a un maestro della didattica antonio mininno della geografia · 2018-07-20 · tante, poiché...

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Antonio Mininno A un Maestro della Didattica della Geografia zioni nazionali per il curri- colo della scuola dell’infan- zia e del primo ciclo d’istru- zione”, dove l’obiettivo del- la scuola «è quello di forma- re saldamente ogni persona sul piano cognitivo e cultu- rale, affinché possa affron- tare positivamente l’incer- tezza e la mutevolezza de- gli scenari sociali e profes- sionali, presenti e futuri». Tornando all’incipit di que- sto contributo, la formazio- ne di un’intelligenza spazia- le, capace di comprendere e comunicare quella che Bis- santi ha definito “geo-grafi- cità”, è quanto mai impor- tante, poiché l’attività uma- na ha impresso la sua forte impronta in questo Mondo, a ogni scala, comprometten- do e intaccando larga par- te delle sue risorse. La si- nergia, suggerita da Bissan- ti, tra innovazione e assen- natezza, dove i supporti tec- nologici (cartografie, imma- gini aero-satellitari ecc.) si prestino allo studio e alla ge- stione intelligente dei feno- meni, è stata anch’essa fatta propria dalla Carta Interna- zionale sull’Educazione Ge- ografica, la cui attuazione è stata poi discussa nella ses- sione pomeridiana del Con- vegno, dove Cristiano Gior- da ha coordinato gli inter- venti di Giovanni Donadel- li, Matteo Puttilli e Giaco- mo Zanolin. In conclusione, cercando di sintetizzare il senso del- le tante e libere testimo- nianze giunte alla fine del- la mattinata, l’immagine di Andrea A. Bissanti appare carica di forza ed entusia- smo, il cui ricordo è in grado di trasmettere quell’energia che occorre a chi, seppure in modo differente, si tro- va quotidianamente a riper- correre i suoi stessi passi e le sue stesse lotte: un caro gra- zie anche di questo. Davide Pavia, Sapienza Università di Ro- ma, Dipartimento di Scien- ze documentarie, linguisti- co-filologiche e geografiche; Sezione Lazio La testimoniananza di un collega del “prestigioso Istituto di Geografia” dell’Università di Bari C aro Andrea, è trascorso poco più di un anno da quando ci hai lasciato e non ti nascondo che faccio ancora fatica a ritro- vare un certo equilibrio. Nella mia mente emergono tanti ricordi. In quasi mezzo secolo di vita trascorsa insie- me abbiamo realizzato tante cose che hanno segnato signi- ficativamente il nostro com- portamento. Ti ho conosciuto nel lonta- no 1971, quando ho parteci- pato a un concorso per l’attri- buzione di una borsa di stu- dio e tu facevi parte, assieme a Giorgio Nebbia, della com- missione presieduta dal com- pianto prof. Luigi Ranieri. Ap- prodai così al prestigioso Isti- tuto di Geografia il 2 novem- bre di quell’anno. Provenendo io dall’ateneo salentino, in po- co tempo mi ambientai, grazie all’accoglienza riservatami da tutti voi che mi avevate pre- ceduto: tu, Onofrio Amoruso, Salvatore Mannella, Giovan- ni Novelli. Affrontai il primo periodo del- la mia formazione sotto la gui- da di Luigi Ranieri, nostro in- dimenticabile maestro. Tu eri già libero docente e lavoravi alacremente per partecipare al concorso per l’ordinariato. Eri il prediletto del Diretto- re, il predestinato a succeder- gli sia alla direzione dell’Istitu- to, sia alla Presidenza dell’AI- IG Puglia e Basilicata. Dopo la sua scomparsa, imprimesti una svolta di 180° nella condu- zione dell’istituto, e nelle atti- vità dell’Associazione. Facesti di noi, che venivamo da forma- zioni diverse, un gruppo coe- so, affiatato, tutti disposti a se- guirti nell’attuare ciò che tu da qualche tempo avevi nella tua mente maturato. Ricordo le riunioni duran- te le quali, settimanalmente, discutevamo su argomenti da te proposti e le cene di lavo- ro, che noi avevamo simpati- camente etichettato “pizze ge- ografiche”, durante le quali si continuava ad approfondire quanto ci proponevi e si trac- ciavano insieme strategie atte a tradurle nella realtà. Nel frattempo si registrano nuovi innesti, Sante Carpa- relli, prima, e in seguito Ma- ria Fiori e Isabella Varraso. Durante tutti quegli anni non hai mai manifestato quelle che erano le tue idee politiche, ma non hai esitato a manifestare la tua scarsa o nulla fiducia nei confronti dei politici per la lo- ro incapacità nell’affrontare i problemi concernenti l’inse- gnamento della Geografia. Dopo aver formato noi, ti sei tuffato a capo fitto nell’orga- nizzare incontri per migliorare la formazione degli insegnanti in tutti gli ordini di scuola che l’università non aveva fornito. Si registra nel breve periodo da più parti un entusiasmo nei confronti della Geografia im- pensabile sino allora. Si susse- guono a ritmo crescente gli in- contri, le tavole rotonde, i cor- si di aggiornamento, le proie- zioni di film didattici presso le scuole, le escursioni, gli in- contri con le scolaresche. Un turbinio di attività che nel gi- ro di pochi anni ha portato la Sezione Puglia e Basilicata al- la ribalta nazionale con i suoi oltre 900 soci. A te viene affidato il compito di organizzare prima il Con- vegno Nazionale dell’Associa- zione a Bari, che ancora mol- ti soci ricordano, e successi- vamente quello a S. Giovan- ni Rotondo. Mantenere i tuoi ritmi per noi non è stato per niente facile, comunque sempre pronti a ri- partire, spinti dal tuo entusia- smo, per altre destinazioni an- che in regioni diverse, dove ci aspettavano altri docenti desi- derosi di cambiamento. Gra- zie alle tue azioni, la Geogra- fia, sino allora la cenerentola e la più bistrattata delle disci- pline, diventa il punto centrale attorno al quale ruotano l’ita- liano, la storia, la matematica, l’educazione tecnica. La fame di Geografia e la fa- ma della Scuola Barese molti- plicano le richieste di corsi di aggiornamento anche da par- te di altre Sezioni, alle quali, grazie al sostegno economi- co dell’IRRSAE, riusciti a fa- re fronte dopo aver formato tanti docenti, a “clonare” di- verse equipes che hanno for- temente contribuito a realiz- zare l’aggiornamento diffuso. Si ripartiva sempre con tanto entusiasmo anche verso mete lontane, e soprattutto disagia- te, convinti di aver imboccato la strada giusta nella direzio- ne di rivalutazione dell’inse- gnamento della Geografia, a rischio qualche volta della no- stra incolumità. Ricordo quan- Andrea A. Bissanti e Antonio Mininno prima della partenza di un’escursione. Docenti e dottorandi della scuola di geografia dell’Università di Bari con in primo piano in centro Andrea A. Bissanti. 19

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Page 1: A un Maestro della Didattica Antonio Mininno della Geografia · 2018-07-20 · tante, poiché l’attività uma-na ha impresso la sua forte impronta in questo Mondo, a ogni scala,

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Antonio Mininno

A un Maestro della Didattica della Geografia

zioni nazionali per il curri-colo della scuola dell’infan-zia e del primo ciclo d’istru-zione”, dove l’obiettivo del-la scuola «è quello di forma-re saldamente ogni persona sul piano cognitivo e cultu-rale, affinché possa affron-tare positivamente l’incer-tezza e la mutevolezza de-gli scenari sociali e profes-sionali, presenti e futuri». Tornando all’incipit di que-sto contributo, la formazio-ne di un’intelligenza spazia-le, capace di comprendere e comunicare quella che Bis-santi ha definito “geo-grafi-cità”, è quanto mai impor-tante, poiché l’attività uma-na ha impresso la sua forte impronta in questo Mondo, a ogni scala, comprometten-do e intaccando larga par-te delle sue risorse. La si-nergia, suggerita da Bissan-ti, tra innovazione e assen-natezza, dove i supporti tec-nologici (cartografie, imma-gini aero-satellitari ecc.) si prestino allo studio e alla ge-stione intelligente dei feno-meni, è stata anch’essa fatta propria dalla Carta Interna-zionale sull’Educazione Ge-ografica, la cui attuazione è stata poi discussa nella ses-sione pomeridiana del Con-vegno, dove Cristiano Gior-da ha coordinato gli inter-venti di Giovanni Donadel-li, Matteo Puttilli e Giaco-mo Zanolin.In conclusione, cercando di sintetizzare il senso del-le tante e libere testimo-nianze giunte alla fine del-la mattinata, l’immagine di Andrea A. Bissanti appare carica di forza ed entusia-smo, il cui ricordo è in grado di trasmettere quell’energia che occorre a chi, seppure in modo differente, si tro-va quotidianamente a riper-correre i suoi stessi passi e le sue stesse lotte: un caro gra-zie anche di questo.

Davide Pavia,Sapienza Università di Ro-ma, Dipartimento di Scien-ze documentarie, linguisti-co-filologiche e geografiche;Sezione Lazio

La testimoniananza di un collegadel “prestigioso Istituto di Geografia”dell’Università di Bari

Caro Andrea,è trascorso poco più di un anno da quando ci

hai lasciato e non ti nascondo che faccio ancora fatica a ritro-vare un certo equilibrio. Nella mia mente emergono tanti ricordi. In quasi mezzo secolo di vita trascorsa insie-me abbiamo realizzato tante cose che hanno segnato signi-ficativamente il nostro com-portamento. Ti ho conosciuto nel lonta-no 1971, quando ho parteci-pato a un concorso per l’attri-buzione di una borsa di stu-dio e tu facevi parte, assieme a Giorgio Nebbia, della com-missione presieduta dal com-pianto prof. Luigi Ranieri. Ap-prodai così al prestigioso Isti-tuto di Geografia il 2 novem-bre di quell’anno. Provenendo io dall’ateneo salentino, in po-co tempo mi ambientai, grazie all’accoglienza riservatami da tutti voi che mi avevate pre-ceduto: tu, Onofrio Amoruso, Salvatore Mannella, Giovan-ni Novelli.Affrontai il primo periodo del-la mia formazione sotto la gui-da di Luigi Ranieri, nostro in-dimenticabile maestro. Tu eri già libero docente e lavoravi alacremente per partecipare al concorso per l’ordinariato. Eri il prediletto del Diretto-re, il predestinato a succeder-gli sia alla direzione dell’Istitu-to, sia alla Presidenza dell’AI-IG Puglia e Basilicata. Dopo la sua scomparsa, imprimesti una svolta di 180° nella condu-zione dell’istituto, e nelle atti-vità dell’Associazione. Facesti di noi, che venivamo da forma-zioni diverse, un gruppo coe-so, affiatato, tutti disposti a se-guirti nell’attuare ciò che tu da qualche tempo avevi nella tua mente maturato. Ricordo le riunioni duran-te le quali, settimanalmente, discutevamo su argomenti da te proposti e le cene di lavo-ro, che noi avevamo simpati-camente etichettato “pizze ge-ografiche”, durante le quali si continuava ad approfondire

quanto ci proponevi e si trac-ciavano insieme strategie atte a tradurle nella realtà. Nel frattempo si registrano nuovi innesti, Sante Carpa-relli, prima, e in seguito Ma-ria Fiori e Isabella Varraso.Durante tutti quegli anni non hai mai manifestato quelle che erano le tue idee politiche, ma non hai esitato a manifestare la tua scarsa o nulla fiducia nei confronti dei politici per la lo-ro incapacità nell’affrontare i problemi concernenti l’inse-gnamento della Geografia. Dopo aver formato noi, ti sei tuffato a capo fitto nell’orga-nizzare incontri per migliorare la formazione degli insegnanti in tutti gli ordini di scuola che l’università non aveva fornito. Si registra nel breve periodo da più parti un entusiasmo nei confronti della Geografia im-pensabile sino allora. Si susse-guono a ritmo crescente gli in-contri, le tavole rotonde, i cor-si di aggiornamento, le proie-zioni di film didattici presso le scuole, le escursioni, gli in-contri con le scolaresche. Un turbinio di attività che nel gi-ro di pochi anni ha portato la Sezione Puglia e Basilicata al-la ribalta nazionale con i suoi oltre 900 soci.A te viene affidato il compito di organizzare prima il Con-vegno Nazionale dell’Associa-zione a Bari, che ancora mol-ti soci ricordano, e successi-vamente quello a S. Giovan-ni Rotondo. Mantenere i tuoi ritmi per noi non è stato per niente facile, comunque sempre pronti a ri-partire, spinti dal tuo entusia-smo, per altre destinazioni an-che in regioni diverse, dove ci aspettavano altri docenti desi-derosi di cambiamento. Gra-

zie alle tue azioni, la Geogra-fia, sino allora la cenerentola e la più bistrattata delle disci-pline, diventa il punto centrale attorno al quale ruotano l’ita-liano, la storia, la matematica, l’educazione tecnica.La fame di Geografia e la fa-ma della Scuola Barese molti-plicano le richieste di corsi di aggiornamento anche da par-te di altre Sezioni, alle quali, grazie al sostegno economi-co dell’IRRSAE, riusciti a fa-re fronte dopo aver formato tanti docenti, a “clonare” di-verse equipes che hanno for-temente contribuito a realiz-zare l’aggiornamento diffuso.Si ripartiva sempre con tanto entusiasmo anche verso mete lontane, e soprattutto disagia-te, convinti di aver imboccato la strada giusta nella direzio-ne di rivalutazione dell’inse-gnamento della Geografia, a rischio qualche volta della no-stra incolumità. Ricordo quan-

Andrea A. Bissantie Antonio Mininno

prima della partenzadi un’escursione.

Docenti e dottorandi della

scuola di geografia dell’Università

di Bari con in primo piano in centro

Andrea A. Bissanti.

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do, mentre ci recavamo a Ci-rò marina, durante una del-le tante trasferte fuori regio-ne, siamo miracolosamente scampati dall’essere investiti da un mezzo articolato il cui conducente era stato colpito da un colpo di sonno, e da cui ne uscimmo miracolosamen-te illesi. Ricordo anche circostan-ze molto belle, come quella che ci vede raggiungere Aba-no Terme in occasione del Convegno Nazionale a bor-do di due carrozze cuccet-ta, aggiunte in coda al convo-glio ferroviario, riservate a un folto gruppo di soci puglie-si, a cui si erano uniti altri so-ci provenienti dalla Calabria, tutti pronti a presentare le lo-ro esperienze didattiche nel-le sezioni didattiche, da te as-sistite magistralmente. Il tempo era per te molto pre-

zioso e non perdevi occasione per rimarcarlo. Ti raccoman-davi ai presidi e ai direttori scolastici perché tutti rispet-tassero gli orari programma-ti. Ricordo che, in occasione di un corso di aggiornamento svolto presso un istituto supe-riore di Foggia, noi siamo arri-vati in anticipo , come da con-suetudine, ma anche i docen-ti sono arrivati tutti in orario; l’unico che ha fatto tardi è sta-to il custode. Con nostra gran-de sorpresa, ma anche degli astanti, sei salito in cima alla gradinata antistante all’ingres-so della scuola e hai comincia-to la lezione.Il tutto è andato a gonfie vele sino a quando tu hai comincia-to ad avvertire problemi di sa-lute. Cominciavi ad avvertire forte la stanchezza. In occasio-ne del Convegno di S. Giovan-ni Rotondo, ti eri impegnato a

Giovanni Mariani

guidare l’escursione post con-vegno di due giorni alle Iso-le Tremiti, ma all’ultimo mo-mento mi chiedesti di sostitu-irti perché sentivi il bisogno di rientrare a casa per motivi di salute. Ebbi netta la sensazio-ne che da lì a poco le cose sa-rebbero cambiate, se fosse ve-nuta meno la tua insostituibile guida. Così è stato.Voglio solo sperare che mi perdonerai, per essere io ve-nuto meno alle promesse che tu in più occasioni, e non solo a me, hai “estorto”, e cioè che nessuno di noi avrebbe dovuto mai organizzare niente per ri-cordare quanto da te fatto per “madonna” Geografia. Mi manca molto il tuo salu-to, quando ti affacciavi nella mia stanza e scherzosamente mi chiedevi “come va, come va!”, come a tutti noi manca-no tanto le tue venute la mat-

tina di ogni lunedì, durante le quali, sino all’ultimo, sei sta-to sempre prodigo di consigli. E nessuno di noi, sono certo, dimenticherà mai l’ultima te-lefonata che hai avuto la for-za di fare con un filo di voce, perché ormai allo stremo delle forze, a ognuno di noi, durante la quale ci hai impedito di in-terloquire, perché ti rimaneva veramente pochissimo tempo, e ci hai ringraziato per le belle esperienze realizzate insieme e per dimostrarci tutto l’affet-to che in tanti anni di vita la-vorativa trascorsi insieme non avevi mai voluto esternare. Siamo noi, invece, che ringra-ziamo te.Addio, Andrea, grazie anco-ra da tutti noi per quello che ci hai insegnato e per l’amore per la Geografia che tu ci hai inculcato.

Antonio Mininno

primo e secondo ciclo elemen-tare e al termine di ogni suc-cessiva classe” (Bissanti, 1988, p. 38). Si trattava di elaborare un si-stema graduale (per le clas-si dalla prima elementare in poi) e significativo non solo di conoscenze geografiche mini-me (“sapere”) che ogni alunno avrebbe dovuto acquisire, ma anche cosa un alunno doveva “saper fare”, coinvolgendo il suo “saper essere” (i valori). Al termine del progetto, rea-lizzato con gruppi di insegnan-ti di scuola elementare e me-dia, fu elaborata una proposta intitolata “Sapere e saper fare in Geografia. Proposta di livel-li minimi per la Scuola dell’ob-bligo” che indicava le finalità educative in direzione delle quali la Geografia doveva av-viare gli alunni e i livelli mini-mi di conoscenze (“sapere”) e abilità (“saper fare”) che gli stessi avrebbero dovuto con-seguire nel percorso di studio dalla prima classe delle Ele-mentari al termine della Scuo-la Media di 1° grado. Erano in vigore i Programmi del 1985 per la Scuola Elementare e quelli del 1979 per la Scuola Media Inferiore. Era la scuo-

1. Il progetto “Sapere e saper fare in geografia”

La didattica della Geogra-fia appresa alla scuola di An-drea Bissanti è ancor oggi di grande attualità considerato che “Sapere, saper fare e sa-per essere” è alla base del-la didattica per competenze che, da qualche anno, impe-gna la scuola italiana in un di-battito assai “rumoroso” che, spesso, rischia di diventare im-produttivo.

Nel 1988 la Se-zione AIIG Pu-glia e Basilicata, guidata da An-drea Bissanti, programmò “una serie di attività fi-nalizzate alla rea-lizzazione di una proposta di livel-li minimi, per la Geografia, di co-noscenze e abili-tà, nonché di va-lori, in direzione dei quali la Geo-grafia dovrebbe guidare i discen-ti. Livelli mini-mi da raggiunge-re al termine del

la della Didattica per obietti-vi e delle Unità didattiche con tutto il dibattito sulla loro arti-colazione, le tassonomie ecc. Il 18 dicembre del 2006 il Par-lamento europeo ha emana-to la “Raccomandazione” che ha indicato le “competenze chiave per la cittadinanza” che ogni cittadino deve possedere al termine del periodo obbli-gatorio d’istruzione o forma-zione. Nella definizione che la Raccomandazione offre del-la competenza, essa viene in-dicata come “un’integrazione di conoscenze, abilità e atteg-giamenti appropriati al con-testo”. Tutto questo ha dato avvio ad una rivoluzione nella scuola italiana con il passag-gio dalla didattica per obiet-tivi alla didattica per compe-tenze, anche se, come afferma Mario Castoldi (2017, p. 17) “Uno spettro si aggira per la scuola, lo spettro delle compe-tenze!” poiché “il concetto di competenza è portatore di un potenziale deflagrante rispet-to al modo di intendere l’in-segnamento/apprendimento e la valutazione in ambito sco-lastico, in quanto espressione di un cambiamento di para-digma che modifica alle radi-

ci l’idea di sapere e di appren-dimento”.

2. Che cosa è la compe-tenza? Chi è il soggetto competente? Come si di-venta soggetti competen-ti?

Già Michele Pellerey nel 2004 aveva definito la competenza come “la capacità di far fronte ad un compito, o a un insieme di compiti, riuscendo a met-tere in moto e a orchestrare le proprie risorse interne, co-gnitive, affettive e volitive, e a utilizzare quelle esterne dispo-nibili in modo coerente e fe-condo”. In una recente pub-blicazione, per Mario Castol-di (2017, p. 27) la competen-za è “la capacità di far fronte ad un compito o a un insie-me di compiti come ambito di manifestazione del compor-tamento competente, il qua-le presuppone l’utilizzazione del proprio sapere per fron-teggiare situazioni problema-tiche ed evidenzia la dimen-sione operativa (saper fare? ndr) sottesa al concetto di competenza, il suo indissolu-bile legame con l’azione”.Per Franca Da Re (2017, p.

La testimonianza di un dirigente scolasticoSaper e saper fare in geografia… ieri e oggi

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Andrea A. Bissanti in escursione con Giovanni Mariani attuale vice presidente nazionale dell’AIIG.

A un Maestro della Didattica della Geografia