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Osservatorio Ambientale “Cascina Merlata” RECEPIMENTO DELLE PRESCRIZIONI RELATIVE ALLA COMPONENTE MONITORAGGIO

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Osservatorio Ambientale “Cascina Merlata”

RECEPIMENTO DELLE PRESCRIZIONI RELATIVE ALLA COMPONENTE MONITORAGGIO

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Piano Monitoraggio Ambientale PMA Revisione Luglio 2013

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INDICE

1. PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE – ACQUE SUPERFICIALI ............................................................ 3

1.1. RIFERIMENTI NORMATIVI ..................................................................................................................................... 3

1.2. ATTIVITÀ DI MONITORAGGIO PREVISTE ............................................................................................................... 4 1.2.1. Attività preliminari .................................................................................................................................. 4

1.2.2. Ubicazione del punto di monitoraggio ........................................................................................... 4

1.2.3. Monitoraggio delle portate ................................................................................................................ 6

1.2.4. Articolazione temporale dei monitoraggi idrochimici ................................................................ 7

1.2.5. Parametri di controllo acque superficiali ........................................................................................ 7

2. PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE – ACQUE SOTTERRANEE ........................................................ 10

2.1. RIFERIMENTI NORMATIVI ................................................................................................................................... 10

2.2. ATTIVITÀ DI MONITORAGGIO PREVISTE ............................................................................................................. 10 2.2.1. Ubicazione del punto di monitoraggio ......................................................................................... 11

2.2.2. Articolazione temporale dei monitoraggi idrochimici .............................................................. 12

2.2.3. Parametri di controllo acque sotterranee .................................................................................... 13

2.2.4. Parametri di controllo per acque di reimmissione in falda da impianti a scambio termico .................................................................................................................................................................. 14

3. PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE - ATMOSFERA .......................................................................... 15

3.1. DESCRIZIONE DEL CANTIERE............................................................................................................................. 15 3.1.1. Organizzazione e cronoprogramma del cantiere ..................................................................... 15

3.1.2. Regolamento Generale di Comparto ........................................................................................... 19

3.2. RIFERIMENTI NORMATIVI ................................................................................................................................... 21

3.3. DESCRIZIONE DEL PIANO DI MONITORAGGIO .................................................................................................. 22

3.3.1. Introduzione ........................................................................................................................................... 22

3.3.2. Articolazione del piano ...................................................................................................................... 24

3.3.3. Articolazione temporale dei monitoraggi .................................................................................... 24

3.3.4. Localizzazione punti ............................................................................................................................ 25

3.3.5. Parametri da monitorare ................................................................................................................... 27

3.3.6. Metodiche di campionamento ed analisi ................................................................................... 28

3.3.7. Analisi e valutazione dei risultati ...................................................................................................... 30

3.3.8. Restituzione dati e trasmissione enti competenti........................................................................ 33

4. PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE - RUMORE ................................................................................. 34

5. PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE - AMBROSIA ............................................................................. 47

5.1. RIFERIMENTI NORMATIVI ................................................................................................................................... 47

5.2. PREMESSA ....................................................................................................................................................... 47

5.3. ARTICOLAZIONE DEL PIANO............................................................................................................................. 48

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Premessa

Il presente documento contiene le risposte alle prescrizioni relative alla componente ambientale "Monitoraggio" esposte nella relazione istruttoria relativa allo Studio di Impatto Ambientale degli interventi previsti nel PII “Cascina Merlata” nel Comune di Milano. In particolare viene fatto esplicito riferimento a quanto previsto nel paragrafo 9.11 -

Monitoraggio, della relazione istruttoria. Come concordato in Osservatorio Ambientale i risultati dei monitoraggi saranno trasmessi

all'Osservatorio mediante relazioni periodiche.

9.11 Monitoraggio

Il Piano di Monitoraggio dovrà essere concordato con ARPA alla quale dovrà essere consegnata con periodicità e modalità da definire, una relazione con i dati rilevati e i relativi indicatori.

a. Acque superficiali:

i. Monitorare la qualità delle acque del corpo idrico superficiale recettore dello scarico (Torrente Fugone o Merlata) con sistemi di prelievo in alveo a monte e a valle dello scarico.

1. PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE – ACQUE SUPERFICIALI

Nel presente capitolo viene illustrato il Piano di Monitoraggio Ambientale relativo alla componente acque superficiali per il P.I.I. “Cascina Merlata”. Il Piano di Monitoraggio si prefigge gli obiettivi di operare un’azione di controllo delle acque superficiali (T. Guisa o Fugone o Merlata), in termini quantitativi (monitoraggio delle portate) e qualitativi (monitoraggio idrochimico).

1.1. Riferimenti normativi

Ai fini del monitoraggio delle acque del torrente Guisa si fa riferimento alla normativa vigenti in materia: • D.lgs 10 dicembre 2010, n. 219 Standard di qualità ambientale nel settore della

politica delle acque - Attuazione della direttiva 2008/105/Ce e recepimento della direttiva 2009/90/Ce

• DM Ambiente 8 novembre 2010, n. 260 Criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali - Modifica norme tecniche Dlgs 152/2006

• DM Ambiente 14 aprile 2009, n. 56 Criteri tecnici per il monitoraggio dei corpi idrici - Articolo 75, Dlgs 152/2006

• DM Ambiente 16 giugno 2008, n. 131 Criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici - Attuazione articolo 75, Dlgs 152/2006

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• D.G.R. n. VIII/6142 del 12/12/2007 “Sperimentazione delle procedure per il rilascio dell’autorizzazione allo scarico delle acque reflue urbane depurate per il loro riutilizzo”.

• D.lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 e s.m.i. “Norme in materia ambientale” • D.M. n. 12 giugno 2003 n. 185 “Norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue” in

attuazione dell'articolo 26, comma 2, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

1.2. Attività di monitoraggio previste

Il PII di Cascina Merlata si colloca ad una significativa distanza dai corsi d’acqua superficiali (T Guisa o Fugone o Merlata, Fiume Olona, derivazioni Villoresi). Per tale motivo non si presenta il rischio di interferenze dirette in fase di cantiere tra attività costruttive in corso e corpo idrico superficiale. L’interazione PII – acque superficiali si attuerà all’entrata in esercizio degli impianti di scambio termico a servizio del Comparto Terziario Commerciale (prevista al 2015) quando entreranno in esercizio i comparti R9, R7, R5 e R4). L’interazione riguarderà i corsi d’acqua T Guisa o Fugone e la Via d’acqua Sud, entrambi oggetto di recapito di una aliquota delle suddette acque di scambio termico.

1.2.1. Attività preliminari

Considerata la natura dello scarico e dei processi che lo generano (scambio termico) ed il fatto che le acque di scarico stesse saranno oggetto di monitoraggio periodico, si propone di effettuare una campagna iniziale ante operam con la verifica della portata del corso d’acqua (T. Guisa) a valle EXPO (monte PII Merlata) e lungo la via Jona (valle Merlata) ai fini dell’accertamento dell’assenza di altri scarichi tra la stazione di monitoraggio di monte e il punto di scarico degli impianti di Cascina Merlata.

1.2.2. Ubicazione del punto di monitoraggio

Il monitoraggio quali quantitativo delle acque superficiali essere sarà condotto a monte dell’inizio del tratto intubato (coinciderà con il punto di monitoraggio di valle dell’intervento EXPO), mentre a valle dell’area di CM verrà effettuato in corrispondenza di un pozzetto di ispezione posto lungo via Jona nel parcheggio all’ingresso del Cimitero Maggiore. La collocazione delle stazioni di monitoraggio è riportata nelle figure seguenti.

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Stazione di monitoraggio acque superficiali di monte (M): posizione del botola di accesso al corso d’acqua

Stazione di monitoraggio acque superficiali di valle (V): posizione del botola di accesso al corso d’acqua

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Stazione di monitoraggio acque superficiali di valle: particolare del pozzetto di accesso

1.2.3. Monitoraggio delle portate

La stazione di monte flusso, essendo a cielo aperto, consente la facile installazione di una strumentazione di registrazione in continuo delle portate (con particolare riferimento alle portate di magra). Una volta effettuata la taratura della sezione idraulica e ricostruita la scala delle portate, potrà essere mantenuta attiva la stazione di monitoraggio per un tempo sufficiente alla caratterizzazione del regime delle portate (2 anni periodo 2013 – 2015).

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1.2.4. Articolazione temporale dei monitoraggi idrochimici

Il monitoraggio delle acque superficiali si esplicherà attraverso una serie di campagne idrochimiche sui punti di monitoraggio sul T. Guisa, effettuate con cadenza trimestrale nel corso del primo anno di attività (2013 – 2014), semestrale nei successivi anni e fino all’entrata in esercizio degli impianti (2015). Durante le fasi iniziali del monitoraggio, sulla base degli esiti dello stesso, potrà essere concordata con gli enti di controllo, una riduzione motivata del set analitico di controllo. Nelle tabelle che seguono viene riportata una proposta di elenco dei parametri chimico-fisici che si intendono analizzare nel corso delle attività di monitoraggio. In considerazione del fatto che i monitoraggi delle acque superficiali del sito EXPO e quelli di CM andranno temporalmente a coincidere, per la stazione di monte verranno assunti gli esiti delle indagini condotte relativamente ai parametri del Monitoraggio EXPO. AI fini della correlabilità dei risultati analitici anche per la stazione di valle di CM, verrà concordata la metodica analitica tra i laboratori incaricati delle analisi EXPO e CM. All’entrata in esercizio degli impianti (2015) verranno effettuati campionamenti periodici in corrispondenza dei recapiti in corso d’acqua superficiale delle acque di scarico con cadenza trimestrale per il primo anno di attività (2015-2016) e semestrale per i successivi anni di esercizio.

1.2.5. Parametri di controllo acque superficiali

Nella seguente tabella sono riportati i parametri oggetto di analisi di laboratorio, per la stazione di valle flusso CM sul T. Guisa. In considerazione del fatto che nel corso del primo anno di campionamenti non è previsto il contributo attivo del sito si ritiene che relativamente alla stazione di monte possano essere ritenuti sufficienti i soli parametri analizzati nell’ambito del monitoraggio EXPO. In presenza di anomalie idrochimiche particolarmente evidenti potrà essere riconsiderata, in accordo con gli organi di controllo, l’integrazione di alcuni dei parametri analizzati a monte flusso oggi non previsti. Parametri di controllo acque superficiali

COMPOSTI INORGANICI AROMATICI POLICICLICI

ph Benzo (a) antracene Conducibilità elettrica specifica Benzo (a) pirene Residuo fisso a 180° Benzo (b) fuorantene TOC Benzo (K) fuorantene Solidi sospesi totali Benzo (g,h,i) perilene B.O.D. Crisene C.O.D. Dibenzo (a,h) antracene Cloruri Indeno (1,2,3-c,d) pirene Solfati Pirene Calcio Sommatoria policiclici aromatici Durezza totale ALIFATICI CLORURATI CANCEROGENI Ossidabilità Clorometano

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Azoto ammoniacale Triclorometano Nitrati Cloruro di Vinile Nitriti 1,2- Dicloroetano Alluminio 1,1-Dicloroetilene Arsenico Tricloroetilene Cadmio Tetracloroetilene Cromo totale Esaclorobutadiene Cromo esavalente Sommatoria organoalogenati Ferro ALIFATICI CLORURATI NON CANCEROGENI Mercurio 1,1-Dicloroetano Nichel 1,2-Dicloroetilene Piombo 1,2-Dicloropropano Rame 1,1,2-Tricloroetano Selenio 1,2,3-Tricloropropano Manganese 1,1,2,2-Tetracloroetilene Zinco FITOFARMACI AROMATICI Alaclor Benzene Aldrin Etilbenzene Atrazina Stirene Alfa-esacloroesano Toluene Beta-esacloroesano Para Xilene Gamma-esacloroesano (lindano) Sommatoria organici aromatici Clordano DDD, DDT, DDE Dieldrin Endrin Sommatoria Fitofarmaci Idrocarburi totali (come n-esano) Parametri di controllo delle acque di scarico da impianti a scambio termico

Ph Cloro attivo libero Temperatura Solfuri Colore Solfiti Odore Cloruri Materiali grossolani Solfati TOC Floruri Solidi speciali totali Fosforo totale B.O.D. Azoto ammoniacale C.O.D. Nitrati Alluminio Nitriti Arsenico Grassi e oli animali/vegetali Bario Idrocarburi totali Boro Fenoli Cadmio Aldeidi Cromo totale Solventi organici aromatici Cromo esavalente Solventi organici azotati Ferro Tensioattivi totali Manganese Pesticidi fosforati

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Mercurio Pesticidi totali (esclusi i fosforati) Nichel Aldrin Piombo Dieldrin Rame Endrin Selenio Isodrin Stagno Tricloroetilene Zinco Cianuri Totali

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b. Acque sotterranee:

i. dovrà essere definita la rete di monitoraggio idrochimico e l’esecuzione di controlli periodici mediante protocollo analitico da definire e da concordare con ARPA all’interno del Piano di Monitoraggio, al fine di confermare quanto evidenziato dalle modellazioni di flusso e trasporto effettuate per la qualità delle acque sotterranee;

ii. nella modellizzazione presentata nel S.I.A. sono stati implementati anche nuovi scenari di simulazione che tengono conto della presenza di infrastrutture interferenti (MM1, strada interquartiere). In particolare non si è tuttavia tenuto conto della barriera idraulica di Rho-Fiera, in quanto nel documento si ipotizza che tale prelievo sia verosimilmente cessato all’entrata in funzione del campo pozzi in progetto. Tale ipotesi non trova conferma nei dati disponibili all’ARPA, pertanto si prescrive la realizzazione di un nuovo scenario di simulazione che comprenda anche la presenza di tale barriera. Si concorda con quanto proposto dal Proponente in merito alla necessità di affrontare ulteriormente il tema dopo la messa a regime del campo pozzi Merlata, quale elemento condizionante per il rilascio della concessione di derivazione di acqua di falda.

2. PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE – ACQUE SOTTERRANEE

Nel presente capitolo viene illustrato il Piano di Monitoraggio Ambientale relativo alla componente acque sotterranee per il P.I.I. “Cascina Merlata”. Il Piano di Monitoraggio si prefigge gli obiettivi di operare un’azione di controllo delle acque sotterranee(acquifero libero superiore posto tra -10 e -40 m da p.c.), in termini qualitativi (monitoraggio idrochimico) che di escursione piezometrica, sia in fase di cantiere sia in fase di esercizio.

2.1. Riferimenti normativi

Le principali normative attinenti la tutela delle acque dall’inquinamento sono: • D.lgs.02/02/2001 n. 31 e s.m.i. “Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità

delle acque destinate al consumo umano” • D.lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 e s.m.i. “Norme in materia ambientale” • D.lgs. n. 30 del 16 marzo 2009 e s.m.i. Attuazione della direttiva 2006/118/CE,

relativa alla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento.

• Metodo APAT CNR IRSA 5030; • Metodo APAT CNR IRSA 5160; • Metodo APAT CNR IRSA 5170; • Metodo APAT CNR IRSA 5180

2.2. Attività di monitoraggio previste

Il sito di Cascina Merlata dispone già di una rete di monitoraggio piezometrica funzionante utilizzata nelle fasi preliminari di caratterizzazione idrogeologica ed idrochimica. La rete di monitoraggio esistente, comprendente piezometri di controllo interessanti l’acquifero superiore, compreso tra 3 e 30 m, risulta oggi idonea ai fini del monitoraggio piezometrico e chimico delle acque sotterranee.

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La loro collocazione tuttavia porterà alla loro progressiva disattivazione/sostituzione in fase di realizzazione dell’intervento edilizio. Della rete esistente sono stati individuati come rappresentativi per il monitoraggio di monte e valle flusso i seguenti, sia da un punto di vista qualitativo che piezometrico:

• monte flusso: piezometri S3, S14, S18 e S20 • valle flusso: piezometri S10, S5 e S12

2.2.1. Ubicazione del punto di monitoraggio

Di seguito si riporta l’ubicazione delle stazioni di monitoraggio.

Stazioni di monitoraggio acque sotterranee di monte flusso (M in rosso) e valle (V in azzurro)

S14 M

S10 V

S18 M S20 M

S5 V S12V

S3 M

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2.2.2. Articolazione temporale dei monitoraggi idrochimici

Nelle prime fasi di cantiere l’attivazione dei due pozzi già esistenti nel sito di progetto potrà garantire la presenza di due ulteriori punti di monitoraggi che per struttura costruttiva dimensioni potrà fornire indicazioni sull’evoluzione dello stato qualitativo delle acque sotterranee. Il monitoraggio delle acque sotterranee in fase di cantiere si esplicherà attraverso una serie di campagne piezometriche ed idrochimiche sui piezometri sopra elencati effettuate con cadenza trimestrale nel corso del primo anno di attività (2013-2014), semestrale nei successivi anni e fino all’entrata in esercizio degli impianti (2015). Durante le fasi iniziali del monitoraggio, sulla base degli esiti dello stesso, potrò essere concordata con gli enti di controllo, una riduzione motivata del set analitico do controllo. Nella successiva fase di esercizio Il monitoraggio delle acque sotterranee si esplicherà attraverso il monitoraggio statico e dinamico delle piezometrie (profondità della superficie freatica), delle portate e della qualità delle acque prelevate ai pozzi di presa. Il piano di monitoraggio proposto per la fase di esercizio, per il primo semestre di funzionamento/messa a regime, prevederà:

• controlli piezometrici settimanali ai pozzi (statici e dinamici) ed ai piezometri di controllo presenti sull’area in condizioni di esercizio (primo mese di funzionamento);

• analisi chimiche iniziali su ciascun pozzo dopo prolungato pompaggio di spurgo all’atto della prova di collaudo (almeno 16 h alla portata di previsto esercizio) sul set analitico più ampio, secondo All.5 al titolo V d.lgs 152/06 Tabella 1.

• analisi sulla rete di scarico relativamente ai parametri di cui alla tabella relativa alle acque di reimmissione in falda da impianti a scambio termico.

A seguire:

• controlli piezometrici mensili ai pozzi (statici e dinamici) ed ai piezometri di controllo presenti sull’area in condizioni di esercizio per il primo anno di funzionamento degli impianti, successivamente con cadenza trimestrale

• analisi chimiche su set analitico finalizzato dopo screening iniziale completo con cadenza trimestrale per n. 1 anno

• analisi chimiche su set analitico finalizzato con cadenza semestrale successivamente.

Alcuni pozzi/piezometri potranno essere predisposti per un monitoraggio in continuo di portate e livelli piezometrici tarature dei controlli a cadenze prestabilite.

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2.2.3. Parametri di controllo acque sotterranee

COMPOSTI INORGANICI AROMATICI POLICICLICI

ph Benzo (a) antracene Conducibilità elettrica Benzo (a) pirene Residuo fisso a 180° Benzo (b) fuorantene TOC Benzo (K) fuorantene Solidi sospesi totali Benzo (g,h,i) perilene B.O.D. Crisene C.O.D. Dibenzo (a,h) antracene Cloruri Indeno (1,2,3-c,d) pirene Solfati Pirene Calcio Sommatoria policiclici aromatici Durezza totale ALIFATICI CLORURATI CANCEROGENI

Ossidabilità Clorometano Azoto ammoniacale Triclorometano Nitrati Cloruro di Vinile Nitriti 1,2- Dicloroetano Alluminio 1,1-Dicloroetilene1,2- Dicloroetano Arsenico Tricloroetilene1,1-Dicloroetilene Cadmio TetracloroetileneTricloroetilene Cromo totale EsaclorobutadieneTetracloroetilene Cromo esavalente Sommatoria organoalogenatiEsaclorobutadiene Ferro ALIFATICI CLORURATI NON CANCEROGENI

Sommatoria organoalogenati Mercurio 1,1-Dicloroetano Nichel 1,2-Dicloroetilene1,1-Dicloroetano Piombo 1,2-Dicloropropano1,2-Dicloroetilene Rame 1,1,2-Tricloroetano1,2-Dicloropropano Selenio 1,2,3-Tricloropropano1,1,2-Tricloroetano Manganese 1,1,2,2-Tetracloroetilene1,2,3-Tricloropropano Zinco FITOFARMACI1,1,2,2-Tetracloroetilene AROMATICI AlaclorFITOFARMACI Benzene AldrinAlaclor Etilbenzene AtrazinaAldrin Stirene Alfa-esacloroesano Toluene Beta-esacloroesanoAlfa-esacloroesano Para Xilene Gamma-esacloroesano (lindano)Beta-Sommatoria organici aromatici ClordanoGamma-esacloroesano (lindano) DDD, DDT, DDEClordano DieldrinDDD, DDT, DDE EndrinDieldrin Sommatoria FitofarmaciEndrin Idrocarburi totali (come n-esano)Sommatoria Idrocarburi totali (come n-esano)

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2.2.4. Parametri di controllo per acque di reimmissione in falda da impianti a scambio termico

ph Solfiti Temperatura Cloruri Colore Solfati Odore Floruri Conducibilità a 20°C Fosforo totale Residuo fisso a 180°C Azoto ammoniacale Durezza totale Nitrati TOC Nitriti Alcalinità Grassi e oli animali/vegetali Materiali grossolani Idrocarburi totali (come n-esano) Solidi speciali totali Fenoli B.O.D. Aldeidi C.O.D. Solventi organici aromatici Alluminio Solventi organici azotati Arsenico Tensioattivi totali Bario Pesticidi fosforati Boro Pesticidi totali (esclusi i fosforati) tra cui Cadmio Aldrin Cromo totale Dieldrin Cromo esavalente Endrin Ferro Isodrin Manganese Solventi clorurati Mercurio Escherichia coli Nichel Saggio di tossicità acuta Piombo Carica batterica a 22°C Rame Carica batterica a 37°C Selenio Pseudomonas aeruginosa Stagno Aeromonas hydrophila Zinco Legionella pneumophila Cianuri Totali Clostridium Cloro attivo libero Carica micotica Solfuri N.B: I parametri batteriologici verranno analizzati nei soli pozzi ad avvenuta messa in esercizio degli impianti.

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c. Atmosfera:

Dovrà essere predisposto un programma di monitoraggio degli inquinanti atmosferici con modalità da concordare con ARPA cui saranno trasmessi i risultati per definire le necessarie misure di mitigazione. Il piano di monitoraggio dovrà contenere le indagini prescritte nel paragrafo 9.10 “Cantiere”.

3. PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE - ATMOSFERA

Nel presente capitolo viene illustrato il Piano di Monitoraggio Ambientale relativo alla componente atmosfera per il P.I.I. “Cascina Merlata”. Il Piano di Monitoraggio si prefigge gli obiettivi di operare un’azione di controllo sul territorio degli effetti delle fasi di cantiere delle opere in oggetto. Il piano di monitoraggio relativo alla componente atmosfera deve verificare che l’immissione di sostanze inquinanti legate alle fasi di costruzione (operazioni di scavo, di preparazione materiali, di trasporto) sia compatibile con le prescrizioni normative volte alla tutela dell’ambiente ed alla salvaguardia della salute pubblica. Il piano di monitoraggio deve inoltre consentire di evidenziare eventuali criticità ambientali permettendo di agire con appropriate azioni di mitigazione.

3.1. Descrizione del cantiere

3.1.1. Organizzazione e cronoprogramma del cantiere

La durata prevista per il cantiere è di 9 anni suddivisi in tre fasi in parte contemporanee tra loro.

• 1-fase (durata 3 anni a partire dal 10°-12° mese): termine delle attività di bonifica

dell’area ex “ElioLube”, prolungamento di via Daimler e realizzazione dei

collegamenti viabilistici tra A4 e via Gallarate, inizio dell’attività edificatoria con la

realizzazione degli scavi (le terre verranno utilizzate per i modellamenti del terreno

re-interri, profilature, preparazione di calcestruzzi). E’ prevista la realizzazione della

prima parte del parco. L’area interessata sarà occupata anche dai cantieri relativi

alle opere per il “collegamento SS11 Molino-Dorino – Autostrada dei Laghi” (SS11)

e della “interconnessione Nord-Sud tra SS11 e Autostrada Milano-Torino” (Stralcio

Gamma).

• 2-fase (durata 4 anni a partire dal 3° anno): realizzazione delle opere pubbliche

nell’area a sud e a ovest dell’area di intervento

• 3-fase (durata 4 anni a partire dal 5° anno): proseguimento della realizzazione delle

opere pubbliche presso il Cimitero Maggiore con il completamento degli interventi

privati. I cantieri saranno localizzati nel P.I.I. e diffusi intorno al Cimitero Maggiore in

aree esterne al P.I.I. ma inserite nell’area oggetto di A.d.P. nel Comune di Milano.

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L'accesso al cantiere, nella prima fase così come descritto nel cronoprogramma aggiornato, avverrà da via Gallarate. Durante la fase di cantiere viene garantita l’accessibilità agli insediamenti esistenti limitrofi al P.I.I.. In particolare l’accessibilità agli immobili in gran parte adibiti a deposito posti sul lato ovest dell’area (depositi della Scaca e ditta Bartolini) potrà accadere direttamente dalla via Daimler il cui prolungamento è previsto tra le prime opere che verranno realizzate. E’ invece richiesto un coordinamento tra i diversi cantieri al fine di garantire l’accessibilità agli insediamenti posti sul lato Nord Est dell’intervento (sulla fine di via Triboniano) essendo questa zona interessata da infrastrutture di carattere sovra locale realizzate da più soggetti con programmi di lavoro non ancora definiti. Le tipologie di terreno presenti in sito sono state distinte in diverse classi in base alle loro proprietà. La realizzazione delle opere prevede la possibilità di riutilizzare in loco la maggior parte possibile del materiale presente e pertanto il terreno utile allo strato vegetativo verrà riutilizzato per la costituzione del suolo per le aree verdi. Secondo quanto calcolato nella relazione di Cantiere (cfr. 9.10) la prima fase prevede una sostanziale compensazione tra le terre escavate dai lotti C1 R9 ed R11 ed i reinterri per le opere di urbanizzazione: dei 207.000 mc di terreni di scavo, circa 154.000 rimarranno in loco per essere riutilizzati nell’ambito del cantiere delle urbanizzazioni di Cascina Merlata, mentre circa 53.000 mc, in esubero rispetto ai fabbisogni, verranno allontanati e destinati a impianti di smaltimento. L’allontanamento dal cantiere di Cascina Merlata avverrà attraverso le piste di cantiere indicate nell’Allegato C (Relazione di Cantiere), costituite da circa 444 m di piste sterrate e circa 893 m di piste asfaltate, in direzione di via Gallarate. Il numero di mezzi in uscita dal cantiere per l’allontanamento dei 53.000 mc di terreno in esubero è stato calcolato pari a circa 3.5 mezzi/ora, sulla base di un coefficiente di rigonfiamento mucchio/banco pari a 1.2, di un volume trasportato per ogni mezzo di circa 15 mc, di un intervallo temporale di 120 giorni e 10 ore di lavoro giornaliere.

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Figura 3-1 – Identificazione lotti

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Figura 3-2 – Planimetria cantiere attività preliminari escavazione

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3.1.2. Regolamento Generale di Comparto

Il “ Regolamento Generale di Comparto “ detta prescrizioni di carattere generale alle quali si dovranno uniformare tutti i soggetti interessati all’attività produttiva all’interno del comparto Cascina Merlata e costituisce allegato contrattuale per gli operatori dei singoli lotti che dovranno attenersi al suo contenuto. Il regolamento ha lo scopo primario di gestire gli aspetti logistici/operativi di carattere generale al fine di garantire una maggior qualità della salute e della sicurezza dei lavoratori addetti all’intervento edilizio compreso nell’area di Cascina Merlata Tutti i lotti di prossima realizzazione (C1-R11-R9-R7-R5-R4-Urbanizzazioni) avranno un proprio autonomo ingresso al quale si accederà direttamente dalla viabilità esterna (via Daimler o via Gallarate per i lotti insistenti su tali fronti ) o comunque da brevi tratti di strada oggetto di urbanizzazione che sarà fisicamente compartimentata con apposita recinzione. I lotti di futura realizzazione (P.SC-R1-R2-R3-R6-R8-R10-CSN) avranno propri accessi indipendenti diretti dalla viabilità di comparto. Le aree logistiche (realizzate a cura delle imprese fruitrici) a servizio dei lotti R11,R9,R7ed R5 saranno raggiungibili mediante apposita “pista di cantiere” realizzata in sterrato avente unico ingresso “entrata/uscita” da via Daimler. Di seguito si riporta il dettaglio del regolamento generale di comparto per quanto concerne le attività che possono interferire con la qualità dell’aria. Viabilità e manutenzione stradale La presenza di un cantiere per la realizzazione di un’opera così consistente comporta un notevole impatto sulla viabilità sia per quanto riguarda i percorsi interni ai cantieri sia per quanto riguarda la viabilità esterna all’area. La definizione degli accessi al cantiere deve essere studiata al fine di:

• Minimizzare l’impatto sulla viabilità esterna

• Garantire la viabilità interna ai cantieri

Ad ulteriore garanzia rispetto ai sistemi già previsti all’interno dei singoli cantieri, per evitare l’imbrattamento delle strade pubbliche, si prevedono:

• Utilizzo sistematico di moto spazzatrice

• Lavaggio marciapiedi

I percorsi stradali interni all’area di cantiere sia quelli comuni di accesso alle aree logistiche a disposizione dei cantieri sia quelli interni ai cantieri dei singoli lotti dovranno essere mantenuti sempre in efficienza, privi di buche, aperture; sui percorsi stradali non possono essere depositati materiali varie o rifiuti; i percorsi dovranno essere ben livellati e mantenuti in efficienza attraverso apposita manutenzione. In adiacenza ai percorsi veicolari saranno ricavati i percorsi pedonali; questi saranno delimitati da paletti e rete plastificata di colore rosso di altezza pari a non meno di cm 70.

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Abbattimento polveri Quasi tutte le attività di cantiere prevedono la risospensione o la produzione di polvere (scavi di sbancamento, transito mezzi operativi su percorsi interni di cantiere, realizzazione malte/sottofondi/intonaci/gessi…). Dovranno essere previste all’interno dei singoli cantieri di misure per la riduzione delle potenziali emissioni, tra cui:

• Contenimento della velocità di transito dei mezzi (max 10 km/h)

• Bagnatura periodica delle piste e dei cumuli di inerti

• Postazioni di lavaggio gomme

• Installazione di filtri sui silos di stoccaggio cemento e calce

• Chiusura di tutti i mezzi telonati prima dell’inizio della marcia

• Sistema di nebulizzazione

Recinzione esterna, recinzioni di singoli cantieri Tutte le aree destinate a cantiere saranno recintate; le recinzioni avranno le seguenti caratteristiche:

• Rete metallica plastificata con paletti in acciaio per un’altezza complessiva di 2,00

m, realizzate lungo il perimetro interno all’area di cantiere a separazione dei vari

lotti.

• Mascheramento della recinzione di cui sopra con telo frangivista, per un’altezza

complessiva di 2,00 m.

• New jersey in calcestruzzo con protezione visiva, per un altezza complessiva di 2,50

m., realizzate lungo il perimetro esterno del cantiere, in corrispondenza delle strade

pubbliche.

Tali recinzioni saranno realizzate e ne sarà assicurata la manutenzione, ognuna a spese e cura del lotto individuato. Lavaggi ruote automezzi All’uscita di ogni singolo lotto, dovrà essere previsto idoneo sistema di lavaggio delle ruote per tutti gli automezzi che transiteranno in cantiere, al fine di eliminare il problema dell’imbrattamento della sede stradale pubblica.

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3.2. Riferimenti normativi

Attualmente le direttive di riferimento sugli standard di qualità dell’aria a livello europeo sono le seguenti:

- Dir 96/62/CE (“Direttiva madre”) - In materia di valutazione e di gestione della

qualità dell’aria ambiente;

- Dir 99/30/CE - Concernente i valori limite di qualità dell’aria ambiente per il biossido

di zolfo, il biossido d’azoto, gli ossidi d’azoto, le particelle e il piombo;

- Dir 2000/69/CE - Concernente i valori limite per il benzene e il monossido di carbonio

nell’aria ambiente;

- Dir 2002/03/CE - Concernente i valori limite per l’ozono (non ancora recepita dalla

normativa nazionale);

- Dir 2004/107/CE - Concernente l’arsenico, il cadmio, il mercurio, il nickel e gli

idrocarburi policiclici aromatici nell’aria ambiente (non ancora recepita dalla

normativa nazionale);

- Dir 2008/50/CE – Concernente la qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita

in Europa.

A livello nazionale il riferimento di legge vigente per la qualità dell’aria è rappresentato dal D. Lgs. 13 agosto 2010, n. 155, Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa (Gazzetta Ufficiale n. 216 del 15 settembre 2010), con cui è stato abrogato il precedente DM n. 60 del 2 aprile 2002 che aveva recepito la direttiva 1999/30/CE, concernente i valori limite di qualità dell’aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido e gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo, e la direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite di qualità dell’aria ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio.

Il decreto 13 agosto 2010, n. 155 stabilisce:

• i valori limite per le concentrazioni nell'aria ambiente di biossido di zolfo, biossido di

azoto, benzene, monossido di carbonio, piombo e PM10;

• il valore limite, il valore obiettivo, l'obbligo di concentrazione dell'esposizione e

l'obiettivo nazionale di riduzione dell'esposizione per le concentrazioni nell'aria

ambiente di PM2.5;

• le soglie di allarme per le concentrazioni nell'aria ambiente di biossido di zolfo e

biossido di azoto;

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• i valori obiettivo, gli obiettivi a lungo termine, le soglie di allarme e le soglie di

informazione per l'ozono;

• i valori obiettivo per le concentrazioni nell'aria ambiente di arsenico, cadmio,

nichel e benzo(a)pirene;

• gli obiettivi di qualità dei dati e le metodologie per la stima dell’incertezza (UNI CEI

ENV 13005-2000), per le misurazioni in siti fissi, per le tecniche di modellizzazione e di

stima (Allegato I);

• le soglie di valutazione superiore e inferiore (Allegato II).

3.3. Descrizione del piano di monitoraggio

3.3.1. Introduzione

Le attività di monitoraggio descritte nel presente piano sono finalizzate al controllo delle principali problematiche indotte dalla fase di realizzazione dell’opera sulla componente atmosfera; tali problematiche sono principalmente determinate da:

• emissione di polveri sollevate e diffuse durante la realizzazione delle opere;

• emissioni di polveri e inquinanti emessi o risospesi dai mezzi di trasporto e dal traffico

legato alle attività di cantiere.

Tali problematiche possono riscontrarsi tanto lungo la viabilità impegnata dalla movimentazione dei mezzi pesanti quanto nell’intorno delle aree in cui avvengono le lavorazioni, in particolare delle zone urbanizzate circostanti. In generale, il controllo della produzione e diffusione di polveri e inquinanti nelle aree di cantiere potrà essere ottenuto mediante l’adozione degli accorgimenti di seguito indicati:

• bagnatura periodica delle superfici di cantiere in relazione al passaggio dei mezzi

e delle operazioni di carico/scarico, con aumento della frequenza delle bagnature

durante la stagione estiva;

• stabilizzazione chimica delle piste di cantiere;

• bagnatura periodica delle aree destinate allo stoccaggio temporaneo dei

materiali, o loro copertura al fine di evitare il sollevamento delle polveri;

• bagnatura del pietrisco prima della fase di lavorazione e dei materiali risultanti

dalle demolizioni e scavi;

• pannellature temporanee;

• uso di attrezzature di cantiere e di impianti fissi prevalentemente con motori elettrici

alimentati dalla rete esistente.

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In riferimento ai tratti di viabilità urbana ed extraurbana impegnati dai transiti dei mezzi pesanti demandati al trasporto dei materiali, occorrerà effettuare le seguenti azioni:

• adozione di velocità ridotta da parte dei mezzi pesanti;

• copertura dei cassoni dei mezzi con teli in modo da ridurre eventuali dispersioni di

polveri durante il trasporto dei materiali;

• lavaggio giornaliero dei mezzi di cantiere e pulizia con acqua dei pneumatici dei

veicoli in uscita;

• utilizzo di mezzi di cantiere che rispondano ai limiti di emissione previsti dalle

normative vigenti, ossia dotati di sistemi di abbattimento del particolato di cui

occorrerà prevedere idonea e frequente manutenzione e verifica dell’efficienza

anche attraverso misure dell’opacità dei fumi.

Il presente Piano di Monitoraggio ha lo scopo di:

• consentire il controllo dell’evoluzione degli indicatori di qualità dell’aria influenzati

dalle attività di cantiere e dalla movimentazione dei materiali. Per la rilevanza

sanitaria e per le interconnessioni con le attività di cantiere, particolare cura deve

essere riservata al controllo dei livelli di concentrazione del particolato fine (PM10 e

PM2.5);

• valutare se durante i lavori si verificano alterazioni nei valori di concentrazione degli

inquinanti legati alle attività di realizzazione dell'opera; a questo scopo i dati rilevati

durante il monitoraggio devono essere confrontati con le concentrazioni medie

dello stesso periodo rilevate dalla rete delle centraline ARPA, al fine di valutare

il grado d'impatto delle lavorazioni interferenti;

• verificare l'efficacia delle misure di prevenzione degli impatti e delle misure di

mitigazione adottate;

• rilevare eventuali situazioni non previste e predisporre le necessarie azioni

correttive.

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3.3.2. Articolazione del piano

In generale, un piano di monitoraggio si può articolare in tre fasi:

• Monitoraggio ante-operam, con lo scopo di fornire il quadro sulla qualità dell’aria e

sul meteoclima nell’area geografica che, sulla base del SIA, risulti soggetta ad

impatto rilevante per la protezione della salute umana e degli ecosistemi;

• Monitoraggio in corso d’opera, con lo scopo di consentire il controllo

dell’evoluzione degli indicatori di qualità dell’aria influenzati dalle attività di

cantiere e dalla movimentazione dei materiali;

• Monitoraggio post-operam, con lo scopo di controllare, attraverso l’utilizzo di

centraline di misura e/o strumentazione di misura su mezzi mobili, che i livelli di

concentrazione nelle aree e nei punti recettori soggetti al maggiore impatto, con

riferimento agli standard di qualità e ai valori limite previsti dalla normativa in

vigore.

Il presente Piano è relativo al Monitoraggio in corso d’opera del Programma Integrato d’Intervento “Cascina Merlata, quindi alle sole fasi di cantiere descritte nei precedenti paragrafi. Non sono, infatti, previsti monitoraggi ante-operam e post-operam, in quanto il progetto prevede esclusivamente la realizzazione di edifici a carattere residenziale, commerciale, scolastici e adibiti a funzioni di interesse generale.

3.3.3. Articolazione temporale dei monitoraggi

Per quanto concerne l’articolazione temporale dei monitoraggi, il piano prevede quanto segue:

• per l’intera durata dei cantieri in oggetto, saranno condotte ogni anno 4

campagne di monitoraggio in ciascun sito di misura; ciascuna delle 4 campagne

avrà la durata di 15 giorni (15 giorni anche non contemporanei per i siti di misura);

• in generale, i periodi di monitoraggio all’interno dell’anno saranno scelti in modo

tale da coincidere con fasi di lavorazione di cantiere più gravose dal punto di vista

della produzione di polveri;

• nel caso di eventi di pioggia durante i 15 giorni di campionamento, il

campionamento stesso dovrà essere prolungato in modo tale che per ognuna

della campagne previste si abbiano a disposizione i dati relativi a 15 giorni privi di

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precipitazione. Il riferimento per la segnalazione degli eventi di pioggia da indicare

nei rapporti periodici da fornire all’Osservatorio Ambientale, sarà costituito dai dati

registrati dalle centraline della Rete Meteorologica di ARPA Lombardia di Parco

Lambro e Piazzale Zavattari.

3.3.4. Localizzazione punti

La scelta della localizzazione dei punti di misura è stata valutata sulla base dei dati di progetto, relativi al posizionamento dei cantieri, alle metodologie costruttive adottate, alle fasi evolutive della costruzione. L’area interessata dal P.I.I. “Cascina Merlata” è collocata a Ovest del Cimitero Maggiore e del Cimitero Ebraico di Milano, a Sud dell’asse ferroviario Milano-Torino, a Est del confine comunale con Pero, a Nord del quartiere gallaratese. L’area è circoscritta da importanti infrastrutture di trasporto quali l’Autostrada A4 a Nord e la via Gallarate a Sud. La linea ferroviaria Rho-Milano delle Ferrovie dello Stato e lo scalo Milano – Certosa confinano col settore di Nord-Est del P.I.I.. Il confine orientale dell’area è definito da aree inedificate e dal Cimitero Ebraico di Milano. A ovest l’area confina con la zona industriale di Pero prospiciente via Daimler. Il P.I.I. esclude un’area interclusa nella zona di Nord-Est all’interno della quale è presente un edificio prevalentemente residenziale. Allo stato attuale non sono presenti recettori sensibili nell’intorno dell’area di progetto. L’area residenziale più ampia è localizzata a Sud dell’area di progetto lungo Via Gallarate. Alcune abitazioni isolate sono presenti lungo il confine Nord-Est dell’area di progetto. All’interno di tali aree saranno localizzati i due punti di misura previsti nel piano di monitoraggio, come indicato nella successiva Figura 3-3. Allo stato attuale, la descrizione dei primi cantieri previsti nell’area oggetto del P.I.I. non evidenzia un significativo incremento del traffico pesante che sarà limitato a mediamente 3 mezzi all’ora prevalentemente lungo via Gallarate. Nel caso in cui le attività di cantiere, nel corso dei 9 anni previsti, comportino un numero di mezzi pesanti significativo rispetto al traffico che già insiste sugli archi interessati, il piano prevede che si aggiungano ulteriori punti di misura, oltre ai due segnalati, da localizzarsi nelle aree residenziali poste lungo la viabilità interessata, da concordare con ARPA Lombardia.

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Figura 3-3 – Localizzazione dei punti di campionamento

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3.3.5. Parametri da monitorare

Come già descritto, le problematiche principali della fase di realizzazione dell’opera sono legate alle emissioni di polveri in conseguenza alle diverse attività di cantiere. I principali inquinanti da monitorare sono quindi:

• PM10: materiale particolato che penetra attraverso un ingresso dimensionale

selettivo conforme al metodo di riferimento per il campionamento e la misurazione

del PM10 (norma UNI EN 12341), con un'efficienza di penetrazione del 50 per cento

per materiale particolato di diametro aerodinamico di 10 µm (D. Lgs. 13 agosto

2010, n. 155);

• PM2.5: materiale particolato che penetra attraverso un ingresso dimensionale

selettivo conforme al metodo di riferimento per il campionamento e la misurazione

del PM2,5 (norma UNI EN 14907), con un'efficienza di penetrazione del 50 per cento

per materiale particolato di un diametro aerodinamico di 2.5 µm (D. Lgs. 13 agosto

2010, n. 155).

Le attività di monitoraggio quantificheranno la concentrazione media giornaliera di PM10 e PM2.5. I campioni di polveri raccolti potranno essere, inoltre, analizzati per evidenziare le presenze di elementi traccianti della componente crostale (almeno Si, Al, Ca, K, Ti, Fe): tali elementi possono evidenziare l’influenza delle emissioni del cantiere sulle concentrazioni di polveri misurate. Nel caso in cui le attività di cantiere, nel corso dei 9 anni previsti, comportino un numero di mezzi pesanti significativo rispetto al traffico che già insiste sugli archi interessati saranno previsti ulteriori punti di misura; in tali punti il piano prevede il monitoraggio, oltre che delle polveri, anche di NOx, benzo(a)pirene e IPA totali con più di 5 anelli benzenici.

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3.3.6. Metodiche di campionamento ed analisi

Per il campionamento delle polveri (PM10 e PM2.5) potranno essere utilizzati:

• metodi gravimetrici con filtri in membrana organica;

• metodo per assorbimento di radiazioni beta.

Il metodo gravimetrico, sistema di misura di riferimento delle concentrazioni in massa di materiale particolato, si basa sull’aspirazione di campioni d’aria con pompe volumetriche, azionate in continuo e a flusso di campionamento costante. La testa dell’apparecchiatura di prelievo ha una particolare geometria definita in modo che sul filtro arrivino e siano trattenute solo le particelle con diametro aerodinamico inferiore a 10 µm o a 2.5 µm. Le particelle sospese nel volume di aria aspirata sono catturate su un filtro di teflon che, pesato manualmente prima e dopo il campionamento, permette di determinare la concentrazione in termini di massa su volume (µg/m3), rapportandola al volume di gas aspirato, normalizzato alla temperatura di 20°C e alla pressione di 1 atm. Il metodo di riferimento per il campionamento e la misurazione del PM10 è descritto nella norma UNI EN 12341:1999 "Qualità dell'aria. Determinazione del particolato in sospensione PM10. Metodo di riferimento e procedimento per prove in campo atte a dimostrare l'equivalenza dei metodi di misurazione rispetto al metodi di riferimento". Il metodo di riferimento per il campionamento e la misurazione del PM2.5 è descritto nella norma UNI EN 14907:2005 "Qualità dell'aria ambiente. Metodo normalizzato di misurazione gravimetrico per la determinazione della frazione massima PM2.5 del particolato in sospensione". Nei sistemi ad assorbimento a raggi beta l'aria da analizzare viene aspirata attraverso una sonda di prelievo posizionata in maniera verticale; le polveri si depositano quindi su un filtro a nastro che scorre con cadenza regolare che può essere del tipo a carta continua o a catena di supporti metallici di porta filtri. Prima del campionamento il filtro viene sottoposto ad un fascio di raggi beta emessi da una sorgente radioattiva posta all’interno dello strumento. Viene quindi registrato il numero di raggi beta che attraversano il filtro. La stessa operazione viene effettuata dopo il campionamento. La polvere raccolta sul filtro assorbe la radiazione beta e pertanto la differenza tra la misura di raggi beta prima e dopo il campionamento è legata alla quantità di polvere raccolta. Noto il volume d’aria campionato si risale alla concentrazione di polvere. All'inizio di ogni ciclo e al termine dello stesso, il rivelatore a scintillazione determinerà l'assorbimento dei raggi beta emessi dalla sorgente da parte della polvere depositata sul filtro, essendo questa proporzionale al quantitativo di polvere presente ed in funzione del volume di aria filtrata; l'analizzatore sarà quindi subito in grado di fornire la concentrazione di materiale particolato ricercato. Il metodo di campionamento delle polveri scelto tra i due indicati dai soggetti incaricati dell’esecuzione del monitoraggio sarà comunicato ad ARPA Lombardia prima dell’inizio dei campionamenti. Il piano di monitoraggio prevede, inoltre, che i filtri utilizzati per la valutazione delle concentrazioni giornaliere di PM10 vengano sottoposti ad analisi spettroscopica della

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fluorescenza X (XRF - X-Ray Fluorescence spectroscopy), per l’individuazione di almeno i seguenti elementi terrigeni, Si, Al, Ca, K, Ti, Fe, al fine di evidenziare l’influenza delle emissioni del cantiere sulle concentrazioni di polveri misurate. Tali analisi saranno, in generale, eseguite nel caso in cui la concentrazione giornaliera di PM10 misurata durante il campionamento sia superiore al valore soglia definito dalla curva limite descritta nel successivo paragrafo. Si stabilisce inoltre, indipendentemente dal metodo di misura prescelto, la conservazione di tutti i filtri utilizzati nelle diverse campagne. Nel caso in cui siano previsti, oltre ai due punti stabiliti, ulteriori punti di misura per gli inquinanti da traffico, il piano prevede il monitoraggio, oltre che delle polveri, anche di NOx, benzo(a)pirene e IPA totali con più di 5 anelli benzenici. Il metodo di riferimento per la misurazione del biossido di azoto e degli ossidi di azoto è descritto nella norma UNI EN 14211:2005 "Qualità dell'aria ambiente. Metodo normalizzato per la misurazione della concentrazione di diossido di azoto e monossido di azoto mediante chemiluminescenza". Il metodo di riferimento per il campionamento e la misurazione del benzo(a)pirene è descritto nella norma UNI EN 15549:2008 "Qualità dell'aria. Metodo normalizzato per la misurazione della concentrazione di benzo(a)pirene in aria ambiente".

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3.3.7. Analisi e valutazione dei risultati

Metodo di analisi dei dati di PM10 tramite definizione del valore soglia

Il monitoraggio ambientale rivolto alla componente atmosfera è orientato alla valutazione di parametri ritenuti maggiormente significativi in relazione alle specifiche attività di cantiere e al confronto tra i dati rilevati in prossimità del cantiere e lo scenario di riferimento non influenzato dalle attività oggetto di monitoraggio. Sulla base della differenza tra la qualità dell'atmosfera nei pressi delle lavorazioni e quella definita dallo scenario di riferimento, è possibile individuare eventuali situazioni anomale, attraverso la definizione di soglie di attenzione/intervento, per prevenire eventuali impatti e verificare l'efficacia delle misure di mitigazione.

Lo scenario di riferimento per la qualità dell’aria nel caso in esame viene definito dall’insieme delle centraline della rete di rilevamento regionale che misurano il PM10 e ricadono nel comune di Milano, oltre a quelle di Arese e Saronno.

Tabella 3-1 – Caratteristiche delle stazioni di monitoraggio

Stazione Rete Tipo zona

D. Lgs. 155/2010

Tipo stazione

D. Lgs. 155/2010

Quota s.l.m.

(metri)

MI-Verziere PUB urbana Traffico (ZTL) 119

MI-Senato PUB urbana Traffico (ZTL) 119

MI-Pascal Città Studi

PUB urbana Fondo 118

Saronno PUB urbana Fondo 211

Arese PUB urbana Fondo 160

rete: PUB = pubblica, PRIV = privata tipo zona Decisione 2001/752/CE: - URBANA: centro urbano di consistenza rilevante per le emissioni atmosferiche, con più di 3000-5000 abitanti - SUBURBANA: periferia di una città o area urbanizzata residenziale posta fuori dall’area urbana principale) - RURALE: all’esterno di una città, ad una distanza di almeno 3 km; un piccolo centro urbano con meno di 3000-5000 abitanti è da ritenersi tale tipo stazione Decisione 2001/752/CE: - TRAFFICO: se la fonte principale di inquinamento è costituita dal traffico (se si trova all’interno di Zone a Traffico Limitato, è indicato tra parentesi ZTL)

- INDUSTRIALE: se la fonte principale di inquinamento è costituita dall'industria

- FONDO: misura il livello di inquinamento determinato dall’insieme delle sorgenti di

emissione non localizzate nelle immediate vicinanze della stazione; può essere localizzata indifferentemente in area urbana, suburbana o rurale

Di seguito è illustrato il metodo di analisi dei dati provenienti dal monitoraggio dell'atmosfera basato sulla definizione di soglie progressive, al cui raggiungimento

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corrispondono azioni gradualmente più impegnative, in funzione dei potenziali effetti indotti. Per almeno l’ultimo anno solare completo precedente l'esecuzione della campagna, devono essere acquisiti i dati giornalieri di PM10 per tutte le stazioni sopra elencate; per ciascun giorno viene calcolato sui dati registrati dalle diverse stazioni: • il valore massimo giornaliero oppure il valore medio areale giornaliero+2σ;

• il valore medio areale giornaliero (media aritmetica dei valori di concentrazione).

Il metodo utilizzato per la definizione del valore soglia è basato sull'esame della relazione esistente tra i due parametri precedentemente indicati; tale relazione viene quindi utilizzata per definire una curva limite al di sotto della quale il contributo delle attività di cantiere al peggioramento della qualità dell'aria può essere considerato "accettabile", in quanto le concentrazioni rilevate nel punto di monitoraggio non eccedono in modo significativo i valori massimi registrati dalle stazioni di riferimento. A tal fine viene riportato in grafico l'andamento dei valori massimi o dei valori media areale+2σ giornalieri in funzione della media areale giornaliera. Viene quindi costruita, per ciascun anno di riferimento, la curva limite, che comprenda al suo interno gran parte dei valori massimi registrati nelle stazioni prescelte: nella definizione dei valori da assegnare ai coefficienti della curva vanno attentamente valutate e bilanciate le esigenze contrapposte di controllo/prevenzione e le necessità operative del cantiere. I valori della curva limite che risultino inferiori al valore soglia per la media giornaliera (50 µg/m3) vengono posti pari al valore soglia stesso.

A titolo di esempio nel successivo grafico è riportata la curva limite costruita con i criteri precedentemente illustrati, sulla base dei dati di PM10 registrati nell’anno 2011 nelle citate stazioni.

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Figura 3-4 – Valutazione curva limite Dati anno 2011

Analisi e valutazione dei dati I dati di monitoraggio generati dalla strumentazione di misura dei parametri ambientali, prima della loro elaborazione, devono seguire una procedura di accettazione degli stessi eseguita da personale esperto. In particolare, prima dell’elaborazione devono essere raccolti:

• dati analitici dei campionamenti (i dati ritenuti non validi non saranno cancellati

dall’archivio, ma semplicemente marcati come "non validi" ed esclusi dalle successive

elaborazioni);

• segnalazioni automatiche del sistema di misura;

• segnalazioni dei tecnici;

• fogli di lavoro relativi a manutenzione, regolazione della strumentazione;

• rapporti di taratura;

• informazioni relative al verificarsi di particolari eventi non correlabili alle attività

di cantiere/alle lavorazioni in corso;

• dati meteorologici rilevati dalle centraline di Parco Lambro e piazzale Zavattari

(Direzione del vento, Velocità del vento, Temperatura, Pressione atmosferica,

Umidità relativa, Radiazione solare globale, Precipitazioni).

Si procede, quindi, all’elaborazione dei dati.

Per il PM10, qualora si verifichi il superamento del valore di soglia definito dalla curva limite

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precedentemente descritta, il piano prevede che si esegua un'analisi di contesto per individuare le cause del superamento e si avviino azioni correttive adeguate a garantire il rientro delle concentrazioni all'interno dei valori ammessi.

Se ne darà, inoltre, tempestiva comunicazione all'Osservatorio Ambientale per concordare le tipologie di azioni da eseguire nei diversi casi, a partire da quanto già previsto dai Manuali di gestione dei cantieri adottati .

Il responsabile del monitoraggio dovrà successivamente riportare all'Osservatorio Ambientale gli interventi messi in atto e i risultati ottenuti.

3.3.8. Restituzione dati e trasmissione enti competenti

Al termine di ogni campagna di misura saranno elaborate relazioni di sintesi da trasmettere all’Osservatorio Ambientale, contenenti per tutti gli inquinanti analizzati e i siti di misura:

• risultati analitici dei campionamenti (i dati ritenuti non validi non saranno

cancellati, ma semplicemente marcati come "non validi");

• segnalazioni automatiche del sistema di misura;

• segnalazioni dei tecnici;

• fogli di lavoro relativi a manutenzione, regolazione della strumentazione;

• rapporti di taratura;

• informazioni relative al verificarsi di particolari eventi non correlabili alle attività

di cantiere/alle lavorazioni in corso;

• dati meteorologici rilevati dalle centraline di Parco Lambro e Zavattari (Direzione

del vento, Velocità del vento, Temperatura, Pressione atmosferica, Umidità relativa,

Radiazione solare, globale, Precipitazioni);

• per il PM10, eventuali superamenti del valore di soglia definito dalla curva limite

precedentemente descritta e, di conseguenza, le azioni correttive poste in essere per

rientrare all'interno dei valori ammessi e i risultati ottenuti.

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d. Rumore:

4. Piano di monitoraggio ambientale - Rumore

Il presente documento contiene le risposte alle prescrizioni relative alla componente ambientale rumore esposte nella relazione istruttoria relativa allo Studio di Impatto Ambientale degli interventi previsti nel PII “Cascina Merlata” nel Comune di Milano. In particolare viene fatto esplicito riferimento alle problematiche emerse nei paragrafi 9.8 - Rumore, 9.10 - Cantiere e 9.11 – Monitoraggio all’interno del “Quadro delle prescrizioni, condizioni e azioni di monitoraggio” della relazione istruttoria. Le valutazioni riportate nel presente documento prendono in considerazione la relazione relativa alla valutazione previsionale di clima e impatto acustico (allegato 4 del S.I.A., luglio 2010) e le successive integrazioni (allegato 3.7 delle integrazioni al S.I.A., novembre 2010). A tale proposito parte delle informazioni e dei dati contenuti nelle precedenti relazioni vengono qui citate e, ove necessario, riprese e sviluppate. Si osserva inoltre che nel corso dello sviluppo del progetto degli interventi edilizi, il progetto planivolumetrico ha subito alcune modifiche. Nelle valutazioni che seguono si terrà conto del nuovo progetto planivolumetrico che non comporta variazioni sostanziali del clima acustico stimato considerando il precedente progetto. Non sono previste infatti modifiche a livello delle infrastrutture viarie e, nel complesso, non vi sono significative variazioni in termini di distanza fra le facciate degli edifici e le sorgenti stradali. Con lo scopo di dimostrare la sostanziale equivalenza, dal punto di vista dei livelli di rumore stimati, tra i due progetti planivolumetrici, si riportano nell’allegato A le tavole relative alle mappe di rumore dello scenario post operam (periodi diurno e notturno) considerando il progetto planivolumetrico aggiornato (tavole I e II) e il quello precedente (tavole 3.7e e 3.7f dell’allegato 3.7 delle integrazioni al S.I.A.).

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9.8 Rumore, punto a. Dovrà essere elaborata una relazione in cui sia evidenziato il rispetto dei limiti differenziali anche nelle condizioni presumibilmente più critiche legate agli specifici orari in cui le attività rumorose più impattanti sono svolte dalle ditte.

La valutazione dell’impatto acustico della ditta Bartolini – Corriere Espresso (via Daimler) sui futuri recettori residenziali viene svolta sulla base del rilievo fonometrico della durata di 24 ore eseguito tra il 2/7/2009 e il 3/7/2009 (si veda l’allegato B, estratto dall’allegato 1 della valutazione previsionale di clima e impatto acustico del luglio 2010) e dei risultati forniti dalle simulazioni acustiche. La verifica di conformità svolta nel presente documento si riferisce al rispetto del criterio del limite differenziale. Per la valutazione del criterio limite differenziale occorre in primo luogo definire i valori rappresentativi del rumore ambientale (rumore della sorgente disturbante, rappresentato dalla ditta Bartolini + rumore in sua assenza) e del rumore residuo (rumore in assenza della sorgente disturbante) nella situazione post operam. La differenza tra rumore ambientale e rumore residuo non deve essere superiore a 5 dB(A) per il periodo di riferimento diurno e a 3 dB(A) per il periodo di riferimento notturno. In FIGURA 4-1 si riporta la localizzazione del sito di misura e la sagoma degli edifici in progetto più vicini alla ditta Bartolini, che distano rispettivamente 8 m e 20 m dal confine della stessa.

#S

Edifici in progetto

Sito misura#S

Bartolini

N

Figura 4-1 – Localizzazione del sito di misura e delle sagome degli edifici in progetto Nelle valutazioni si considera il punto in cui è stato eseguito il rilievo come rappresentativo dei livelli di rumore in corrispondenza delle facciate rivolte verso la ditta Bartolini (elemento cautelativo in quanto il punto di valutazione è più vicino alla sorgente di rumore indagata rispetto al punto in cui si potrà verificare il potenziale disturbo). Come si può osservare dai risultati del rilievo fonometrico contenuto nell’allegato B, le misurazioni hanno fornito un LAeq per il periodo diurno pari a 51,0 dB(A) e per il periodo notturno pari a 48,2 dB(A). I valori di livello equivalente riportati sono epurati dagli eventi straordinari verificatisi durante il periodo di misura. Con lo scopo di illustrare che, sulla base delle informazioni acquisite, non vi siano ad oggi elementi per poter affermare che presso i futuri edifici residenziali si verificherà il superamento dei limiti differenziali, si è deciso di procedere con l’analisi delle misure senza effettuare epurazioni (ipotizzando quindi che i livelli di rumore acquisiti siano imputabili esclusivamente al rumore generato dalla ditta

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Bartolini) e prendendo come riferimento i valori percentili di L1. Si ritiene infatti che utilizzando il livello percentile L1, che rappresenta il valore superato per l’1% del periodo di misura (cioè 9,6 minuti per il periodo diurno e 4,8 minuti per il periodo notturno), come valore rappresentativo del rumore generato dalle attività della ditta Bartolini, non possano venire trascurate in alcun modo le condizioni presumibilmente più critiche legate agli specifici orari in cui vengono svolte le attività rumorose più impattanti. Il rilievo fonometrico non epurato dagli eventi straordinari ha fornito i risultati riportati in TABELLA 4-1. I valori di L1 riportati nella TABELLA 4-1 (60,8 dBA per il periodo diurno e 56,8 dBA per il periodo notturno) sono stati utilizzati come valori rappresentativi del livello di rumore generato esclusivamente dalla ditta Bartolini nella situazione post operam. Tabella 4-1 – Risultati del rilievo fonometrico senza epurazione degli eventi straordinari

Periodo LAeq L1 L5 L10 L50 L90 L95

Diurno 52,8 60,8 56,8 55,3 50,8 44,0 42,9

Notturno 50,9 56,8 55,4 54,8 48,9 41,0 39,4

Come livello di rumore residuo per per la situazione post operam sono stati considerati i livelli stimati tramite il modello di simulazione in corrispondenza degli edifici residenziali in progetto più vicini alla ditta Bartolini che sono pari a 65,8 dB(A) (periodo diurno) e 57,6 dB(A) (notturno); nel modello non sono infatti inserite le sorgenti di rumore fisse rappresentate dalle attività commerciali e produttive nell’intorno del P.I.I.. I livelli di rumore ambientale per la situazione post operam e per i due periodi di riferimento sono stati stimati sommando i valori rilevati di L1 ai valori di rumore residuo e risultano essere pari a 67,0 dB(A) per il periodo diurno e 60,2 dB(A) per il periodo notturno. La differenza tra i livelli di rumore ambientale e i livelli di rumore residuo risulta dunque essere pari 1,2 dB per il periodo diurno e 2,6 dB per il periodo notturno; tali differenze evidenziano il rispetto dei limiti differenziali. L’applicabilità del procedimento e l’attendibilità dei risultati sono stati confermati dai referenti ARPA territorialmente competenti, in particolare dal dott. Mario Piuri dell’U.O. Monitoraggi Ambientali – ARPA Lombardia , Dipartimento di Milano.

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9.8 Rumore, punto b. Dovrà essere elaborata una dettagliata ed accurata progettazione dei requisiti acustici passivi secondo il DPCM 5/12/1997. Ciò in quanto il rispetto dei limiti fissati dal suddetto decreto viene evocato per rispettare la normativa specifica che regolamenta il rumore d’infrastrutture viarie presso recettori abitativi.

Lo studio di verifica dei requisiti acustici passivi degli edifici in progetto, con particolare riferimento agli edifici residenziali e alla struttura alberghiera, è rimandato ad una fase di progettazione successiva. Attualmente non è possibile svolgere tale verifica poiché i progetti definitivi dei singoli edifici non sono ancora disponibili. Si fa presente inoltre che lo studio relativo ai requisiti acustici passivi dovrà essere allegato alla richiesta del permesso di costruire da parte dei titolari del progetto secondo le procedure previste dall’iter autorizzativo comunale.

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9.8 Rumore, punto c. Dal confronto dei livelli di rumore stimati, presso i recettori esistenti, nelle simulazioni ante e post operam con mitigazioni si evidenziano previsioni di incrementi significativi per alcuni recettori in progetto e esistenti per i quali è necessario realizzare le misure di mitigazione come specificate nel precedente paragrafo 9.2 “Paesaggio”* eventualmente anche arretrando gli edifici in progetto rispetto alle infrastrutture stradali.

*dal par. 9.2 [...] Lo studio relativo all’impatto acustico ha rilevato un superamento dei limiti di legge presso i recettori sensibili esistenti e in progetto. La mitigazione di tale impatto deve essere realizzata mediante rilevati inverditi, integrati con la progettazione prevista per le aree verdi e per il paesaggio. Riguardo all’impatto acustico presso gli edifici esposti all’autostrada A4, si concorda con la realizzazione delle barriere fonoassorbenti.

Le criticità emerse in occasione della valutazione previsionale di clima e impatto acustico dell’intervento in esame (Relazione Istruttoria relativa allo Studio di Impatto Ambientale del PII “Cascina Merlata”), saranno risolte in modi differenti. I criteri per la scelta delle diverse tipologie di intervento dipendono dalla tipologia del recettore presso il quale si sono stimate le criticità e da eventuali vincoli legati alle caratteristiche del sito in cui è posizionato il recettore. In particolare si distinguono 3 tipologie di interventi:

1. l’introduzione di una barriera acustica a protezione dei recettori esistenti di via Triboniano;

2. l’introduzione di un terrapieno inverdito per garantire il rispetto dei limiti di legge presso l’area in cui si prevede la realizzazione del plesso scolastico;

3. l’intervento diretto al recettore per i nuovi edifici sia residenziali che ricettivi (la progettazione dei requisiti acustici passivi secondo il D.P.C.M. 5/12/1997 garantirà il rispetto dei limiti ai sensi dell’art. 6, comma 2 del D.P.R. 142/04).

Relativamente all’intervento previsto presso i recettori di via Tribioniano si richiama di seguito quanto esposto nella relazione relativa alla valutazione previsionale di clima e impatto acustico (allegato 4 del S.I.A., luglio 2010): al fine di mitigare l’impatto generato dalla realizzazione delle infrastrutture in progetto si prevede l’introduzione di una barriera antirumore alta 2,5 m e lunga circa 90 m (FIGURA 4-2) che garantirà il rispetto dei limiti di legge. In relazione all’intervento di mitigazione a protezione dell’area in cui è prevista la realizzazione del plesso scolastico si richiama quanto indicato nell’allegato 3.7 delle integrazioni al S.I.A., novembre 2010. Poiché la progettazione dell’edificio scolastico sarà oggetto di gara e allo stato attuale non è possibile definire l’effettiva forma e collocazione della struttura, ai fini della valutazione dell’efficacia dell’intervento si è ipotizzato un edificio con sviluppo parallelo a via Jona e al di fuori della fascia di rispetto cimiteriale. Al fine di ridurre i livelli di rumore in facciata presso il plesso scolastico è stata valutata l’efficacia di un terrapieno alto 4 metri, il cui posizionamento è riportato nella FIGURA 4-3. In TABELLA 4-2 sono riportati i risultati in corrispondenza di recettori puntuali posti lungo la facciata più esposta dell’edificio scolastico ipotizzato (recettori individuati in FIGURA 4-3) per la situazione “post operam” e per la situazione “post operam mitigato”. Osservando i risultati presentati nella tabella si stima che l’introduzione del terrapieno possa ridurre i livelli di rumore fino a 3 dB(A); nel complesso si calcola un superamento presso 4 recettori, mai superiore a 1,5 dB(A).

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N

Barriera

Legenda

Residenziali

Non residenziali

Edifici

Figura 4-2 –Barriera antirumore prevista per i recettori di via Triboniano Tabella 4-2 – Livelli di rumore ai recettori nella situazione “post operam” e “post operam mitigato” per la scuola

ID ID ID ID

Rec.Rec.Rec.Rec. QuotaQuotaQuotaQuota

Leq(A) diurno [dBA]Leq(A) diurno [dBA]Leq(A) diurno [dBA]Leq(A) diurno [dBA]

Valore limite Valore limite Valore limite Valore limite

diurno [dB(A)]diurno [dB(A)]diurno [dB(A)]diurno [dB(A)] DifferenzaDifferenzaDifferenzaDifferenza

RisRisRisRispetto dei limitipetto dei limitipetto dei limitipetto dei limiti

Post Post Post Post

operamoperamoperamoperam

Post Post Post Post

operam operam operam operam

mitigatomitigatomitigatomitigato

Post Post Post Post

operamoperamoperamoperam

Post Post Post Post

operam operam operam operam

mitigatomitigatomitigatomitigato

1111 4.0 58.1 54.5

60

3.6 sì sì

2222

4.0 58.9 56.4 2.5 sì sì 8.0 60.9 58.4 2.5 no sì 12.0 61.8 59.5 2.3 no sì

3333

4.0 58.9 57.2 1.7 sì sì 8.0 60.9 59.2 1.7 no sì 12.0 61.8 60.1 1.7 no no 16.0 59.3 58.2 1.1 sì sì

4444

4.0 61.2 60.1 1.1 no no 8.0 62.0 60.9 1.1 no no 12.0 62.4 61.3 1.1 no no

5555

4.0 57.9 57.3 0.6 sì sì 8.0 59.9 59.3 0.6 sì sì 12.0 60.8 60.1 0.7 no no

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40

#S

#S#S#S

#S#S#S

#S#S#S#S#S#S#S

5 4

3

2

1

N

Legenda

Edifici esistenti

Non residenziali

Residenziali

Edifici in progetto

Direzionale

Ricettivo

Commerciale

Residenziali

Plesso scolastico

Confine A.d.P.

Confine P.I.I.

Strade

#S Punti recettore

Terrapieno

Figura 4-3 - Individuazione dei recettori per le stime puntuali presso il plesso scolastico Per quanto riguarda l’albergo si richiama che nella relazione luglio 2010 si prevedeva una valutazione sulla sostenibilità dell’introduzione di una barriera antirumore (alta 6 m e lunga 500 m) a protezione della struttura ricettiva. Si osserva che la necessità di tale valutazione ha origine dal fatto che, come dimostrato dai risultati delle simulazioni svolte in occasione della valutazione previsionale di clima e impatto acustico (allegato 4 del S.I.A., luglio 2010), l’intervento rappresentato dalla barriera acustica non garantisce il rispetto dei limiti di legge presso la struttura alberghiera nel suo complesso. Tale situazione è dovuta sia alla breve distanza che intercorre tra l’edificio e l’infrastruttura stradale sia al fatto che l’edificio è caratterizzato da un importante sviluppo verticale. Si osserva inoltre che l’evoluzione del progetto architettonico prevede per l’edificio alberghiero per la parete dell’involucro esterno rivolta verso l’autostrada A4 una struttura cieca fino a 10 metri di altezza e oltre a tale quota una “striscia” vetrata (non vi sarà la possibilità di aprire

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finestre). Un ulteriore elemento da considerare in fase di valutazione della fattibilità della barriera acustica inizialmente ipotizzata è relativo al cavalcavia in progetto che dovrà collegare la piazza dell’albergo con le aree destinate ad ospitare l’EXPO 2015: la presenza del cavalcavia comporterebbe la necessità di interrompere la barriera vanificandone di fatto l’efficacia. Alla luce degli elementi esposti si ritiene quindi che l’intervento diretto al recettore sia l’unica tipologia di intervento di mitigazione realizzabile ed efficace. 9.10 Cantiere […] dovrà essere prodotta una relazione aggiornata relativa agli impatti stimati per la fase di cantiere in relazione agli impianti e alle attività ivi effettuate, relativamente ad ogni tipologia di impatto nonché alle opere di mitigazione necessarie comprese quelle già definite nel S.I.A. […]

La fase di cantiere dell’intervento comporterà inevitabilmente introduzione di rumore nell’ambiente circostante, caratterizzato dalla presenza di edifici di tipo commerciale/produttivo (via Daimler) e di tipo residenziale (via Gallarate e via Triboniano). Le sorgenti di rumore tipiche di un cantiere sono classificabili in due categorie: la prima relativa alle attività connesse alle specifiche fasi (installazione cantiere, scavi, fondazioni, strutture, murature, impianti, intonaci, pavimenti e rivestimenti, finiture e opere esterne), la seconda relativa al traffico indotto di mezzi pesanti (movimentazione terre e fornitura materiali di cantiere). In FIGURA 4-4 si riporta la planimetria generale di cantiere (estratto dal “Regolamento Generale di Comparto”). Tutti i lotti di prossima realizzazione (C1-R11-R9-R7-R5-R4-Urbanizzazioni) avranno un proprio autonomo ingresso al quale si accederà direttamente dalla viabilità esterna ( via Daimler o via Gallarate per i lotti insistenti su tali fronti ) o comunque da brevi tratti di strada oggetto di urbanizzazione che sarà fisicamente compartimentata con apposita recinzione. I lotti di futura realizzazione (P.SC-R1-R2-R3-R6-R8-R10-CSN) avranno propri accessi indipendenti diretti dalla viabilità di comparto. Le aree logistiche a servizio dei lotti R11,R9,R7ed R5 saranno raggiungibili mediante apposita “pista di cantiere” realizzata in sterrato avente unico ingresso “entrata/uscita” da via Daimler. A partire dalla stima del numero di mezzi pesanti movimentati dall’esercizio del cantiere, è prevedibile una variazione, comunque non significativa, del clima acustico della zona in relazione all’aumento del traffico veicolare indotto dalla presenza del cantiere. Il numero di mezzi in uscita dal cantiere nella situazione maggiormente critica in termini di traffico indotto (durante gli scavi del comparto commerciale e dei lotti R9/3 ed R11) è stato calcolato pari a circa 3.5 mezzi/ora, sulla base di un coefficiente di rigonfiamento mucchio/banco pari a 1.2, di un volume trasportato per ogni mezzo di circa 15 mc, di un intervallo temporale di 120 giorni e 10 ore di lavoro giornaliere. Considerando che attualmente via Gallarate è interessata da un flusso orario medio giornaliero maggiore di 2000 veicoli/ora il contributo dei mezzi pesanti originati dal cantiere è del tutto trascurabile. Oltre alle emissioni acustiche imputabili al traffico veicolare derivante dalle attività cantieristiche, va considerato il rumore connesso all’utilizzo dei macchinari tipici di cantiere. Le singole emissioni sonore sono mediamente molto elevate e sarà quindi importante definire la dislocazione dei macchinari e delle schermature da installare, nonché garantire l’esclusivo utilizzo di mezzi d’opera silenziati o comunque conformi alla normativa CEE sui limiti di emissione sonora dei mezzi d’opera stessi. I bersagli sensibili individuati sono difatti posti a una distanza tale dalle aree maggiormente interessate dai lavori del cantiere, da richiedere un’accurata definizione del layout di cantiere. Nella

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tabella successiva sono riportate le pressioni sonore in dB(A) indicative a una distanza di circa 15 m dalla sorgente: Tabella 4-3 – Pressioni sonore derivanti da macchinari da cantiere

Categoria Tipologia dB(A)

Macchine movimento terra

Rullo compressore 73-74 Caricatori 72-74 Scavatrici 72-93 Trattori 76-96 Ruspe, Livellatrici 80-93 Pavimentatrici 86-96 Autocarri 83-93

Macchine movimento materiali

Betoniere 75-88 Gru semoventi 76-87

Macchine stazionarie Pompe 68-72

Generatori 72-82 Compressori 75-87

Macchine impattatrici Imbullonatrici 84-88 Martelli pneumatici 82-88 Battipalo 68-81

Altro Seghe 73-82

Per la mitigazione del rumore generato durante la cantierizzazione dovranno essere adottati i seguenti interventi.

Scelta delle macchine, delle attrezzature e miglioramenti prestazionali: Oltre al vincolo dell’utilizzo di macchine ed attrezzature omologate in conformità alle direttive della Comunità Europea e ai successivi recepimenti nazionali, verranno adottati i seguenti accorgimenti:

− impiego di macchine movimento terra ed operatrici gommate piuttosto che cingolate;

− installazione, se non prevista e in particolare sulle macchine di una certa potenza, di silenziatori sugli scarichi;

− utilizzo di impianti fissi schermati;

− utilizzo di gruppi elettrogeni e compressori di recente fabbricazione insonorizzati.

− manutenzione dei mezzi e delle attrezzature:

− eliminazione degli attriti attraverso operazioni di lubrificazione;

− sostituzione dei pezzi usurati e che presentano “giochi”;

− controllo e serraggio delle giunzioni;

− bilanciatura delle parti rotanti delle apparecchiature per evitare vibrazioni eccessive;

− verifica della tenuta dei pannelli di chiusura dei motori;

− svolgimento di manutenzione alle sedi stradali interne alle aree di cantiere e sulle piste esterne, mantenendo la superficie stradale livellata per evitare la formazione di buche e dossi.

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Figura 4-4 - Planimetria generale del cantiere (estratto dal “Regolamento Generale di Comparto”)

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Modalità operazionali e predisposizione del cantiere:

− divieto di svolgere attività rumorose nelle ore di riposo (notte e altri periodi concordati con gli Enti competenti) o in prossimità degli edifici esistenti;

− scelta di metodologie di lavorazione meno impattanti dal punto di vista acustico e vibrazionale;

− orientamento e posizionamento degli impianti che hanno una emissione direzionale in posizione di minima interferenza;

− imposizione di direttive agli operatori tali da evitare comportamenti inutilmente rumorosi (evitare di far cadere da altezze eccessive i materiali o di trascinarli quando possono essere sollevati...);

− divieto di uso scorretto degli avvisatori acustici, sostituendoli quando possibile con avvisatori luminosi.

Transito dei mezzi pesanti:

− riduzione delle velocità di transito;

− contenimento del transito dei mezzi nelle prime ore della mattina e in tutti gli orari ritenuti critici dal Servizio Viabilità del Comune di Milano;

− individuazione dei percorsi interni e di ingresso/uscita dal cantiere a minore impatto. Attività informativa Frequentemente, il fenomeno del disturbo acustico può essere limitato svolgendo una corretta campagna di informazione. Ogni lotto dovrà fornire un piano delle lavorazioni particolarmente rumorose e della durata delle stesse, in modo da concordare con le competenti autorità (ARPA) eventuali modifiche o migliorie. Eventualmente, prima dell’inizio delle attività cantieristica, verrà richiesta specifica autorizzazione per la deroga al rumore immesso, in base al DPCM 1 marzo 1991 art. 1, comma 4. Infatti, ai sensi dell’art. 1 comma 4 del DPCM 1 marzo 1991, le attività temporanee, quali anche i cantieri edili, possono essere autorizzate anche in deroga ai limiti previsti dalla classificazione acustica del territorio. A tale proposito, la regione Lombardia ha regolamentato la materia con la Legge Regionale n. 13 del 10 agosto 2001 che, all’art. 8, prescrive gli elementi che il comune deve considerare nel rilascio di autorizzazioni per lo svolgimento di attività temporanee (inclusi i cantieri edili) e le eventuali prescrizioni che è facoltà del comune stabilire.

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9.11 Monitoraggio Il Piano di Monitoraggio dovrà essere concordato con ARPA alla quale dovrà essere consegnata con periodicità e modalità da definire, una relazione con i dati rilevati e i relativi indicatori […]

[…] punto d

i. per la fase di cantiere dovrà essere predisposto un monitoraggio presso i recettori sensibili che possono risentire dell’inquinamento acustico prodotto dalle attività di cantiere e dal traffico indotto;

ii. dovrà essere predisposto un programma di monitoraggio acustico post operam che consenta di verificare il rispetto dei limiti di rumore e l’efficacia delle misure di mitigazione e di individuarne e dimensionarne, ove necessario, ulteriori. Il programma di monitoraggio dovrà riportare localizzazione e modalità delle misure di rumore ed essere sottoposto ad ARPA per le verifiche di adeguatezza. Al termine del monitoraggio riportante i livelli di rumore rilevati, la valutazione circa la conformità ai limiti di rumore e l’indicazione delle eventuali ulteriori misure di mitigazione che a seguito del monitoraggio risultassero necessarie nonché dei tempi della loro attuazione.

In FIGURA 4-5 si riporta la localizzazione dei punti individuati per lo svolgimento della campagna di monitoraggio post operam e per la fase di cantiere. I punti di misura comprendono quelli presso i quali sono state effettuate le misure ante opera (1,4,5,6,7,8,10,12). Presso tutti i 13 punti di misura saranno eseguite le rilevazioni fonometriche post operam, mentre i siti 2, 3, 8, 9 e 12 (evidenziati in rosso in FIGURA 5) verranno monitorati anche durante la fase di cantiere. I punti individuati sono stati definiti in accordo con ARPA Lombardia (rif.: dott. Mario Piuri U.O. Monitoraggi Ambientali – ARPA Lombardia, Dipartimento di Milano). I rilievi verranno eseguiti principalmente ad una quota pari a 4 metri e, nel caso in cui emergano criticità specifiche, anche a quote più elevate. La durata di ciascun rilievo per la situazione post operam sarà pari a 24 ore. Presso i siti 2 (recettori di via Triboniano) e 6 (area che ospiterà il plesso scolastico) verrà valutata l’efficacia degli interventi di mitigazione in progetto. Per quanto riguarda la fase di cantiere le misure saranno eseguite in corrispondenza delle lavorazioni più rumorose individuate sulla base del cronoprogramma di ciascun intervento e saranno di durata variabile in funzione della tipologia di attività monitorata.

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#S

#S

#S

#S

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#S

#S

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#S#S

#S

#S

#S

Plesso scolastico

Edifici esistenti

Non residenziali

Residenziali

Residenziali

Commerciale

Edifici in progetto

Ricettivo

Direzionale

Confine A.d.P.

Confine P.I.I.

Strade

Linea FFSS Rho-Milano

Legenda

#S

#S

Post operam e cantiere

Punti monitoraggio

Post operam

N

Autostrada A4

Via Gallarate

3

1

2

4

5

6

7 8

9

10

11

12

13

Figura 4-5 - Localizzazione dei punti di monitoraggio per il post operam e per la fase di cantiere

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e. Ambrosia:

In previsione della creazione di cumuli di terreno vegetale scoticato e stoccato per un successivo utilizzo, si ricorda che la comparsa di Ambrosia artemisiifolia sugli stessi, o comunque nelle aree di pertinenza dei cantieri, comporta la necessità di applicare sin da subito l’adozione di tutti gli interventi di contenimento previsti dalla nota regionale prot.n. H1 2012.0012379 del 18/04/2012 e del relativo allegato tecnico, che si allegano.

Si valuti in tal senso l’inserimento all’interno del PMA di un capitolo dedicato al monitoraggio dei cumuli di terreno, in modo da standardizzare i controlli necessari.

Nota ARPA nell'incontro del 7 febbraio 2013

5. PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE - AMBROSIA

5.1. Riferimenti normativi

Attualmente le direttive di riferimento sugli standard di qualità dell’aria a livello europeo sono le seguenti:

− D.C.R. 8 marzo 1995, n. V/1446 “Azione programmata regionale per la prevenzione, diagnosi e cura delle allergopatie”;

− O.P.G.R. 29 marzo 1999 - N. 25522. Ordinanza contingibile e urgente ai sensi dell'art. 32 della L. 23 dicembre 1978, n 833 - Disposizioni contro la diffusione della pianta "Ambrosia" nella Regione Lombardia al fine di prevenire la patologia allergica ad essa correlata.

− nota regionale prot.n. H1 2012.0012379 del 18/04/2012 avente per oggetto “Prevenzione delle allergopatie da ambrosia in Lombardia”;

− LINEE GUIDA “PREVENZIONE DELLE ALLERGOPATIE DA AMBROSIA IN LOMBARDIA”

− art. 2.2.1 del Regolamento Locale di Igiene;

− art. 24 del Regolamento Edilizio del Comune di Milano;

− art. 50, comma 5, del D. Lgs 18.8.2000 n. 267;

5.2. Premessa

L'Ambrosia (Ambrosia artemisiifolia L., famiglia delle Composite) è una pianta erbacea importata dall'America settentrionale, nociva per la salute dell'uomo, per l'agricoltura e per l'ambiente. In Italia, l'ambrosia è stata introdotta accidentalmente nella zona del fiume Ticino ma si sta rapidamente diffondendo in tutta la Pianura Padana. La diffusione dell'Ambrosia è un rischio per la salute delle persone, perché nel periodo della sua fioritura, tra fine luglio e fine settembre, può provocare forti allergie, non solo a causa del polline ma anche per semplice contatto diretto con l'infiorescenza. I fenomeni allergici si manifestano con la comparsa di segnali che vanno dalle semplici

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riniti allergiche ai più gravi disturbi respiratori e all'asma. L'Ambrosia non è l'unica pianta allergenica presente nelle nostre città; tuttavia, essa rappresenta una particolare minaccia per la salute delle persone, in quanto il suo polline è un allergene più potente di quello delle graminacee e la sua fioritura tardiva (che si verifica a partire da fine luglio) prolunga di almeno due mesi i problemi per le persone sensibili ai pollini. Inoltre, l'Ambrosia è causa di allergia per una percentuale sempre maggiore di popolazione.

5.3. Articolazione del piano

Tutte le aree di cantiere afferenti alla realizzazione del PII Cascina Merlata adotteranno le azioni previste dalla nota regionale prot.n. H1 2012.0012379 del 18/04/2012 e del relativo allegato tecnico.

Le aree di cantiere saranno quindi monitorate e controllate giornalmente al fine di verificare la presenza di Ambrosia artemisiifolia.

Le aree pianeggianti interessate dalla presenza di Ambrosia artemisiifolia saranno oggetto di sfalci periodici da attuare nei periodi antecedenti la fioritura. Nello specifico, a scopo cautelativo, verranno eseguiti almeno 3 sfalci annui così come precedentemente previsto dall' O.R. 25522 del 1999 che indicativamente li collocava nella terza decade di giugno e luglio, metà agosto.

Gli sfalci saranno comunque stabiliti in base all’andamento climatico di ogni anno e quindi dello stadio effettivo di sviluppo della pianta, al fine di assicurare che lo sfalcio intervenga prima della maturazione delle infiorescenze maschili che producono polline allergizzante (e quindi prima della fioritura).

I cumuli di terreno vegetale stoccati presso le aree di cantiere saranno invece oggetto di lavorazione meccanica, al fine di impedire l’attecchimento (e quindi fioritura) della pianta.