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Marzo 2012 Energie rinnovabili 9 Nuovi fondi destinati a imprese e ad enti pubblici e privati per finanziare la riduzione di emissioni di CO 2 Urban Tree. L’ingegneria si sposa con il design urbano Fotovoltaico in continua evoluzione. Le ricerche del MIT Storie di riciclo 13 I Preziosi di recupero Bijoux creati rovistando nel cassetto della “minuteria” Numero 53 Associazione RELOADER onlus 00185 Roma - Viale Carlo Felice 89 Tel: +39 06 70.49.53.20 Fax: +39 06 70.49.04.7 www.reloaderitalia.it [email protected] Sviluppo sostenibile e Green economy Confindustria, ABI e Ministero dello Sviluppo Economico insieme per un passo importante verso il cambiamento Solvinden, la lampada da esterni di IKEA alimentata dal sole e dal vento Bioshopper: addio dubbi! … e intanto vanno forte su Youtube e Facebook gli “shopper parlanti” Golf e ambiente, firmato protocollo d'intesa tra FIG ed associazioni ecologiste EOSS, la guida per rendere sostenibili eventi e manifestazioni Nuvolaverde è il digitale per imprese green 15 Ambiente e società 21 Gli Special Gli Special Gli Special i i i SISTRI e “1 contro 1”: Il Senato apporta novità, ma la Camera le blocca I pannelli fotovoltaici dismessi entrano nella grande famiglia dei RAEE Altri dati di raccolta 2011: la crescita appare ancora modesta Traffico illecito di rifiuti. Il dossier di Legambiente 3 RAE RAE RAE E E E AMORE PER IL FUTURO di Roberto Vacca

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Page 1: RELOADER MAGAZINE N.53 MARZO 2012 · 2016. 6. 29. · RELOADER Magazine - marzo 2012 Pagina 5 Pagina 6 Altri dati di raccolta 2011: la crescita appare ancora modesta RAEE Intanto

Marzo 2012

Energie rinnovabili

9 Nuovi fondi destinati a imprese e ad enti pubblici e privati per finanziare la riduzione di emissioni di CO2 Urban Tree. L’ingegneria si sposa con il design urbano Fotovoltaico in continua evoluzione. Le ricerche del MIT

Storie di riciclo

13 I Preziosi di recupero

Bijoux  creati  rovistando    nel  cassetto  della  “minuteria”    

Numero 53

Associazione RELOADER onlus 00185 Roma - Viale Carlo Felice 89 Tel: +39 06 70.49.53.20 Fax: +39 06 70.49.04.7 www.reloaderitalia.it [email protected]

Sviluppo sostenibile e Green economy Confindustria, ABI  e  Ministero  dello  Sviluppo  Economico   insieme  per  un  passo  importante verso  il  cambiamento 

Solvinden, la lampada da esterni di IKEA alimentata dal sole e dal vento

Bioshopper: addio dubbi! … e intanto vanno forte su Youtube e Facebook gli “shopper parlanti”

Golf e ambiente, firmato protocollo d'intesa tra FIG ed associazioni ecologiste

EOSS, la guida per rendere sostenibili eventi e manifestazioni

Nuvolaverde è il digitale per imprese green

15

Ambiente e società

21 Gli SpecialGli SpecialGli Specialiii

SISTRI e “1 contro 1”: Il Senato apporta novità, ma la Camera le blocca I pannelli fotovoltaici dismessi entrano nella grande famiglia dei RAEE Altri dati di raccolta 2011: la crescita appare ancora modesta Traffico illecito di rifiuti. Il dossier di Legambiente

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RAERAERAEEEE

AMORE PER IL FUTURO

di Roberto Vacca 

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RAEERAEERAEE SISTRI e “1 contro 1”: Il Senato apporta novità, ma la Camera le blocca

Lasciata ormai alle spalle  la notizia dell’ultima proroga della partenza del SISTRI al 30 giugno 2012, confermata con  la conversione  in  legge del  Decreto  Milleproroghe,  il  Senato  aveva approvato  negli  ultimi  giorni  di  febbraio  due emendamenti alla  legge di conversione del Dl 2/2012  recante  norme  in materia  ambientale, mirati  a  semplificare  la  vita  delle  imprese  in materia sia di  raccolta "1   contro  1" per  la Di‐stribuzione  sia  di  SISTRI  in  particolare  per  le imprese agricole. Al  fine di  semplificare e potenziare  il  ritiro “1 contro 1”  [di apparecchi elettronici a  fine vita da parte dei rivenditori al momento dell'acqui‐sto  di  una  nuova  apparecchiatura  di  natura omologa],    l'emendamento avrebbe modifica‐to  i vincoli di stoccaggio  temporaneo per  i  ri‐venditori.  Questi  obblighi  comportano  costi onerosi da  sostenere  che,  specialmente per  i piccoli  punti  vendita,  rappresentano  un  osta‐colo e sono stati di frequente all’origine di una “forzata”  inadempienza.  Il provvedimento  in‐tendeva incrementare il tempo di giacenza dei RAEE, portando l’obbligo di trasportarli presso i  centri  di  raccolta  con  cadenza  trimestrale, anziché  mensile;  ma  interveniva  anche  sulle quantità di  RAEE stoccabili presso l’esercizio o il luogo di raccolta scelto, variando dalle attua‐li 3,5 tonnellate complessive, alle 3,5 tonnella‐te per ognuno dei  raggruppamenti R1, R2 ed R3  [“freddo e clima”, “altri grandi bianchi” e "tv e monitor"], a cui aggiungere 3,5 tonnella‐te per l'insieme composto dai raggruppamenti R4  ed  R5  [(apparecchiature  informatiche,  di consumo  e  di  illuminazione].  Non  ultimo,  si stabiliva inoltre espressamente che, in alterna‐

tiva al DM dell’8 aprile 2008, i centri di raccolta comunali dedicati potevano essere autorizzati ex  articoli  208,  213  e  216  del  DLgs  152/2006 (Codice ambientale), a  ricevere  i RAEE prove‐nienti dalla distribuzione. 

 In riferimento al sistema nazionale di tracciabi‐lità dei rifiuti,  si apportavano modifiche all'ap‐plicazione  del  SISTRI  e  all'iscrizione  all'Albo nazionale dei gestori ambientali per le imprese agricole,  grazie  all’emendamento  1.0.1500 (testo 2) approvato dalla Commissione perma‐nente del Senato, che  introduceva diverse mi‐sure  in materia  di  gestione  dei  rifiuti  prove‐nienti dalle attività agricole e di materiali vege‐tali, agricoli e forestali. Questo provvedimento era inteso a snellire gli adempimenti burocrati‐ci e quindi  la vita delle  imprese agricole. Nien‐te  iscrizione all’Albo nazionale dei gestori am‐bientali  (articolo  212  del  decreto  legislativo  3 aprile 2006, n. 152) per le imprese agricole che trasportano rifiuti da esse stesse prodotti, pe‐ricolosi e non, nell’ambito di circuiti organizza‐ti di raccolta. Questo tipo di attività non si può infatti considerare svolta a titolo professiona‐

le.  L’emendamento  prevedeva  l’estensione dell’esonero  di  iscrizione  al  SISTRI,  anche per  le  imprese che conferiscono  fino a 300 chilogrammi di rifiuti pericolosi ad un circui‐to organizzato di raccolta. Entrambi  i  provvedimenti  rappresentavano una  svolta molto  apprezzata dalle  imprese in  specie  quelle  agricole  e,  finalmente,  un concreto  tentativo  di  portare  a  regime  un sistema  che  in  altri  Paesi  Europei  è  ormai consolidato.  Tuttavia,  prima  che  i  cambia‐menti  diventassero  effettivi  sarebbe  stata necessaria  l’approvazione  delle  modifiche da parte della Camera dei Deputati. E qui si è  verificato  il  blocco.  La  Commissione  am‐biente della Camera ha cancellato il 7 marzo 2012  le norme  su  rifiuti da attività agricole, compostaggio, acquisti verdi, RAEE, tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi. La ragione del blocco, a quanto pare, non sta nei contenuti dei provvedimenti, ma in  una  questione  di  correttezza  giuridica, vale a dire che   le modifiche al Decreto Am‐biente  erano  inappropriate perché  andava‐no  oltre  i  limiti  “strettamente  attinenti all'oggetto del decreto”, vincolo da  rispetta‐re ai sensi della sentenza della Corte Costitu‐zionale 22/2012. Per questo  la Commissione ambiente  della  Camera  ha  “cassato”  prati‐camente tutte  le modifiche fatte al Senato, al quale il testo dovrà tornare.   

Mirko Turchetti 

La nuova direttiva  sui RAEE, nel  testo quasi definitivo  li‐cenziato  dal  Parlamento  europeo  lo  scorso  19  gennaio 2012 , ha  inserito  i pannelli fotovoltaici fra  i rifiuti di appa‐recchiature  elettriche  ed  elettroniche  nella  categoria  4, definendo un quadro normativo omogeneo volto al  loro recupero e al loro riciclo. L'art. 11.6(a) del Decreto Ministe‐riale 5 maggio 2011,  il cosiddetto  IV Conto Energia, cui  si aggiunge anche  l'indicazione dell'Unione Europea, preve‐de che i produttori di moduli fotovoltaici forniscano ai loro clienti garanzie sul riciclo dei pannelli per poter accedere agli incentivi previsti. Ai sensi dell’art. 11, comma 6, lettera a) del IV conto energia,  infatti,  in relazione ai requisiti dei soggetti e degli  impianti  fotovoltaici per gli  impianti  che entrano  in esercizio successivamente al 30 giugno 2012,  il soggetto responsabile è tenuto a trasmettere al G.S.E.,  in aggiunta alla documentazione prevista, anche “il certifica‐to,  rilasciato  dal  produttore  dei moduli  fotovoltaici,  atte‐stante l'adesione dello stesso a un sistema o consorzio euro‐peo che garantisca, a cura del medesimo produttore,  il rici‐clo dei moduli fotovoltaici utilizzati al termine della vita uti‐le dei moduli”.  In  Italia, nel gennaio 2012, sono stati supe‐rati i 330.000 impianti in esercizio, con una crescita in due anni  in  termini di numerosità degli  impianti del 450% che ha posizionato il nostro Paese al primo posto nella gradua‐toria mondiale per potenza entrata in esercizio nel 2011. [Fonti: Ansa; Ministero dell'Ambiente] 

I pannel l i fotovol ta ic i d i smess i entrano ne l la grande famig l ia de i RAEE

La  vita  media  dei  pannelli  si  aggira intorno ai 25/30 anni 

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RAEERAEERAEE Altri dati di raccolta 2011: la crescita appare ancora modesta Intanto in Europa si firma il "Recycling for a resource efficient EU economy"

Si stima che  in Italia  la produzione di rifiuti elettro‐nici sia stata l’anno scorso nell’ordine di circa 16 Kg per abitante, per un totale di circa 960mila tonnel‐late  distribuite  sull’intero  territorio  nazionale.  Da quanto si può desumere dai primi rapporti che arri‐vano alla spicciolata dai Consorzi di produttori, nel nostro Paese la raccolta dei rifiuti elettronici dome‐stici ha superato  i 4,3 kg per abitante nel corso del 2011,  aggirandosi  intorno  alle  270mila  tonnellate, migliaio più, migliaio meno. Il dato generale è anco‐ra  da  confermare,  attendiamo  l’annuale  rapporto del Centro di Coordinamento RAEE, ma sembra che il trend di crescita anche per l’anno scorso confermi ancora un “andamento lento”: dopo    la grande  im‐pennata del 2009, che si portò a valori quasi tripli‐cati rispetto al 2008 che  fu  l’anno di avvio delle o‐perazioni,  l’incremento si è diluito poi nel +27% del 2010. Nell’anno appena trascorso, al + 6% di raccolta dei grandi bianchi da parte del Consorzio Ecodom [già  citato  nel  numero  scorso  del magazine:  circa 86.400 tonnellate tra frigoriferi,  lavatrici e  lavasto‐viglie], si può aggiungere il + 8% dichiarato dal Con‐sorzio Ecolight, che nei dodici mesi  del 2011 ha rag‐giunto e superato complessivamente  le 25mila ton‐nellate  di  rifiuti  elettronici  raccolti.  Passando  dal dato generale ad un esame più dettagliato,  il con‐sorzio Ecolight si afferma sempre più come speciali‐sta di R4, il raggruppamento RAEE che comprende i piccoli elettrodomestici e l’elettronica cosiddetta di consumo,  come  frullatori  e  rasoi  elettrici,  telefoni cellulari,  hifi  e  lettori  dvd. Di  questi  ultimi,  infatti, Ecolight ha  raccolto  16mila  tonnellate su un  totale di 40mila raccolte in Italia da tutti i sistemi collettivi. Guardando poi all’R5,  il raggruppamento che com‐prende le sorgenti luminose, sebbene si registri an‐che per questo comparto una crescita nella raccol‐ta,  la situazione non è proprio confortante.  Il Con‐sorzio Ecolamp comunica che nel 2011 si è registra‐to un incremento del 75% circa della raccolta nei 25 collection point, grazie alla collaborazione dei pro‐fessionisti del settore illuminotecnico e degli instal‐

latori di materiale elettrico che hanno consegnato le lampade esauste direttamente ai centri di raccol‐ta. Sono  state circa  1.460  le  tonnellate di  sorgenti luminose  recuperate  in  tutta  Italia,  tuttavia  il qua‐dro che emerge dai dati è di grande disomogeneità sul  territorio nazionale,  che vede  sul podio alcune regioni  virtuose  come  Lombardia  e  Veneto [rispettivamente con 487.663 kg e  196.426 kg  rac‐colti nel 2011], e in fondo alla classifica Calabria, Mo‐lise e Valle D'Aosta [con 3.817, 2.968 e 964 kg rac‐colti]. In un generale trend di incremento della rac‐colta,  ci  sono  anche  regioni  che  invece  fanno  un passo  indietro, come  la Calabria (che e' passata da 8.420 a 3.817 kg raccolti) o la Sardegna (da 17.046 a 16.189).   Fabrizio D'Amico, direttore generale di E‐colamp si rammarica di questo, soprattutto alla  lu‐ce  del  fatto  che  dalle  lampade  a  basso  consumo raccolte  lo  scorso  anno,  Ecolamp  ha  recuperato: quasi  120  tonnellate  tra mercurio  e  altri materiali tossici,  sottraendoli  così  all'ambiente  a  cui  vanno aggiunte 1.200 tonnellate di vetro, 19 tonnellate di plastiche e 79 di metalli. Insomma, ancora oggi, nel quarto anno di operativi‐tà del sistema nazionale di raccolta dei RAEE dome‐stici,   si deve dar ragione a Walter Camarda, presi‐dente di Ecolight, quando afferma che meno di un terzo dei RAEE generati viene gestito correttamen‐te.  La  principale  causa  di  questi  risultati modesti sembra essere la difficoltà,  lamentata nel corso del WEEE Forum dello scorso ottobre, di raggiungere  i RAEE o, per meglio dire, le fonti di generazione dei RAEE.  E’  vero  che  in  generale  i  cittadini  italiani  si informano poco in merito ai loro diritti/doveri civili; alcuni di loro non dimostrano forse molto interesse personale al problema della tutela ambientale; una certa vaga tendenza all’irresponsabilità fa parte da sempre del folklore nazionale, di quell’acuta legge‐rezza dell’essere coniugata ad un certo elastico las‐sismo  che  ci  contraddistingue  agli  occhi  severi  di alcuni popoli  stranieri. Ma è vero pure  che  in giro c’è  tanta  confusione,  informazioni  carenti  e  con‐

traddittorie  e  insufficiente  trasparenza.    Si  può certo fare di più e meglio. “Questo  scenario  la  dice lunga sul perché la raccolta differenziata continua a dare  poca  fiducia". Il giudizio è di Altroconsumo, che nel numero di settembre 2011 del suo mensile ha svolto un'indagine per scoprire come vengono gestiti  rifiuti quali  vernici e batterie  in  sette  città (Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli, Palermo e Bari), verificando quanto siano organizzate le Am‐ministrazioni locali. "Ci siamo muniti di lampadine, batterie, giocattoli con pile e barattoli di vernice e abbiamo chiesto al numero verde delle società che gestiscono  la raccolta differenziata come doveva‐mo smaltirli e qual era il deposito più vicino", spie‐ga  l'associazione.  In  un mondo  ideale,  i  cittadini dovrebbero sapere come e dove sono gestiti  i  ri‐fiuti, grazie ad informazioni esaurienti fornite dagli organi preposti. Ma "solo a Milano e a Torino abbia‐mo sempre capito dove venivano gettati  i nostri ri‐fiuti; a Genova solo nelle isole ecologiche; a Roma è stato chiaro solo in un deposito. In tutti gli altri cen‐tri  la situazione non è uniforme: a volte  ‐ spiega Al‐troconsumo ‐  i  rifiuti vengono affidati all'operatore che provvede a smistarli  in separata sede (accade a Genova, Napoli, Palermo e Bari);  in altri casi non ci sono cartelli chiari per capire se il rifiuto è finito nel contenitore giusto (Roma), oppure i contenitori non sono  accessibili  al  pubblico  (Bari)". L'indagine è sta‐ta  accompagnata dai dati di  uno  studio,  che  evi‐denzia come gli italiani siano ancora poco informa‐ti: solo il 4% di loro, nel 2010, ha usufruito del ritiro gratuito dell'usato da parte dei negozianti in occa‐sione di un nuovo acquisto; e 3 italiani su 4 hanno dichiarato di non sapere cosa sono  i RAEE. Sareb‐be perciò davvero opportuno trasferire ai cittadini e  consumatori  italiani  la  consapevolezza dell’immenso  valore  che  possiede  la  catena  del riciclo, soprattutto in tempi di cambiamento come questi, non solo al fine di andare verso un econo‐mia più pianificata e per sviluppare il nostro poten‐ziale economico, ma per migliorare come persone.  

Riciclare è molto di più  che  raccogliere  semplice‐mente rifiuti: “È  il  risultato di una  serie di passi  che fanno parte di una vera e propria catena di valore: raccolta,  pre‐elaborazione  e  trasformazione  in  un nuovo prodotto o materiale. L’Europa ha percorso una lunga strada per migliorare i propri tassi di rici‐claggio ed  i benefici sono oggi sempre più visibili e valorizzati come soluzione principe all’attuale sfida gettata dallo sfruttamento delle risorse primarie”.   Questo è quanto si legge nel documento congiun‐to “Recycling  for a resource efficient EU economy”, pubblicato  in  febbraio dalle  associazioni europee che  rappresentano  i settori  industriali di  riciclo di carta, plastica, metalli ferrosi e non (Cepi, Eurofer, Eupc, Cirfs, Eupr, Eurometaux), per spiegare il fun‐zionamento della  catena del  valore  riciclaggio,  le sfide che  il settore si trova ad affrontare e  le pro‐poste concrete da mettere in pratica. “Per  ottimiz‐zare il tasso di riciclo in Europa, sono necessarie po‐litiche  mirate”, si legge nel documento, che racco‐manda  una  serie  di  passi  fondamentali  a  partire dal contesto normativo, attraverso: una  corretta  attuazione  e  applicazione  della 

legislazione;  una migliore applicazione del regolamento sul‐

le  spedizioni  di  rifiuti  al  fine  di  contenerne  le spedizioni  illegali.  Il  lavoro delle autorità doga‐nali  deve  essere  sostenuto,  ad  esempio  attra‐verso una distinzione di beni di seconda mano e di beni nuovi; 

 un sistema di raccolta differenziata alla fonte di carta, metallo, plastica e il vetro entro il 2015; 

il divieto da parte della Commissione europea al conferimento  in discarica di quella porzione di rifiuti che può essere recuperata. 

 Le  associazioni  invitano  inoltre Bruxelles  a  inclu‐dere  criteri  di  riciclabilità  per  quei  gruppi  di  pro‐dotti contemplati dalla direttiva sulla progettazio‐ne ecocompatibile già oggi e per quelli che potreb‐bero rientrarvi in futuro. 

Marina Melissari 

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Traffico illecito di rifiuti. Il dossier di Legambiente

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RAEERAEERAEE Fu  l’operazione  Greenland,  coordi‐nata  dalla Procura  della Repubblica di Spoleto e condotta dal Comando Tutela Ambiente dell’Arma dei Cara‐binieri  a  far  scattare,  dieci  anni  fa, nel nostro Paese  la prima ordinanza di  custodia  cautelare  emessa  per traffico  illegale  di  rifiuti.  Carabinieri e Magistrati  poterono  operare  gra‐zie  all’introduzione  nel  nostro  ordi‐namento  giuridico  del  delitto  di “attività  organizzate  per  il  traffico illecito  di  rifiuti”  con  un  articolo  a servizio  dell’ambiente:  il  53  bis  del decreto  Ronchi  successivamente trasposto  nell’identico  art.260  del D.Lgs 152/2006  . Da quel 13 febbraio 2002  “le  inchieste  sono  diventate 191 e  le ordinanze di custodia caute‐lare  1.199  ".  E'  quanto  si  apprende dal dossier ‘Rifiuti S.p.A’, presentato a Roma lo scorso 13 febbraio, che fa il punto  sull’applicazione del delitto di  traffico organizzato di  rifiuti.  "Le aziende  coinvolte  nelle  indagini  so‐no state ben 666, con 3.348 persone denunciate.  In un solo anno,  il 2010, sono state sequestrate oltre 2 milio‐ni  di  tonnellate  di  rifiuti  speciali  e pericolosi  gestiti  illegalmente.  Si 

tratta della cima, relativa ad appena 12 inchieste su 30, di una vera e pro‐pria  'montagna  di  veleni'.  I  numeri diventano ancora più impressionanti estendendo  la rilevazione agli ultimi dieci anni:  in 89  indagini su 191, cioè meno della metà di quelle effettua‐te, le forze dell’ordine hanno seque‐strato  più  di  13  milioni  e  100  mila tonnellate  di  rifiuti.  I  risultati  rag‐giunti  nel  nostro  Paese  negli  ultimi dieci  anni,  "grazie  alla  introduzione del delitto  in questione, hanno con‐sentito  di  tracciare  con  precisione caratteristiche,  prassi  operative  e rotte  seguite,  dalle  vere  e  proprie organizzazioni  criminali  che  gover‐nano  i  traffici  illeciti  e quindi predi‐sporre  adeguate  condotte  di  carat‐tere  preventivo  e  repressivo.  Basti pensare che prima della sua entrata in  vigore  gli  inquirenti  si  trovavano in  mano  armi  spuntate,  potendo comminare ai responsabili solo blan‐de  contravvenzioni,  prescrivibili  in soli  3  anni  e mezzo,  senza  peraltro poter  utilizzare  adeguati  strumenti investigativi, come  le  intercettazioni telefoniche e ambientali". Una nuo‐va  spinta  alle  attività  investigative, 

secondo  Legambiente,  "è  arrivato nel 2010 con  l’inserimento del delit‐to di traffico illecito di rifiuti tra quel‐li  di  competenza  delle  Direzioni  di‐strettuali antimafia, proprio in consi‐derazione  della  sua  particolare  gra‐v i t à ” .   “ L ’ I t a l i a ,   g r a z i e all’introduzione del delitto di attività organizzate di traffico illecito di rifiu‐ti, rappresenta oggi a livello europe‐o  e  internazionale  una  punta  avan‐zata nell’azione di  contrasto  a que‐sto grave fenomeno d’illegalità, am‐bientale  ed  economica.”  Un  dato estremamente  interessante  è  dato dal  fatto  che  le  inchieste  condotte negli  ultimi  dieci  anni  in materia  di rifiuti  hanno  coinvolto  omogenea‐mente  l’intero Paese:  29  le procure del Nord che hanno aperto  indagini sui  traffici  illeciti,  26  le  procure  del Centro,  30  quelle  del  Sud.  Numeri che  fanno  dire  ai  rappresentanti  di Legambiente  che  “il  fenomeno  si dipana senza soluzione di continuità su tutto il territorio nazionale e oltre confine,  rimuovendo  i  tanti  luoghi comuni sul fatto che  interesserebbe solo  il Sud o ancora peggio, la solita Campania”.  Si  conferma  invece  il coinvolgimento delle organizzazioni criminali  più  tristemente  note,  con indagini  spesso  indirizzate  verso  le ecomafie  siciliane,  campane,  cala‐bresi  e  pugliesi.  La  “monnezza connection”  opera  e  fa  viaggiare  i rifiuti  in  tutto  il mondo e c’è un au‐mento delle  inchieste transnazionali che nel 2011 sono state 10 ed hanno coinvolto  paesi  di  tre  continenti: Europa, Africa ed Asia. Uno scenario preoccupante,  ma  è  interessante porre l’attenzione sulla tipologia dei rifiuti  che  le  ecomafie,  almeno  nel nostro Paese,  sembrano prediligere nei  loro  traffici.  I dati del  rapporto, riferiti ai  sequestri operati nel 2010, ci parlano di un 37% riferito alla carta e  cartone, di un  19% alla plastica, di 

un  16%  a gomme  e pneumatici, di un  14%  ai metalli  e  di  percentuali più  basse  intorno  al  7%  per  altri rifiuti. A  leggere queste cifre si re‐sta  interdetti  di  fronte  alla  man‐canza di dati riferiti ai rifiuti elettri‐ci ed elettronici che curiosamente e  in una certa misura richiamano  i dati di un  recente  studio, “Where are  WEEE  in  Africa”  pubblicato sotto  l’egida  dell’UNEP  dalla  Se‐greteria della Convenzione di Basi‐lea. E'  stata  analizzata  la  situazio‐ne dei rifiuti elettrici ed elettronici (WEEE, Waste of Electric and Elec‐tronic  Equipment)  in  cinque  Stati dell’Africa:  Benin,  Costa  d’Avorio, Ghana,  Liberia  e  Nigeria,  eviden‐ziando dati che contraddicono opi‐nioni  diffusamente  accettate.  Se‐condo  lo  studio,  il  problema  dei rifiuti  elettrici  ed  elettronici  non deriverebbe  dall’illecito  smalti‐mento  dei  paesi  industrializzati, ma  sarebbe  riconducibile  a  cause interne  dei Paesi  esaminati. Natu‐ralmente  arrivano  tonnellate  di rifiuti dal ricco mondo occidentale, tuttavia ad esempio  il 70 percento  dell’equipaggiamento  elettrico  ed elettronico,  giunto  in  Ghana  nel 2009, era usato ma  funzionante e con un’aspettativa di vita ragione‐vole. Sulla base di rilevazioni nazio‐nali effettuate dal 2009 al 2011 nei 5 Paesi presi in considerazione dal‐lo studio, si afferma che sono sta‐te prodotte quantità  di RAEE  che vanno  da  650.000  a  1.000.000  di tonnellate  ogni  anno. Un  enorme flusso, di rifiuti elettrici ed elettro‐nici, generato dal consumo interno domestico di tantissimi apparecchi che  incidono  per  oltre  l’85%.  E  le operazioni di smaltimento  illecito? Sono stimate su quantitativi totali, nei  cinque  Paesi  analizzati,  di  250 mila tonnellate annue. Numeri smi‐surati, ma  che  corrispondono  alla 

quantità di rifiuti tecnologici genera‐ti dal Belgio o dall’Olanda,  il  cinque percento  della  produzione  totale europea di WEEE.  Lo  studio eviden‐zia  anche  dati  quantitativi  sulle  im‐

portazioni,  l’uso  e  lo  smaltimento delle  apparecchiature  elettriche  ed elettroniche.  Oltre  al  Regno  Unito, principale  esportatore  di  RAEE  in Africa, ci sono anche Europa, Asia e 

Unicef Germania ‐ Foto dell’anno 2011 

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Nuovi fondi destinati a imprese e ad enti pubblici e privati per finanziare la riduzione di emissioni di CO2

I temi dello sviluppo sostenibile, spesso contrasse-gnati dalla mancanza di strategie adeguate, rara-mente hanno visto la convergenza e il dialogo tra politica ed imprese. I settori del risparmio energeti-co e delle fonti di energia rinnovabili al contrario necessitano di grande attenzione. L’attuale compa-gine governativa sembra voler cogliere le opportu-nità “offerte” dall’attuale crisi economica e stabilire alcuni percorsi virtuosi atti ad accompagnare più razionalmente le scelte imprenditoriali di tanti set-tori della cosiddetta green economy. Settori che potrebbero svolgere, questa è la speranza, una funzione di sostegno per la crescita occupazionale ed economica. Su questa linea si segnalano gli in-terventi del Ministro Clini e del Ministro Passera che più volte hanno annunciato e ribadito l’attivazione «a brevissimo termine» di un conto energia per il settore termico. Al contrario si è posto in rilievo la necessità di abbassare gli incentivi al fotovoltaico ma, a seguito dei suggerimenti delle tante imprese coinvolte in questo settore, si profila un intervento graduale senza nuovi scossoni per il settore. L’obiettivo è quello di operare in modo che il setto-re continui a crescere, esso stesso in modo sosteni-bile e senza speculazioni con un calo morbido degli incentivi. Altro aspetto che sta segnando l’attenzione del mondo politico ed imprenditoriale è quello della ricerca. Lo stesso Ministro Clini ha riba-dito la necessità di favorirla e, a tale proposito, ha comunicato il lancio da marzo 2012 di finanziamen-ti agevolati per interventi nel settore delle rinnova-bili, dell’efficienza energetica, della ricerca e della gestione forestale a valere sul fondo rotativo per Kyoto, attuato dal decreto del ministero dell'Am-biente 25 novembre 2008 e da quello dell'Economia del 17 novembre 2009. A disposizione delle PMI, ma anche di enti pubblici e privati, tra cui condomi-ni con almeno dieci abitazioni, associazioni, fonda-

zioni ed Energy Services Company (ESCO), ci sono 600 milioni di euro per finanziare la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, distribuiti in tre an-nualità da € 200 milioni ciascuna, gestite dalla Cas-sa Depositi e Prestiti. Gli interventi, finanziati a li-vello regionale, riguardano: la micro-cogenerazione diffusa, l'installazione di impianti che utilizzano gas naturale, la produzione di biomassa vegetale solida e biocombustibili liquidi di origine vegetale quali fonti energetiche e, infine, l'installazione di impianti da fonti rinnovabili per la generazione di elettricità o calore (eolico, idroelettrico, solare termico, bio-massa, fotovoltaico). Gli incentivi finanziati a livello nazionale sosterranno la sostituzione di motori elet-trici industriali con motori ad alta efficienza, gli in-terventi sui cicli produttivi delle imprese che produ-cono nylon dalla lavorazione dell’acido adipico e delle imprese agro-forestali, nonché le attività di ricerca per lo sviluppo di tecnologie innovative per la produzione di energia da fonti rinnovabili. E le opportunità non finiscono qui, perché dal 19 marzo al 17 aprile 2012 si potranno presentare le doman-de di partecipazione al bando del Ministero dello Sviluppo Economico che ha stanziato 100 milioni di euro a favore delle bioenergie (cosiddetto bando biomasse). L'iniziativa , che rientra nel Programma Operativo Interregionale Energia, sovvenzionato anche con i fondi europei, si propone di integrare gli obiettivi energetici con quelli della salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo del territorio. I fondi sono utilizzabili nelle quattro regioni dell’area - Campania, Calabria, Sicilia, Puglia - e saranno ac-cordati sotto forma di contributo in conto impianti e finanziamento agevolato. Gli incentivi potranno es-sere assegnati, tra l’altro, per produrre biocarbu-ranti e per la produzione e distribuzione di energia elettrica, biometano e calore, limitatamente ad im-pianti alimentati da biomasse. Vincenzo D’Onofrio

Informazioni per accedere al Fondo Kioto: Le domande di ammissione vanno presentate online nell’apposita sezione del sito della Cassa Depositi e Prestiti dal 16 marzo al 14 luglio 2012 e poi spedite via raccomandata con avviso di ricevimento entro 3 giorni solari dalla conferma dell’avvenuta registrazione. Il beneficiario dei finanziamenti dovrà recarsi presso una delle banche aderenti alla Con-venzione ABI-CDP, disponibile sul sito www.cassaddpp.it, per i necessari adempimenti e la stipula del contratto di fi-nanziamento. Per ulteriori informazioni sono a disposizione il numero verde 800 098 754, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 8:30 alle 13:30 e dalle 14:30 alle 18:00 e l'indirizzo e-mail [email protected]. Per maggiori informa-zioni sul Bando Biomasse: http://www.sviluppoeconomico.gov.it

Un albero fotovoltaico urbano. Si chiama U-tree (Urban tree) ed è opera dell’architetto spagnolo Xabier Perez de Arenaza. Al mo-mento è un prototipo, in attesa che qualche investitore si faccia avanti per realizzare il progetto su scala commerciale. Gli urban trees sono alberi metallici che ospitano pan-nelli fotovoltaici su una piattaforma circolare, parte terminale dei rami. Possiedono una valenza estetica come opere di arredo urba-no, e funzionale dal momento che alimente-rebbero lampioni, led e semafori. Dai rami, infatti, si diramano numerose “foglie” foto-

voltaiche che, grazie a dei piccoli motori ro-tanti, sono in grado di seguire costantemen-te gli spostamenti del sole durante il giorno e di immagazzinare così maggiore energia. I progettisti dicono che un singolo modulo uTree potrebbe arrivare a generare quotidia-namente circa 13,86 KW/h, che in un anno diventerebbero circa 5.059 KW/h. Basta moltiplicate queste cifre per più unità ed è facile immaginare quanta energia si potreb-be ottenere ogni giorno ed il risparmio sia in termini economici sia di emissioni di CO2 nell’aria.

Urban Tree. L’ingegneria si sposa con il design urbano

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La prima novità è stata presentata dal ricercato-re Andreas Mershin, che ha ripreso un progetto dello scienziato Shuguang Zhang, e riguarda l'u-tilizzo delle piante per la produzione pannelli fo-tovoltaici. Nel progetto originale Zhang aveva combinato insieme un complesso di molecole co-nosciute come fotosistema-I (PS-I), ossia piccole strutture all'interno delle cellule vegetali che svolgono la fotosintesi. In seguito, dopo la stabi-lizzazione chimica, uno strato di PS-I delle piante è stato utilizzato per creare una cella che, come una convenzionale cella in silicio, fosse in grado di produrre corrente elettrica quando esposta alla luce. Quando questo nuovo sistema fu stu-diato e progettato, 8 anni fa, presentava dei li-miti e delle difficoltà che ne impedirono la diffu-sione: l'assemblaggio e la stabilizzazione delle sostanze chimiche, necessarie al processo, ri-chiedevano attrezzature di laboratorio sofisticate e costose; le celle realizzate con questo sistema avevano un'efficienza troppo bassa per garantire

FotovoltaicoFotovoltaicoFotovoltaico in continuain continuain continua evoluzioneevoluzioneevoluzione

Le ricerche del MITLe ricerche del MITLe ricerche del MIT

In una società che continua la sua evoluzione verso la riduzione dell'inquinamento e il rispetto del Pianeta, la ricerca e lo sviluppo in campo energetico rappresentano una delle chiavi per raggiungere l'obiettivo. Il MIT (Massachusetts Institute of Technology) è da sempre attivo nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie legate ai pannelli fotovoltaici e, in questi ultimi mesi, ha pubblicato risultati interessanti. Si tratta di tre novità che possono sicuramente migliorare, se non rivoluzionare, il settore fotovoltaico. Celle fotovoltaiche

come cellule vegetali

un bilancio positivo in termini energetici. Oggi, come afferma lo stesso Mershin, il processo per la realizzazione di queste celle fotovoltaiche è stato semplificato così da abbatterne i costi e permettere ai ricercatori di tutto il mondo di apportare miglioramenti. Inoltre è stata migliorata l'ef-ficienza delle celle di 10.000 volte rispetto alla prima versione, un passo

avanti che non è, tuttavia, ancora defi-nitivo. Questo risultato è stato possibile "creando una foresta su un microscopi-co chip", ovvero facendo in modo di esporre una maggiore superficie del PS-I alla luce del sole. Questa soluzione comporta, oltre alla riduzione dell'inqui-namento ambientale e all'aumento dell'approvvigionamento energetico, anche un vantaggio per le popolazioni povere che ancora non dispongo di e-lettricità, le quali potrebbero utilizzare i loro rifiuti agricoli come materia prima per la fabbricazione delle celle. A sup-porto della scoperta è il commento di Babak Parviz, professore associato di ingegneria elettrica presso l'Università di Washington e specializzato in bio-nanotecnologie, che ha dichiarato: "E' un grande passo verso l'integrazione delle biomolecole nella costruzione di celle solari ed è molto promettente per la creazione di celle fotovoltaiche orga-niche che possano utilizzare nuclei bio-logicamente prodotti."

La novità forse più rivoluzionaria ri-guarda l'utilizzo di tradizionali vetri al posto delle classiche celle in silicio per la produzione di energia. Ciò è possibi-le applicando al vetro un sottile film costituito da varie particelle colorate, capaci di assorbire la luce a diverse lunghezze d'onda così da massimizzare lo sfruttamento delle radiazioni. Que-sta soluzione presenta vantaggi in ter-mini: economici, il costo di produzione è molto più basso; estetici, non è ne-cessario stravolgere la struttura dell'e-dificio; di efficienza energetica, sinto-nizzando i colori ai raggi solari è possi-bile raddoppiare l'efficienza rispetto ai pannelli in commercio. Infine per i prossimi 3 anni è prevista l'introduzio-ne del concentratore solare, derivante dalla ricerca, che dovrebbe produrre 10 volte più energia dei sistemi classi-ci. Tale idea nacque negli anni Settan-ta, ma non trovò applicazione a causa dell’impossibilità di produrre pellicole che fossero stabili nel tempo. Oggi il professore Marc Baldo e Shalom Goffri, uno studente del MIT’s Research Labo-ratory of Electronics, sono riusciti nell’intento. Mirko Turchetti

Altrettanto nuovo è Impurity to Effi-ciency Simulator (I2E), realizzato dal team di ricercatori dell’ingegnere mec-canico Tonio Buonassisi. E’ un software di simulazione, scaricabile gratuita-mente, in grado di prevedere gli atomi di ferro presenti in una cella di silicio e di conseguenza la sua efficienza, prima che questa sia fisicamente realizzata. L'esigenza di questo software nasce dallo studio delle problematiche legate al fotovoltaico, dal quale è emerso che uno dei grandi limiti sono le attuali cel-le in silicio e la loro efficienza energeti-ca, molto bassa rispetto al potenziale assoluto. Basti pensare che solo il 13% della superficie di una cella, irradiata dalla luce solare, è in grado di trasfor-mare la luce in energia, comportando una perdita di potenziale pari all'87%. Come sottolineato dallo stesso MIT at-traverso la sua rivista: "Un fattore cru-ciale nel determinare l’efficienza delle celle solari è la grandezza e la distribu-zione delle particelle di ferro dentro il

Impurity to Efficiency Simulator

silicio: anche se il silicio utilizzato e’ stato purificato al 99,9999%, il piccolo residuo di ferro forma degli ostacoli che possono bloccare lo spostamento degli elettroni. Ma non è la quantità totale che fa la differenza: e’ l’esatta distribuzione e dimensione delle parti-celle di ferro. Qualcosa che e’ difficile da prevedere e misurare”, ciò significa che anche lo 0,0001% di ferro nel sili-cio è in grado di ridurre notevolmente il potenziale energetico delle celle. I2E risolve queste problematiche rivelando non solo la quantità, ma anche la di-stribuzione delle particelle di ferro nel-la cella di silicio nella fase di progetta-zione della stessa consentendo, in questo modo, agli operatori di valutare possibili miglioramenti per aumentare la resa energetica.

Vetro fotovoltaico

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Storie di riciclo

Storie di riciclo

Storie di riciclo

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I preziosi di recupero

Alice Menter è una designer inglese  già  affermata,  che vende  in  diversi  punti  di Londra  e  dintorni.  Uno  di questi  è  Darkroom,  Londra, non lontano da Old Street. Il negozio è piuttosto bello e a primo impatto si nota per gli oggetti di arte tribale. La collezione creata da Alice è  davvero  interessante  e trae  spunto  da  una  serie  di oggetti  lontani  al  mondo della moda e del gioiello, ma più  vicini  ad  un  officina meccanica o uno sgabuzzino per amanti del bricolage. I  suoi  gioielli  incorporano copie di bulloni, viti, chiodi e cianfrusaglie  varie,  con  un risultato  che  grazie  alla perizia e abilità artigianale e’ accattivante. Il  suo  website  merita  una visita  per  poter  ammirare  il resto della sua collezione. [http://alice‐menter.myshopify.com] 

Da un negozio di ferramenta ad una gioielleria, è questo il grande  salto  di  qualità  toccato  a materiali  comuni  come bulloni,  dadi,  viti …  I  bulloni  sono  l’elemento  principale con cui è realizzato l’anello del brand Disaya, che ha voluto combinare  gioco  e  classe,  audacia  e  lusso.  La  filettatura esterna  del  gioiello,  che  ricorda  la  struttura  di  una  vite, rimanda nuovamente ad elementi  ferrosi, andando così a rafforzare  l’idea  che  è  alla  base  dell’originale  anello  da indossare  con  grande disinvoltura  e  un pizzico di brio.  Il prezioso accessorio con diamanti e pietre sfaccettate è  in vendita nello shop “Asos” al prezzo di circa 96,94 euro. 

Bijoux creati rovistando nel cassetto della “minuteria”

Giles & Brother Un  bracciale  della  collezione del  negozio  americano Giles & Brother. Una  serie di bulloni di ottone  intrecciati  su  un  filo  di cotone  gommato.  Giles  & Brother  è  una  casa  di  gioielli composta da un fratello ed una sorella: Giles e Philip Crangi. 

I dadi e i bulloni di Alice Menter

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E' stato firmato a Roma il 26 Gennaio 2012, durante il forum  CSR  (Corporate  Social  Responsibility)  2012, dal titolo “Incentivi alla sostenibilità economica, am‐bientale e sociale. Quale ruolo per il mercato, le isti‐tuzioni  e  i  cittadini?”,  al  fine  di  promuovere l’integrazione strategica della sostenibilità nel busi‐ness  del  “sistema  impresa”,  anche  attraverso l’utilizzo volontario di indicatori ambientali, sociali e di governance, con specifico riferimento alle piccole e medie imprese. L'importanza di questo accordo è stata sottolineata sia dal direttore generale dell'ABI, Giovanni Sabatini, che,  commentando  i  dati  diffusi  nel  corso  del  Fo‐rum,  ha  dichiarato:  “Il  sistema  bancario  è  convinto che  la  sostenibilità  possa  contribuire  alla  tenuta  del tessuto economico e sociale del Paese” ‐ sia dal Diret‐tore generale per la politica industriale e la competi‐tività  del  Ministero  dello  Sviluppo  Economico: “Dobbiamo  dimostrare  che  la  responsabilità  sociale d'impresa non è un lusso, ma rappresenta una modali‐tà con cui  il sistema economico  italiano vuole affron‐tare la sfida della globalizzazione”. L'intesa siglata dà 

il via alla seconda fase di speri‐mentazione  sul  territorio,  che vede ABI, Confindustria e MISE ‐ mediante il Punto di contatto Nazionale  OCSE  ‐  puntare  su una maggiore diffusione e inte‐grazione della sostenibilità nel‐le  attività  delle  imprese.  L'o‐biettivo finale è la creazione di indici di rilevazione delle politi‐che ambientali, sociali e di go‐vernance d’impresa. Tali indici avranno validità stati‐stica a livello Nazionale, al fine di favorire il confron‐to e la valutazione sistematica dei bilanci di sosteni‐bilità  aziendali  e  l'incremento  della  fiducia  e  degli investimenti nelle imprese.  E' dunque necessario che quest'ultime siano traspa‐renti e sostenibili dal punto di vista economico, so‐ciale e soprattutto ambientale per essere finanziate, nella consapevolezza che la sostenibilità favorisce la fiducia dei mercati e l’accelerazione della ripresa dal‐la crisi economica. 

Sviluppo sostenibile e Green economy

Questo  documento  testimonia  l'attenzione delle aziende  italiane alle  tematiche ambien‐tali e vuole essere una presa di coscienza col‐lettiva  al  fine  di  determinare,  sulla  base  di principi e obiettivi condivisi, le azioni "green" da  intraprendere  in vista di Rio+20. La Carta consente  alle  imprese  di  auto‐valutarsi  sulla base della  compatibilità  con  le  linee guida,  i principi e gli obiettivi che su questa sono san‐citi e si presta ‐ citiamo dal documento ‐ come “bussola dei valori di riferimento nel loro cam‐mino per uno sviluppo sostenibile”.  Emma Marcegaglia,  Presidente  di  Confindu‐stria, ha sottolineato nella prefazione  il valo‐re aggiunto dello sviluppo sostenibile e della green economy, da raggiungere attraverso  il confronto  tra  società  e  sistema  imprendito‐riale  “per aumentare la competitività sui mer‐cati  e  contribuire  alla  crescita  e  al  benessere del Paese”. Nonostante  la complessità dell'attuale situa‐zione  economica  e  l'influenza  dei  mercati spingano, già da tempo,  le aziende ad un re‐pentino cambio del  loro modo di fare  impre‐sa, mutare  le visioni e gli approcci  imprendi‐toriali non è proprio una passeggiata. Nel no‐

stro Paese  si notano  finalmente delle  azioni concrete  in questa direzione,  tuttavia  il per‐corso  iniziato avrà bisogno di ulteriori soste‐gni, vale a dire provvedimenti  ‐  condivisi  tra pubblico e privato  ‐   che  invoglino concreta‐mente  le  aziende  ad  agire  in  direzione  del cambiamento. 

I 10 principi  conseguimento di obiettivi di sostenibilità 

ambientale nel breve, medio e  lungo peri‐odo; 

adozione di un approccio preventivo; uso efficiente delle risorse naturali; controllo e riduzione degli impatti ambien‐

tali; centralità delle tecnologie innovative; gestione responsabile del prodotto; gestione  responsabile della  filiera produt‐

tiva; sensibilizzazione e formazione; trasparenza nelle  relazioni con  le parti  in‐

teressate; coerenza nelle attività internazionali. Maggiori  informazioni  sono  disponibili  sul sito www.confindustria.it 

Solvinden, la lampada da esterni di IKEA  alimentata dal sole e dal vento  

Confindustria,  ABI  e  Ministero  dello  Sviluppo  Economico insieme per un passo importante verso il cambiamento 

La green economy e lo sviluppo sostenibile delle imprese rappresentano, sempre più, l'unica stra-da da seguire per i Paesi che intendono rimanere competitivi sui mercati. Un'importante e autore-vole conferma di questo indirizzo viene dalla Confindustria, che in questi primi mesi del 2012 si è resa partecipe di due importanti iniziative: dopo aver siglato un accordo con l'Associazione

Bancaria Italiana (ABI) e con il Ministero dello Svi-luppo Economico (MISE), affinché i principi di tra-sparenza, una volta adottati dalle imprese, possa-no agire da garanzia e favorire l'accesso ai finan-ziamenti bancari, ha approvato e diffuso la "Carta dei principi per la Sostenibilità Ambientale e Gui-da Operativa", allegata al Sole 24 Ore del 30 gen-naio scorso. di Mirko Turchetti

L'accordo 

La “Carta dei principi per la Sostenibilità Ambientale  e Guida Operativa" 

la lampada outdoor del designer David Wahl è in grado di garanti‐re anche 12 ore di luce senza cavi o spine, grazie alla combinazione di energia solare ed eolica. IKEA la propone, nella sua serie Solvin‐den dedicata all’energia pulita,  in due versioni: a sospensione (al prezzo di 24,99 euro) e a terra (44,99 euro). La novità sta nel fatto che la lampada può utilizzare entrambe le fonti energetiche in ma‐niera combinabile: secondo le specifiche, per ricaricare al massimo la batteria (AA 1,2V) che alimenta la lampadina a LED integrati, oc‐corrono 9‐12 ore di esposizione alla luce del sole (di più in caso di giornate nuvolose) o di 24 ore con il vento ad una velocità di 4 m/s. La durata delle  lampadine è stimata  in circa 20.000 ore. Si ac‐cende e si spegne tramite un  interruttore e grazie al movimento del vento produce anche piacevoli giochi di  luce.  

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Finalmente chiarezza è stata fatta! La messa al  ban‐do degli shopper di plastica è completa e si specifi‐cano, in modo definitivo, i criteri di biodegradabilità che i sacchetti biologici devono rispettare. Con il De‐creto Legge n.2 del 25 Gennaio 2012 “Misure straor‐dinarie e urgenti  in materia ambientale”, già appro‐vato al Senato, si impone che ogni bioshopper dovrà essere  completamente  biodegradabile  e  realizzato secondo  la normativa europea  EN13432.  Il Decreto vieta inoltre l’utilizzo di additivi chimici  nella produ‐zione dei bioshopper, ponendo  fine  alle numerose polemiche  degli  scorsi mesi.  Dal  31  dicembre  2013 scatteranno  inoltre  le  sanzioni  amministrative  per chiunque non rispetti tale norma. Le sanzioni varia‐no da un minimo di 2.500 ad un massimo di 25.000 Euro,  somma quest'ultima che potrebbe quadrupli‐carsi nel caso in cui la violazione del divieto riguardi quantità  ingenti  di  sacchetti  per  l’asporto,  oppure un valore della merce superiore al 20 per cento del fatturato del trasgressore.  Gli shopper tradizionali spariranno dunque dai nego‐zi? Non del tutto. La norma prevede che i vecchi sac‐chetti  per  l'asporto  con  spessore  superiore  ai  200 micron se destinati all'uso alimentare, e superiore ai 100 micron  se  destinati  ad  altri  usi,  rimangano  co‐

munque disponibili  sul mercato. La  scelta di questi spessori non è casuale, come conferma Legambien‐te,  in quanto  garantiscono  l'effettiva  riutilizzabilità degli shopper. Le  reazioni al Decreto sono articola‐te: Legambiente ha espresso completa soddisfazio‐ne  tramite  il  suo  Vicepresidente,  Stefano  Ciafani, che ha dichiarato: “Grazie all'impegno rispettato dal ministro Clini, l'Italia completa nel migliore dei modi la  rivoluzione  iniziata  con  il  bando  dei  sacchetti  di plastica  inserito nella  finanziaria 2007. Con  la  legge di ieri l'Italia si conferma paese leader al mondo nel‐la  lotta all'inquinamento da plastica e nella promo‐zione di produzioni  industriali  innovative e rispetto‐se dell'ambiente". Per FareAmbiente  invece  la sod‐disfazione è stata solo parziale, come si può evince‐re  dalle  parole  del  Presidente  Nazionale  Vincenzo Pepe: “La scelta prudente del Governo dà un respiro di sollievo alle 2.400 aziende  italiane di produzione dei  sacchetti  biodegradabili  che  impiegano  23mila addetti. Attraverso  il rigoroso rispetto delle norma‐tive europee,  il decreto  interministeriale non potrà di fatto spianare la strada alla creazione di un mono‐polio di produzione, perché  in contrasto con  il prin‐cipio  della  libera  circolazione  delle merci  imposto dall’Europa”.  MT 

Bioshopper: addio dubbi!

Sono  i  jingle targati Commissione Europea che  invi‐tano a scelte  intelligenti. “Al supermercato pensa al Pianeta”,  oppure  “stai  attento  quando  fai  la  spesa 

baby”  cantano  tre  buste  della  spesa,  con  tanto  di chitarra, per  invitare  i consumatori a  fare scelte  in‐telligenti,  nel  ruolo  di  moderno  grillo  parlante. “Comprare è sinonimo di scelta,  la scelta di fare un mondo di differenza per te e le risorse del Pianeta”, è  il messaggio  finale del video della campagna UE, lanciata nell’ottobre scorso e  intitolata  'Generation awake' (www.generationawake.eu). “Le buste della spesa  spero  faranno  sorridere  la  gente  ‐  ha  detto Janez Potocnik, Commissario UE all'Ambiente  ‐ ma speriamo anche che la facciano pensare. Perché ab‐biamo veramente bisogno di riflettere su cosa acqui‐stiamo, da dove arriva e cosa succederà dopo l'uso. Le  difficoltà  economiche  che  stiamo  affrontando sono  certamente  dolorose, ma  c'é  una  potenziale 

… e intanto vanno forte su Youtube e Facebook gli “shopper parlanti”

crisi  peggiore  che  ci  aspetta.  Viviamo  in  un mondo  di  risorse  limitate  e,  francamente,  le abbiamo usate  come  se non  ci  fosse nessun domani, ma un domani esiste e se guardiamo ad  un  futuro  non  troppo  distante,  possiamo vedere  grandi  cambiamenti  davanti  a  noi. Dall'aumento  della  popolazione  globale,  che vedrà nel 2050 9 miliardi di persone sulla Ter‐

ra, al relativo aumento di circa il 70% della do‐manda di cibo, sementi e fibre. Viviamo  in un mondo  in cui  l'80% di quello che produciamo viene usato e poi buttato via, un mondo in cui l'80%  delle  risorse  viene  impiegato  solo  dal 20% della sua popolazione. Non possiamo an‐dare avanti nello stesso modo, quindi è tempo di svegliarsi e aprire gli occhi”.  

Golf e ambiente, firmato protocollo d'intesa tra FIG ed associazioni ecologiste Verso  la  riqualificazione  ambientale degli  impianti  esistenti  e  l'eventuale creazione di nuovi impianti in base a criteri di sostenibilità La  Federazione  italiana golf e  le  principali  associazioni ecologiste  hanno  annuncia‐to  un  Protocollo  d'intesa con una serie di  impegni re‐ciproci, per aprire un tavolo di  confronto  e  intensificare un'azione comune  in  favore dell'eco‐golf.  Al  termine  di una  presentazione  pubblica all'Hotel Parco dei Principi di Roma  l’8  febbraio  scorso,  il testo  è  stato  sottoscritto dal  presidente  della  FIG, Franco Chimenti, e dai presi‐denti di Legambiente, Vitto‐rio  Cogliati Dezza,  del Wwf Italia,  Stefano  Leoni,  della Federparchi,  Giampiero Sammuri,  e  dalla  responsa‐bile Ufficio Ambiente e Pae‐saggio del Fai, Costanza Pra‐tesi, ai quali s'è aggiunta nel corso del dibattito anche  la presidente di MareVivo, Ro‐salba  Giugni.  Preceduto  da una serie di incontri e riunio‐ni preparatorie,  il documen‐to resta aperto a successive adesioni  da  parte  di  altri 

gruppi  o  associazioni  impe‐gnati nella  tutela  ambienta‐le. In linea con il programma internazionale Geo (Golf en‐vironment  organization),  a cui  partecipano  già  diverse associazioni  ecologiste  di altri Paesi,  il Protocollo  indi‐vidua  e  condivide  innanzi‐tutto “l'obiettivo primario di difendere  il  territorio,  la na‐tura  e  il  paesaggio,  come patrimonio dell'intera collet‐tività e  risorsa  fondamenta‐le  anche  per  l'industria  del turismo”. Da qui una serie di impegni concreti che  la FIG, nell'ambito  dei  compiti  e delle  responsabilità  di  una Federazione  sportiva,  inten‐de promuovere presso  i cir‐coli  affiliati: dalla  salvaguar‐dia dell'assetto  idrogeologi‐co del territorio a quella de‐gli aspetti paesaggistici, dal‐la riduzione al minimo nell'u‐so dei fertilizzanti e dei fito‐farmaci alla  tutela della bio‐diversità,  dal  risparmio  di acqua  a  quello  energetico. 

Da parte  loro,  le associazio‐ni firmatarie del documento si  dichiarano  “disposte a un confronto propositivo, anche tramite  le proprie organizza‐zioni  territoriali,  affinché venga avviata una riqualifica‐zione  ambientale  degli  im‐pianti  esistenti  e  l'eventuale creazione  di  nuovi  impianti avvenga  in  base  ai  criteri  di sostenibilità”.  D'intesa  con la  Federgolf,  verrà  istituito inoltre un “tavolo tecnico di lavoro”  per  individuare  i principi e le metodologie più idonei per realizzare questo programma. Le Associazioni ambientaliste,  infine, si con‐fronteranno  con  le  Regioni per verificare che gli impian‐ti  golfistici  che  sono  già  in fase  di  realizzazione  o  han‐no avviato gli  iter autorizza‐tivi, corrispondano alle linee‐guida del Protocollo, in mo‐do che ogni nuovo progetto venga  “preventivamente sottoposto  a  Valutazione Ambientale Strategica”.  

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Un nuovo e, a quanto sembra, prezioso va‐demecum  in  chiave  green  per  gli  Event Manager  di  tutto  il mondo.  L’EOSS,  Event Organizer  Sector  Supplement,  permetterà agli organizzatori di eventi di avere a dispo‐sizione  delle  linee  guida  per  realizzare  re‐port  condivisi  e  comparabili  sugli  impatti ambientali  delle  manifestazioni,  mettendo così in evidenza gli elementi di successo e le aree di miglioramento di ogni evento. Le in‐dicazioni contenute nella guida si adattano ai meeting d'affari,  alle  conferenze  ed  alle mostre, come agli eventi sportivi ed ai festi‐val culturali. Il documento considera l’intero ciclo di vita di ogni manifestazione, fornen‐do parametri e  indicatori   per ogni  fase or‐ganizzativa,  dalla  pianificazione  alla  realiz‐zazione,  fino  alle  valutazioni  post‐evento. Gli  strumenti di  analisi  abbracciano ogni  a‐spetto dell’organizzazione, come per esem‐pio  la  scelta  della  location,  le modalità  di trasporto  dei  relatori  e  dei  partecipanti  e l’approvvigionamento  di  materiali,  beni  e servizi. Secondo gli autori,  I benefici per gli organizzatori di  eventi  che utilizzeranno  la pratica  del  reporting  ambientale  saranno molteplici.  Innanzitutto  i  possibili  risparmi derivanti dal monitoraggio e dalla valutazio‐ne  delle  risorse  utilizzate;  l’aumento  della comprensione  dei possibili  impatti  sia  eco‐nomici che ambientali e  sociali dell’evento; 

la possibilità di  fare benchmark nel settore e comparare  i dati nel tempo. L’EOSS verrà utilizzato  per  la  pianificazione  ed  il  repor‐ting  relativo ad un evento di prossima  rea‐lizzazione e di rilevanza planetaria:  le Olim‐piadi  di  Londra  2012.  Secondo  Phil  Cum‐ming,  responsabile  per  la  sostenibilità  dei giochi olimpici    londinesi,  la guida giocherà un  ruolo  chiave  nel  raggiungimento  degli obiettivi  di  sostenibilità  dell’evento.  Egli  si dichiara  convinto  inoltre  che, grazie  ad es‐sa, si creeranno nuovi standard “green” nel settore  e  che  la  sua  applicazione  ai  giochi olimpici creerà un patrimonio di conoscenza condiviso per  l’event management  interna‐zionale.  Internazionale  è  infatti  anche  il network  che l’ha elaborata, il Global Repor‐ting  Iniziative,  composto  da  associazioni, agenzie e professionisti e finalizzato alla dif‐fusione di regole condivise per  la rendicon‐tazione della sostenibilità aziendale. La gui‐da è stata sviluppata nel corso di due anni in collaborazione  con  il  Green  meeting  in‐dustry  council,  ed  alcune  società  specializ‐zate  nella  creazione  di  eventi,  Governi  ed altre organizzazioni.                La guida è  consultabile nell’area download del sito di RELOADER o   presso  il seguente indirizzo:  https://www.globalreporting.org/resourcelibrary/EOSS‐G3.1‐SummaryGuide‐QRS.pdf.               (fonte: greenbiz.it) 

EOSS, la guida per rendere sostenibili eventi e manifestazioni Prossima e prestigiosa applicazione: le Olimpiadi di Londra 2012 

Nuvolaverde è il digitale per imprese green In un periodo in cui si fa gran parlare di sem‐plificazioni normative, burocratiche e  fiscali, non si poteva non parlare del bisogno di ave‐re una coerenza normativa, di evitare i casi di corruzione  e  di  snellire  la  burocrazia  legata alla  Green  Economy.  E  così  il  Ministro dell’Ambiente  Corrado  Clini  ‐    oltre  ad  aver annunciato  l’arrivo di un  fondo da un miliar‐do di euro per  il Piano di crescita sostenibile con  investimenti  in  efficienza  energetica, fonti  rinnovabili e  innovazione, ha presenta‐to il nuovo comitato Nuvolaverde – il digitale per la sostenibilità,  co‐promosso con Piccola Industria – Confindustria, Expo 2015, Anitec e Venice International University.  L’obiettivo è di portare  la  cultura della  sostenibilità nelle imprese,  con  il  supporto  di  informazioni  at‐tendibili che permettano di prendere le deci‐sioni migliori.  Il  programma  di Nuvolaverde prevede incontri Bilaterali con il Ministro Clini 

e  le    aziende  della  sostenibilità;  attività  del gruppo di  Italiani  for  Italy; un rapporto sulla Vita Digitale  in  Italia  che  sarà  presentato  al Nuvolaverde  day  a  giugno  2012.  Un  ruolo centrale  per  Nuvolaverde,  per  realizzare  i suoi  obiettivi,  è  affidato  alla  comunicazione digitale  tramite  il  partner  Atlantegreen.it, che si propone come il portale delle imprese dell'economia "verde" e veicola l'informazio‐ne online dedicata alla sostenibilità. Realizza‐to da Venice  International University «il por‐tale punta a sviluppare le tematiche della so‐stenibilità come nuovo spazio di differenzia‐zione  dell'attività  di  impresa  attraverso  la messa a fuoco di nuovi mercati, di stili di vita e consumo sostenibili, di nuovi processi pro‐duttivi e di mobilità e logistica sostenibili».     

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I N S E R T O N . 3/2012 Gli specialiGli specialiGli speciali timthumb_lovemytime.com

Amore per Amore per Amore per il futuroil futuroil futuro

Roberto Vacca

Chi ama immaginare l’avvenire, lo pregusta, 

cerca  di  prevederlo  e  lavora  a  costruirlo  – 

talora con successo. Vive meglio di chi teme 

il  futuro, si arrovella nell’ipocondria, non  si 

azzarda ad agire – e subisce. 

Teucro,  cacciato  da  Salamina  dal  padre  re 

Telamone, incoraggiava i compagni: “Nil de‐

sperandum! Non disperiamo:  infatti Apollo 

ha  promesso  che  costruiremo  una  nuova 

Salamina  in  una  nuova  terra.”  La  profezia 

del dio si avverava nella leggenda, in realtà, 

invece,  tante  luminose  speranze  gratuite 

vengono deluse. 

Le profezie  interessano  lo storico delle reli‐

gioni o  chi  ama  le  leggende di  aruspici.  La 

fede cattolica insegna che i profeti esistono: 

“attraverso di loro ha parlato lo Spirito San‐

to. che procede dal Padre e dal Figlio”. Se‐

condo  Tommaso  d’Aquino  (Summa,  2‐2, 

171.):  le profezie provengono da Dio,  sono 

vere  e  fanno  conoscere  eventi  futuri,  pre‐

senti o passati prima  ignoti.  Il profeta, rice‐

vuta  la rivelazione, deve compiere un mira‐

colo per confermarla. 

Primo  Levi  nel  1986  scrisse:  “E’ difficile di‐

stinguere fra profeti buoni e falsi. A mio pa‐

rere  sono  tutti  falsi. Non  credo  ai  profeti, 

benché io appartenga a una stirpe di profe‐

ti.”. Serve poco dire che cosa succederà, se 

non si spiega perché. “Hier es gibt kein Wa‐

rum”  [“Qui non ci sono perché”] –  rispose 

un SS a Primo Levi che chiedeva perché fos‐

se proibito dissetarsi con un ghiacciolo stac‐

cato da una finestra. 

Non accettiamo  i vaticini: meglio  sondare  i 

futuri possibili  in modi  razionali. La  scienza 

insegna a prevedere eventi con anticipo di 

secondi,  minuti,  ore  (correnti  elettriche, 

moto  di  corpi  nello  spazio,  reazioni  chimi‐

che) o di anni, secoli, millenni  (eclissi, posi‐

zione  di  pianeti).  Non  prevede  terremoti, 

apparire  di  supernove,  guerre,  rivoluzioni, 

crisi  finanziarie.  Prevedere  il  futuro  socio‐

economico,  tecnologico,  scientifico  è utile. 

Chi ci riesce, fa investimenti fruttuosi, pren‐

de decisioni giuste,  fabbrica beni per cui ci 

sarà forte domanda. 

Per fare previsioni supponiamo che il futuro 

somiglierà  al  passato  e  usiamo metodi  già 

applicati con successo. Ad esempio le popo‐

lazioni  biologiche  e  le  epidemie  crescono 

prima  lentamente,  poi  accelerano 

(sembrano esponenziali), infine rallentano e 

si  fermano.  Le  fonti  energetiche declinano 

se entrano  in scena alternative più efficaci. 

Questi  andamenti,  sono 

descritti da  equazioni di 

Volterra  e  da  grafici  a 

forma  di  S.  Forniscono 

proiezioni  accurate: 

spesso, ma non sempre. 

Gli  approcci  logico‐

sperimentali sono  illumi‐

nanti, ma anche su di es‐

si  si  polemizza.  E'  nor‐

male:  l'avvenire di gran‐

di sistemi dipende da va‐

riabili  troppo numerose. 

Ciascuno di noi è profeta 

o futurologo: non per scelta, ma per sempli‐

ce  necessità.  Il  futuro  a  breve  termine  (di 

ore o giorni) lo prevediamo spesso in modo 

accurato.  Più  lontano  è  l’orizzonte  a  cui 

guardiamo, meno chiara è la nostra visione, 

meno si avverano  le nostre aspettative. Co‐

me  ogni  altra  attività,  la  previsione  si  può 

fare male  in  tanti modi o bene  in pochi. Fa 

previsioni  sbagliate  chi  le  improvvisa,  va  a 

caso. Se è bravo  a descrivere eventi  futuri 

luminosi  che gli piacciono  tanto,  configura 

così bene  l’immagine di paesi  in cui  latte e 

miele  scorrono nei  ruscelli  che  anche  tanti 

altri apprezzano quelle visioni e  le credono 

imminenti. Così obbediscono e  ignorano gli 

indizi che  i processi  in corso conducono da 

tutt’altra parte. Hitler descriveva un avveni‐

re di pane e libertà per i tedeschi, l’avvento 

di un Reich di mille anni (senza ebrei), la do‐

Articolo pubblicato su “Il Caffè”. 18/12/2011  

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minazione germanica del mondo. Milioni di 

tedeschi si fecero ammazzare per realizzare 

quella visione. Accettarono violenza e bar‐

barie. Omisero di confrontare  risorse e po‐

tenza della Germania con quelle di America 

e Russia.  Finirono per  raggiungere un ben 

noto Anno  Zero.  Su  scala molto minore  si 

comporta  in modo  simile  chi  spera  senza 

ragione che gli accadranno cose gradevoli e 

che avrà bellissimi regali. Vincerà alla  lotte‐

ria.  Verrà  ingaggiato  da  un’azienda  che  lo 

farà lavorare poco e lo pagherà moltissimo. 

Il suo coniuge, scelto nevroticamente, non 

sarà più assertorio, egoista, inaffidabile, ma 

diventerà cedevole, altruista, responsabile.  

Governanti e deputati si rimetteranno a stu‐

diare e diviseranno politiche  razionali e co‐

struttive tali da risanare l’economia e da ot‐

timizzare  l’ambiente,  la giustizia,  la cultura 

– senza alcun riguardo per i propri interessi 

personali. Amare un  futuro bello,  improba‐

bile, non progettato, immeritato, non porta 

da nessuna parte. Non contribuisce a realiz‐

zarlo e non è nemmeno divertente.  

È un’attività che somiglia a quella dei fuma‐

tori  d’oppio.  In  inglese  si  chiamano  pipe  ‐

dreams (sogni da pipa). 

Ama il futuro da adulto chi conosce il passa‐to e capisce come si è svolto e perché. Chi immagina come  si possano cambiare gli o‐biettivi e modificare  i  rapporti di  forze. Chi ha  visto tanti modi di essere e ha conosciu‐to validi modelli di umanità, ha  imparato a stimarli e ha cercato di  imitarli. Progettare un avvenire  complicato e positivo è anche un’attività  divertente.  Sta  alle  divagazioni su  possibili  futuri  da  babbei  come  il  gioco degli scacchi sta al rubamazzo.  È questo secondo approccio che ho scelto. Io costruisco scenari sociali, economici, tec‐nologici  ‐ storie future e plausibili. Per farlo occorre conoscere  il passato, capire  i mec‐canismi della  storia  (rivoluzioni,  invenzioni, innovazioni) e di eventi naturali  (variazioni del clima, evoluzione biologica). Poi vanno poste domande nuove, ma non scelte a ca‐so. Si comincia col supporre che  le tenden‐ze  attuali  continuino  a  svilupparsi  come  in passato. Dove ci porterebbero? Poi si deve cercare  di  intuire  nuove  tendenze  appena iniziate o che si possono  immaginare come 

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probabili dopo  svolte paradossali  ‐  che  ac‐cadono spesso. I più  interessanti  interroga‐tivi sul nostro futuro a livello internazionale riguardano  tragedie:  conflitto  nucleare (scatenato da stati impazziti o da guasti nei sistemi di  controllo), diffusione del  terrori‐smo.  Ma  dobbiamo  anche  chiederci  quali siano  i modi per  invertire  le  tendenze  cor‐renti verso superficialità,  incultura,  interes‐se  per  canzoncine,  spettacoli,  personaggi noti e  insulsi. Faremo bene a progettare u‐na cultura nuova (non fatta solo di giochi e di  entertainment)  basata  sulla  tecnologia avanzata. Questa è sfruttata bene da pochi esperti  e male  dai  più  (come  nel  caso  dei personal  computer  velocissimi  che  tanti u‐sano solo per chiacchiere e attività volatili). Il futuro da amare è quello in cui i tratti ne‐gativi  scompaiono e  si  realizza una  società prospera,  libera,  innovativa, controversa  in cui si fanno lavori stimolanti e si parla di ar‐

gomenti  interessanti  e  vitali,  non  di  scioc‐chezze, in cui la maggioranza delle persone raggiunge  livelli di alta qualità umana e cul‐turale.  Orazio,  nella  sua  ode  del  “carpe diem”  esortava  Leuconoe  a  non  chiedere che fine ci avessero dato gli dei, ma a sop‐portare qualunque  cosa  ci  dovesse  capita‐re.  Aveva  torto:  è meglio  chiedere  (a  chi sa),  sopportare di meno e combattere per costruire un futuro almeno un po’ migliore.