultaneamente alla co-noscenza del proprio peccato, Silvano puð cantare l’amore diDio piô forte della morte, piô tenace dell’inferno (cf. Ct 8,6), eintonare, libero tra i morti nel luogo di perdizione, un canticonuovo: “Ecco il mio canto prediletto: presto morirð e la mia ani-ma maledetta scenderÜ all’inferno, e lÜ io solo sarð tormentatonell’oscuro carcere e griderð con amari singhiozzi: l’anima mialangue di nostalgia per il Signore e tra le lacrime lo cerco. Comepotrei non cercarlo? Lui per primo à venuto a cercarmi e ha ri-velato se stesso a me, peccatore”39.

Silvano scende all’inferno e scopre che Cristo lo ha precedu-to. Il mistero dell’umiltÜ di Cristo à il mistero della discesa agliinferi del Figlio, unus de Trinitate, il mistero trinitario dell’umil-tÜ di Dio40. Chi infatti insegnerÜ l’umiltÜ di Cristo, la misura

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Introduzione

36 Infra, p. 59.37 Cf. infra, pp. 60-61.38 Infra, p. 202.39 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 93 (p. 205).40 � questo forse l’aspetto piô originale dell’insegnamento di Silvano: la dimensione

cristologica e pneumatologica della sua esperienza di “discesa agli inferi”, rilevata da di-versi interpreti (cf. i saggi di E. Bianchi, O. Clßment, K. Ware e I. Zizioulas in Silvanodell’Athos). Sui precedenti patristici cf. J.-C. Larchet, San Silvano del Monte Athos, pp.35-66; S. Salvestroni, “Fedor Dostoevskij, Silvano dell’Athos, Simeone il Nuovo Teolo-go e la volontaria discesa agli inferi”, in Studia monastica 45 (2003), pp. 61-71. Lo stessoSilvano fa riferimento ai padri del deserto, Antonio, Poemen, Macario (cf. Sofronij [Sa-

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dell’amore di Dio per l’uomo, se non “l’umile Spirito”, che ilPadre invia nel nome del Figlio, e che del Figlio insegna ognicosa, ricorda ogni parola (cf. Gv 15,26), fino a svelare ai cre-denti il tutto del mistero pasquale, e a renderli conformi a Cri-sto, simili a lui, ricolmi del suo stesso amore? Quando lo Spi-rito ci ammaestra, noi sentiamo chiaramente l’amore e lo cono-sciamo. Colui che ha conosciuto Dio nello Spirito santo, questiha imparato da lui l’umiltÜ, e si à fatto simile al suo maestro,Cristo Figlio di Dio: “Imparate da me che sono mite e umiledi cuore” (Mt 11,29).

La conoscenza nasce dall’amore. Conoscere l’umiltÜ di Cri-sto significa conoscere il suo amore, amare l’altro dello stessoamore di Cristo, e dimorare con lui nel luogo piô basso dellasua discesa, nel vuoto del suo annientamento. Solo cosç à possi-bile amare il non amabile, amare il peccatore mentre à peccatore(cf. Rm 5,8), amare il proprio nemico:

Chi non ama i propri nemici, non potrÜ conoscere il Signoree la dolcezza dello Spirito santo. Lo Spirito santo insegna adamare i nemici cosç che l’anima avrÜ compassione di loro co-me di figli propri. Ci sono persone che per i propri nemici oper i nemici della chiesa desiderano la morte e il tormentonel fuoco dell’inferno. Pensano in questo modo perchß nonhanno imparato l’amore di Dio dallo Spirito santo: chi l’haappreso versa lacrime per tutto il mondo41.

Amare l’altro dello stesso amore di Dio significa volere la vo-lontÜ di Dio, sperare la salvezza di tutti (l’espressione della Pri-

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charov], Starec Siluan, p. 92 [p. 204]), e a Isacco di Ninive (ibid., p. 52 [p. 134]); cf. infra,p. 208. Si puð forse scorgere qui un punto di convergenza con la triadologia kenotica diSergij Bulgakov e la Teologia dei tre giorni di Hans Urs von Balthasar (cf. l’introduzionedi G. Ruggieri, “Per un discorso su Dio”, all’edizione italiana di H. U. von Balthasar,Teologia dei tre giorni, Queriniana, Brescia 1990, pp. 5-20); cf. anche H. U. von Baltha-sar, Sperare per tutti, Jaca Book, Milano 1989.

41 Infra, p. 31.

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ma lettera a Timoteo 2,4 à tra le piô ricorrenti negli scritti diSilvano), pregare tra le lacrime per la salvezza dei vivi e dei mor-ti, di ogni creatura ragionevole o irragionevole, sapiente o insi-piente, buona o malvagia42. Quando era giovane, Silvano avevaricevuto il raro dono dell’ininterrotta preghiera del cuore43. Oracomprende che la preghiera pura à tutt’uno con l’agape: lo Spi-rito santo fa dono della preghiera incessante a colui che pregaper i nemici44. Parafrasando l’adagio dei padri, insegna che “pre-gare per gli uomini à versare il sangue”45, e riscrive la scala deigradi dell’orazione secondo il primato dell’amore, poichß ormai“il nostro fratello à la nostra stessa vita”46:

Chi ha odiato il peccato à salito sul primo gradino della scalaceleste. Quando il pensiero non incita piô al peccato, si à giÜal secondo gradino. Ma chi nello Spirito santo ha conosciutoil perfetto amore per Dio, à al terzo gradino. Ma ... per giun-gere all’amore di Dio à necessario ... avere un cuore compas-sionevole, e non solo amare gli uomini, ma avere pietÜ di ognicreatura, di tutto cið che Dio ha creato47.

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Introduzione

42 “Una volta dissi al confessore: ‘Provo compassione per gli uomini che patiscono itormenti infernali, ogni notte piango per loro e la mia anima si tormenta a tal punto dacompiangere anche i demoni’ ... [Un asceta] mi disse: ‘Piangi per te stesso, degli altri ilSignore avrÜ pietÜ’ ... Smisi di piangere per i morti, ma allora cessarono anche le lacri-me per me stesso ... Un altro asceta, uno che aveva il dono delle lacrime ... rispose: ‘Io,se fosse possibile, tirerei fuori tutti dall’inferno, soltanto allora la mia anima si calme-rebbe e si rallegrerebbe’. Dicendo questo fece un gesto con le mani, come se raccoglies-se covoni in un campo e gli cadevano le lacrime dagli occhi” (infra, pp. 240-241).

43 “Un giorno, quand’ero ancora novizio, stavo pregando davanti all’icona della Ma-dre di Dio, e la preghiera di Gesô entrð nel mio cuore e lÜ comincið a sgorgare da sß”(infra, pp. 160-161); “Ho visto una volta un novizio che assolveva un incarico gravoso.Possedeva la preghiera del cuore e il Signore gli aveva concesso le lacrime perchß pian-gesse per il mondo intero” (infra, p. 193).

44 Cf. infra, p. 272.45 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 22 (p. 69). “Versa il sangue e ricevi lo Spiri-

to” (Detti dei padri, Serie alfabetica, Longino 5, in Vita e detti dei padri del deserto, a curadi L. Mortari, CittÜ Nuova, Roma 1997, p. 299).

46 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 22 (p. 69).47 Infra, p. 142.

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Una speranza che spera solo la propria salvezza non à unasperanza cristiana: restando nell’amore anche all’inferno, Silva-no puð sperare la salvezza di tutti; abitando il luogo contraddit-torio della dannazione della storia, dilata la sua speranza alla re-denzione della storia. Silvano parla del pianto del monaco sulmondo, ma dietro il velo delle lacrime il suo sguardo abbracciagli stessi aguzzini della chiesa russa perseguitata. Il monasterorusso all’Athos, ricco e fiorente nella sua giovinezza, à ora inlento declino: nessun monaco puð salire alla Santa montagnadall’Unione sovietica, la stessa chiesa ortodossa russa à laceratada scismi. “Noi oggi siamo gli ultimi monaci”48, scrive Silvano.I suoi occhi vedono la caducitÜ delle forme esteriori, ma tantopiô libera à la vista del cuore per cogliere l’unica cosa necessariaa un cristianesimo adulto in una societÜ scristianizzata: l’amo-re del nemico, il miracolo della conversione del cuore, il donodella gioia.

Il vescovo serbo Nikolaj Velimirovic (1880-1956), che avevauna profonda venerazione per Silvano49, riferisce questa con-versazione degli anni trenta:

Con lui discorrevo di come i monaci russi fossero fortementeindignati contro la tirannia che i bolscevichi avevano edifica-to per opprimere la chiesa di Dio in Russia. Ed ecco quel chedisse: “Io stesso al principio ne ero molto indignato, ma do-po una lunga preghiera mi sono venuti questi pensieri: ‘Il Si-gnore ama tutti senza misura. Egli conosce tutti i tempi e lecause di tutto. A motivo di qualche bene futuro egli ha per-messo questa sofferenza del popolo russo. � una cosa che ionon posso comprendere nß arrestare. A me spetta soltanto di

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Introduzione

48 Infra, p. 234.49 Cf. Sœur Pelagie, “‘Chrysostome serbe’, Nicolas Vßlimirovich, philosophe du

Saint-Esprit”, in Buisson Ardent 4 (1998), pp. 63-75. Nicola Velimirovic à stato cano-nizzato dalla chiesa ortodossa serba nel 2003. Silvano ne ricambiava l’affetto e la sti-ma: “Lo Spirito lo ha adornato di luce e noi lo amiamo molto” (infra, p. 230).

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amare e pregare. Cosç parlerð anche ai fratelli che si indigna-no. Voi potete aiutare la Russia soltanto con l’amore e la pre-ghiera. Ma l’indignazione e l’odio verso i senza Dio non ag-giusteranno le cose’”50.

Non tutti comprendono le sue parole, anche i monaci che lostimano restano sorpresi dal suo atteggiamento, dall’aperturauniversale della sua preghiera, dalla sua paradossale compassio-ne per i persecutori51. Negli ultimi anni si raccolgono attorno alui alcuni giovani monaci, tra cui lo ierodiacono Sofronio e Ba-silio (Krivosein), patrologo e futuro arcivescovo52. A loro lo sta-rec apre il segreto della sua anima:

L’anima che ha conosciuto Dio, il suo creatore, il suo Padreceleste, non puð trovare riposo sulla terra. E l’anima pensa:“Quando apparirð dinanzi al Signore implorerð la sua mise-ricordia per la salvezza di tutti i cristiani”. Ma contempora-neamente pensa anche: “Perð quando vedrð il suo volto ado-rato, nella mia gioia non potrð dire nulla; poichß l’uomo inon-

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Introduzione

50 “Pamjati starca Silvana Afonskogo” [1938], in Prepodobnyj Siluan Afonskij, p. 546.51 Silvano affermava categoricamente che “chi non aveva amore per il nemico era al di

fuori di Dio, non conosceva Dio” (Sofronij [Sacharov], Starec Siluan, p. 116 [p. 248]).“Un giorno un monaco disse allo starec che se egli avesse agito secondo le sue parole, ciðsarebbe stato a vantaggio dei nemici e il male avrebbe trionfato. Sul momento lo starecrimase silenzioso, poichß il monaco era incapace di capire la sua parola, ma piô tardi dis-se a qualcun altro: ‘Puð forse lo Spirito di Cristo augurare del male a qualcuno? Siamoforse stati chiamati a questo da Dio?’” (ibid., p. 86 [p. 193]).

52 In una conferenza tenuta a Oxford il 31 gennaio 1952 per l’Amicizia di Sant’Al-bano e San Sergio, Basilio avrebbe detto: “Quale esempio di uomo santo, dal quale ema-ni il profumo della grazia dello Spirito santo, posso indicare un monaco del monasterodi San Panteleimon, padre Silvano ... Tutta la sua vita à stata segnata dal sigillo dellasantitÜ, che si manifestava nella sua profonda umiltÜ e nell’amore per gli uomini ... Diorigine contadina, senz’alcuna formazione, possedeva un’eccezionale sapienza spiritua-le ... Era uno di quei padri spirituali capaci di dire a ciascuno precisamente cið di cuiaveva bisogno. Dopo la sua morte sono rimasti i suoi appunti ... La sua scrittura à tal-volta, forse, priva di stile letterario, ma ciononostante i suoi scritti provocano la piô pro-fonda impressione per la loro schiettezza e il carattere assolutamente peculiare. Non dirado toccano le vette delle antiche opere mistiche dei santi padri” (Prepodobnyj SiluanAfonskij, p. 548).

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dato d’amore non puð proferire una sola parola”. E pensapure che: “Io pregherð per tutto il genere umano, perchß tut-ti gli uomini si rivolgano al Signore e in lui trovino la pace,perchß l’amore divino vuole che tutti siano salvati”53.

Silvano incarna una mistica che non fugge dalla storia, ma cheal di sotto della sua superficie torbida ne cerca il senso, ne rin-traccia la trasparenza. La sua figura à quella di un grande inter-cessore, radicato nella tradizione, ma capace di ascoltare e di-scernere l’urgenza del male che tocca l’uomo contemporaneo,le radici della sua disperazione. Testimone silenzioso e orantedegli eventi piô drammatici del xx secolo, Silvano vive con ec-cezionale intensitÜ l’esperienza interiore della lontananza daDio, dell’uomo peccatore e ateo, consegnato all’inferno del pro-prio nulla. Ma Silvano ha anche conosciuto per grazia il voltodell’infinita misericordia divina. La parola di speranza che haascoltato nella sua derelizione, ora la ripete a chi ha disimpara-to a sperare.

Silvano scrive. “Sono vecchio e aspetto la morte. Scrivo la ve-ritÜ per amore degli uomini. � per loro che la mia anima si af-fligge ... il mio cuore soffre per tutto il mondo”54. Egli non di-ce nulla da sß, ma solo quello che gli suggerisce lo Spirito: dicela veritÜ, in nome della misericordia di Dio, “anche solo pocheparole sull’amore di Cristo”55. Scrivere spossa il suo spirito, mal’amore lo costringe: l’amore gli parla. Silvano ha l’orecchio af-finato a questo mormorio trattenuto. “Quando scrivo una paro-la non so ancora quale sarÜ la successiva, ma essa nasce in me eio la scrivo”56. Scrive con il respiro lento e profondo della pre-ghiera. Scrive con l’audacia di chi spera l’insperabile. Le sue pa-role dicono la forza di una speranza senza confini, per ogni uo-

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Introduzione

53 Sofronij (Sacharov), Starec Siluan, p. 111 (p. 240).54 Infra, p. 106.55 Infra, p. 128.56 Infra, p. 276.

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mo, per la creazione intera57. Il pianto di Adamo, l’inconsolabi-le nostalgia di Dio che abita gli abissi del cuore umano, diventainvocazione di un volto, epiclesi allo Spirito santo che disveli innoi i tratti del volto di Cristo, il Figlio amato, l’inalterata imma-gine e somiglianza del Padre. L’amore di Dio ha reso bello l’uo-mo con la grazia dello Spirito santo ed egli à diventato simile aGesô Cristo, il Figlio di Dio: “O Signore, effondi per noi que-st’amore su tutto il tuo mondo! O Spirito santo, vivi nelle no-stre anime ...”58.

Il luogo da cui si leva questa voce non à la radura luminosadella visione, ma il deserto del silenzio di Dio. Forse per questoil suo canto à cosç puro: parla dell’invincibile speranza della re-surrezione respirando la morte dei senza speranza. Gli uominisono assetati di questa parola, l’unica di cui presentono la veritÜ.Il canto di chi à nell’inferno piô profondo à diventato il cantodegli angeli...

Dopo una breve malattia, Silvano si addormenta nel Signorel’11 (24) settembre 1938. A Sofronio, che gli chiede se deside-ra morire, risponde: “Non sono ancora umile”. Nel 1988 il pa-triarcato di Costantinopoli lo annovera tra i santi; quattro annidopo la chiesa ortodossa russa lo include nel suo martirologio.

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Introduzione

57 Appaiono qui superflue le cautele di alcuni, preoccupati di circoscrivere confessio-nalmente la portata del messaggio di Silvano: se nei suoi scritti non si incontra mai l’af-fermazione che l’“appartenenza alla chiesa” ortodossa à “la prima condizione per l’ac-quisizione dello Spirito santo”, puð darsi che cið non sia perchß “va da sß” (J.-C. Lar-chet, Saint Silouane de l’Athos, Cerf, Paris 2001, pp. 343-344), ma perchß Silvano, comeegli stesso aveva risposto al padre Stratonico, ormai parla come i perfetti, che “non di-cono nulla da se stessi”, ma “solo quello che lo Spirito suggerisce loro” (Sofronij [Sa-charov], Starec Siluan, pp. 26-27 [pp. 76-77]). Sull’atteggiamento di Silvano verso gli altricristiani, cf. ibid., pp. 29-30 (pp. 81-82). Si vedano le osservazioni di I. Zizioulas, “Lateologia di san Silvano dell’Athos”, in Silvano dell’Athos, pp. 117-130 (in particolare p.127), e J.-C. Polet, “Un livre sur saint Siluane”, in Buisson Ardent 8 (2002), pp.106-115.

58 Infra, p. 279.

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INDICE

5 IntroduzioneIL CANTO DEGLI ANGELI

21 NOTA EDITORIALE

23 parte prima

SCRITTI DELLO “STAREC” SILVANO

25 I. LA NOSTALGIA DI DIO

51 II. LA PREGHIERA

59 III. L’UMILT�

73 IV. LA PACE

83 V. LA GRAZIA DI DIO

97 VI. LAVOLONT� DI DIO E LA LIBERT�

109 VII. IL PENTIMENTO

117 VIII. LA CONOSCENZA DI DIO

127 IX. L’AMORE

153 X. SIAMO FIGLI DI DIO,FATTI A SOMIGLIANZA DEL SIGNORE

159 XI. LA MADRE DI DIO

163 XII. I SANTI

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169 XIII. I PASTORI E I PADRI SPIRITUALI174 I padri confessori

177 XIV. I MONACI189 L’economo del monastero

191 XV. L’OBBEDIENZA

195 XVI. LA LOTTA SPIRITUALE210 La grande scienza

213 XVII. I PENSIERI E L’ILLUSIONE

221 XVIII. IL LAMENTO DI ADAMO

229 XIX. RACCONTO DI UN’ESPERIENZAVISSUTA,DI INCONTRI E CONVERSAZIONI CON ASCETI

249 Padre Giovanni di Kronstadt251 Padre Stratonico257 Un giovane monaco259 L’aquila e il gallo260 Conversazioni con i bambini

265 XX. PENSIERI ASCETICI, CONSIGLI E OSSERVAZIONI276 Pensieri sulla dipartita

281 parte seconda

ALTRI SCRITTI

283 NOTE IN MARGINE A UN CATALOGO DI ORTAGGI E FIORI288 Discorso sulla santa obbedienza,

in qual modo sia piô elevata del digiuno e della preghiera

299 LETTERE A NADEµDA SOBOLEVA

307 LETTERA ALLO IEROMONACO DEMETRIO

311 LETTERA A CIRILLO SEVIC

315 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

319 INDICE DEI NOMI

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