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TULLIO BONOMETTI, CHELLA PIETROFORTE, STEFANO BONINSEGNA, BARBARA CARBONE, MASSIMO DI TOMMASO, EUGENIO FEROCE, PAOLA FERRARIS, LAURA LODA, CAROLA LORIO, SIMONA MANZINI, DANIELA MOLINARI, ESTER NARDINI, GIORGIA TURI, LUCIANO VALLESI, GIOVANNI VEZZOLI, ALAN ZAMBONINI Diario di viaggio MESSICO TRA STORIA E NATURA Foto di Alan Zambonini con Avventure nel Mondo 1

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TULLIO BONOMETTI, CHELLA PIETROFORTE, STEFANO BONINSEGNA, BARBARA CARBONE, MASSIMO DI TOMMASO, EUGENIO FEROCE, PAOLA FERRARIS, LAURA LODA, CAROLA LORIO, SIMONA MANZINI, DANIELA

MOLINARI, ESTER NARDINI, GIORGIA TURI, LUCIANO VALLESI, GIOVANNI VEZZOLI, ALAN ZAMBONINI

Diario di viaggio

MESSICO TRA STORIA E NATURA

Foto di Alan Zambonini

con Avventure nel Mondo

8 - 24 MARZO 2013

1

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1° Venerdì 08/03/2013 Italia, Città del Messico Città del MessicoAereo

Minibus 115

2° Sabato 09/03/2013Tula, Teotihuacán, Città del Messico

(Basílica de Guadalupe)Città del Messico Minibus 250

3° Domenica 10/03/2013 Città del Messico (visita della città) Città del MessicoA piedi metro

----

4° Lunedì 11/03/2013 Xochicalco, Taxco, Cuernavaca Città del Messico Minibus 366

5° Martedì

12/03/2013

Volo per Tuxtla Gutiérrez, Cañon del Sumidero, San Cristóbal de Las Casas.

San Cristóbal de Las Casas

Aereo

Minibus

Barca

187

6° Mercoledì 13/03/2013San Juan Chamula, San Lorenzo

Zinacantán, San Cristóbal de Las CasasSan Cristóbal de

Las CasasMinibus 129

7° Giovedì 14/03/2013 Agua Azul, Misol-Ha Palenque Minibus 294

8° Venerdì15/03/2013

Yaxchilán, Bonampak PalenqueBarca

Minibus258

9° Sabato 16/03/2013 Palenque, Campeche Campeche Minibus 380

10° Domenica 17/03/2013 Campeche, Bécal, Uxmal, Mérida Mérida Minibus 237

11° Lunedì 18/03/2013 Chichén Itzá, Cenote Ik Kil Río Lagartos Minibus 278

12° Martedì19/03/2013

Río Lagartos, Tulum TulumBarca

Minibus206

13° Mercoledì 20/03/2013 Tulum Tulum

14° Giovedì 21/03/2013 Tulum Tulum ----

15° Venerdì 22/03/2013 Tulum Tulum ----

16° Sabato 23/03/2013 Tulum, Cancun volo bus+Aereo ----

17° Domenica 24/03/2013 Volo -Italia   Aereo  ----

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Giovedì 7 e Venerdì 8 marzo

MILANO FRANCOFORTE WASHINGTON CITTA’ DEL MESSICO

Angelo ci porta alla stazione di Ghedi, in treno a Brescia incontriamo Stefano di Bolzano, un

partecipante al giro in Messico e Yucatan e con lui pernottiamo in un albergo vicino alla Malpensa.

Alle 4 della mattina in aeroporto incontriamo Laura di Borgosesia, Alan e Simona di Reggio Emilia

e Luciano di Vercelli.

Via Francoforte raggiungiamo Washington, dove incontriamo i quattro Romani: Massimo, Ester,

Eugenio e Giorgia.

Alle 21,15 arriviamo a Città del Messico, cambiamo i soldi in pesos messicani, prenotiamo due

pulmini per il trasferimento all’hotel Ambassador; intanto arrivano da Milano via New York Paola e

Carola di Vercelli, Barbara di Carmagnola, Giovanni di Ospitaletto e Daniela di Ivrea. Ora ci siamo

tutti, quindi partiamo alla volta dell’hotel Ambassador, poco lontano dal centro.

All’hotel ci aspetta Pablo, con il quale abbiamo una lunga e animata discussione sui costi dei suoi

pulmini per la visita dei dintorni di Città del Messico, ma alla fine facciamo l’accordo.

Sabato 9 marzo

CITTA’ DEL MESSICO TULA TEOTIHUACÁN BASÍLICA DE GUADALUPE

Lalo ci fa da guida e partiamo alla volta di Tula; è sabato, il traffico è scorrevole e su ottime strade

anche di montagna nel mezzo di una bella vegetazione. Verso le 11 arriviamo al sito di Tula,

famoso per le sue statue in pietra; era il centro della civiltà dei Toltechi, una popolazione guerriera

che ebbe il suo periodo di splendore tra il 900 ed il 1050 per poi decadere verso il 1300. Saliamo su

una collinetta, dove vi è una piramide nota con il nome di Tempio di Quetzalcoatl, in cui vi sono i

resti di tre colonne che sostenevano il tetto. Il Palazzo Quemado comprendeva una serie di sale e

cortili con bassorilievi in pietra raffiguranti tra l’altro una processione di nobili. Vi è il campo del

Gioco della Pelota più grande di tutto il Messico, Il campo era delimitato da due alti muri, nei quali

erano infissi due grandi anelli di pietra. La palla poteva essere colpita solo con le anche, le spalle e

le ginocchia. Le partite venivano giocate tra due individui o tra due squadre, Alcune si giocavano su

campi provvisori per semplice divertimento, altre invece erano spettacoli rituali formalizzati, si

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svolgevano su larghi campi costruiti in pietra e si concludevano a volte anche con il sacrificio del

capitano perdente. Molte fonti invece affermano che era il capitano della squadra vincitrice ad

essere immolato, ma di certo non si conosce ancora la verità.

Con il nostro pulmino proseguiamo il viaggio, ci fermiamo prima di Teotihuacan a visitare un

laboratorio di ossidiana, dove ci viene spiegata l’origine del mezcal e della tequila, i due liquori che

provengono dalla pianta dell’agave. Inoltre l’agave offre la possibilità di creare delle potenti e

pericolose frecce, oltre a tessuti e corde. Ci viene offerta della tequila insieme a del limone servita

in un bicchiere dal bordo cosparso di peperoncino. Poi naturalmente c‘è la visita del negozio e la

possibilità di acquistare.

Visitiamo poi le rovine di Teotihuacan, un sito davvero gigantesco, con i bellissimi templi della

Luna e del Sole. Il grande viale che collega le due Piramidi è la Calzada dei Morti. La Piramide del

Sol è la terza in ordine di grandezza al mondo e con 248 scalini raggiungiamo la cima da dove si

ammira una vasto panorama su tutta la vallata. La Piramide della Luna è più piccola ma più

aggraziata e la Cittadella è un vasto complesso che doveva ospitare la reggia ricca di dipinti.

Prima di ritornare in città ci fermiamo alla Basilica di Guadalupe, costruita in seguito

all’apparizione della Vergine a Juan Diego, un nativo convertitosi al cristianesimo, mentre si

trovava su un tempio azteco.

Vicino all’antica cattedrale qualche decennio fa ne è stata costruita una nuova di forma circolare

aperta in grado di ospitare 40.000 fedeli.

Nel 1737 la Vergine di Guadalupe fu dichiarata ufficialmente patrona del Messico e due secoli più

tardi patrona di tutta l’America Latina.

Al rientro in città del Messico ci facciamo portare in piazza Garibaldi, dove incontriamo moltissimi

mariachi, suonatori e cantanti di serenate che si offrono a pagamento. I loro vestiti borchiati sono

variopinti e noi ci fermiamo parecchio tempo ad ammirarli ed a ascoltarli.

Vicinissimo vi è una seria infinita di ristorantini caratteristici, gli uni attaccati agli altri e lì ceniamo

in compagnia.

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Domenica 10 marzo

CITTA’ DEL MESSICO

Mentre facciamo colazione nella sala da pranzo del ristorante del nostro albergo, qualcuno sfila

furtivamente la borsetta a Carola contenente un po’ di soldi, una macchina fotografica, il cellulare e

la fotocopia del passaporto. Così mentre il gruppo va a visitare il museo Antropologico, io e Carola

facciamo il giro di varie stazioni di polizia per presentare la denuncia del furto. Verso le 11

raggiungiamo quindi il gruppo al Museo Antropologico, posizionato in un edificio modernissimo

ambientato nel verde; al centro del cortile vi è una imponente fontana di pietra dalla curiosa forma

ad ombrello. Il nome del Museo è Antropologico e non Archeologico in quanto si vuole sottolineare

che la storia del Messico è viva ed al suo centro c’è la storia dell’uomo.

Le 12 sale al piano terreno sono dedicate alle culture preispaniche, mentre quelle del primo piano

alle attuali condizioni di vita dei discendenti dei nativi messicani.

Nella sala dedicata agli Aztechi è possibile ammirare il famoso Sole di Pietra rinvenuto sotto lo

Zocalo. Nelle sale riguardanti i Maya vi è la riproduzione a grandezza naturale della Tomba di

Pakal, scoperta a Palenque.

Il pomeriggio è dedicato allo Zocalo, la grande piazza centrale di Città del Messico con la visita

della Cattedrale, al Palacio Nacional e al Templo Mayor.

All’ingresso della Cattedrale vi è la Cappelletta del Veleno con una cupa figura di Cristo posta

all’ingresso. Secondo una famosa leggenda la statua avrebbe assunto il colore scuro assorbendo

miracolosamente coi piedi una dose di veleno dalle labbra di un sacerdote, al quale un nemico

aveva somministrato una sostanza letale.

Il Templo Mayor, ritenuto il centro dell’Universo, era stato costruito nel punto esatto in cui gli

Aztechi avevano visto un’aquila appollaiata su un cactus con un serpente nel becco, immagine che

costituisce ancora oggi il simbolo del Messico. Il principale orgoglio del museo è la grande ruota in

pietra di Coolxauhqui, la dea della Luna.

Arriviamo troppo tardi al Palacio Nacional, che chiude alle 17, è chiuso per cui non riusciamo a

vedere i murales di Diego Ribeira. Alle 18 assistiamo all’ammainabandiera di una enorme bandiera

posta nel centro della Piazza effettuata da circa trecento militari.

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Al ritorno ci fermiamo al ristorante Sanborns nel Palazzo degli Azulejos, un palazzo del 18° secolo

con tre facciate rivestite da preziose ceramiche di Puebla.

Lunedì 11 marzo

CITTA’ DEL MESSICO CUERNAVACA XOCHICALCO TAXCO

Alle 8 partiamo per Cuernavaca. Percorriamo la cosiddetta “Autopista del Sol” che, lasciata Città

del Messico, sale ben oltre i 3.000 metri di quota prima di scendere ai 1.480 metri di Cuernavaca,

sempre accompagnati sulla sinistra dalle imponenti vette dei vulcani Popocatépetl (5.452 metri) e

Iztaccíhuatl (5.220 metri).

Il palazzo del Governo ed il palazzo di Cortés, un’imponente fortezza di stile medievale, circondano

lo zocalo, la piazza centrale di Cuernavaca.

La cattedrale è racchiusa da un grande recinto costruito per difendersi dagli attacchi dei nativi ed al

tempo stesso per impressionarli ed intimidirli. La costruzione era stata avviata dall’Ordine dei

Francescani.

Verso mezzogiorno siamo a Xochicalco; dopo il Museo visitiamo l’area archeologica,

scenograficamente situata sul cucuzzolo di una montagna. Qui è ancora possibile salire sulle

piramidi ed entrare nei vari edifici. Queste rovine appartengono alle numerose culture tolteca,

olmeca, zapoteca, mixteca ed azteca, di cui Xochicalco era un centro commerciale, religioso e

politico. Il monumento più rilevante è la Piramide di Quetzalcoatl. In questa città i sacerdoti

astronomi si radunavano alla fine di ogni ciclo di 52 anni per sincronizzare i calendari. Il calendario

religioso era di 260 giorni, mentre quello civile di 365 ed ogni 52 anni vi era l’incontro dei due

calendari e l’inizio di una nuova epoca, per cui bisognava fare sacrifici al dio sole perché risorgesse.

Partiamo per Taxco a circa 72 chilometri di distanza, resa famosa dal ritrovamento dell’argento e

dai molti laboratori che lo lavorano. Poco prima di entrare nella cittadina l’autista ci porta in un

laboratorio dove non manca la possibilità di fare acquisti. Ci viene offerto un cocktail fresco con

aggiunta di tequila.

Improvvisamente ci appare Taxco costruita sulle pendici di una montagna, con case coloniali di un

bianco abbagliante, strette stradine acciottolate e una cattedrale, il Templo de Santa Prisca con due

torri gemelle, un vero capolavoro del barocco. Essa fu costruita con il finanziamento da parte di 6

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José de la Borda, un magnate dell’argento, che, per la realizzazione di questo progetto, finì quasi

in rovina. E’ bello girovagare per questa cittadina senza una meta prefissata per scoprirne i tanti

angoli nascosti.

Martedì 12 marzo

CITTA’ DEL MESSICO CANON DEL SUMIDERO CRISTOBAL DE LAS CASAS

Alle 4 del mattino partiamo dall’albergo verso l’aeroporto per il volo delle 6,36 per Tuxtla

Guiterrez, dove, all’arrivo, incontriamo ad aspettarci Miguel con un pulmino nuovo fiammante ed

iniziamo con lui un viaggio di otto giorni in vari stati del sud del Messico.

In una mezz’oretta raggiungiamo il porticciolo di Cahuaré; con due lance percorriamo il Cañon del

Sumidero, uno spettacolare canyon sul fiume Grijalva che termina con un lago formato da una diga

costruita nel 1981; passiamo sotto imponenti e strapiombanti pareti rocciose alte più di 800 metri e

vediamo molti uccelli: aironi, cormorani, avvoltoi e anche qualche coccodrillo. E’ un luogo

simbolo del Chiapas e lo si trova impresso sulla bandiera.

Nel pomeriggio arriviamo a Cristobal de las Casas ed alloggiamo nell’hotel Moctezuma con un bel

patio coloniale ricco di verde. La cittadina è molto carina e dotata di un fascino unico, tutte le case

di tipo coloniale sono state ben ristrutturate.

Noi ci immergiamo nel centro storico, dalla piazza principale con il municipio porticato, alla

cattedrale, fino alla collinetta del Cerro di San Cristobal sulla cui cima c’è la Chiesa della Vergine

di Guadalupe.

Vicino al Templo di Santo Domingo e al Templo della Carità, donne di etnia chamula con le loro

caratteristiche gonne nere di lana di capra danno vita ad un pittoresco mercato dell’artigianato, che è

un vero spaccato di vita quotidiana.

Nel tardo pomeriggio andiamo a fare visita al dottor Castro, un ingegnere filantropo, appassionato

della storia e della popolazione indio. La sua casa è un museo vero e proprio delle 7 etnie del

Chiapas, di cui il dottore conosce lingue e costumi. Fa anche degli interventi di tipo infermieristico,

noi lo vediamo in azione per un’ampia scottatura di un bambino.

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A Cristobal de las Casas nonostante i molti turisti ed un’animata vita notturna, c’è una piacevole e

rilassata atmosfera.

Mercoledì 13 marzo

CRISTOBAL DE LAS CASAS SAN JUAN DE CHAMULA ZINACANTAN CRISTOBAL

DE LAS CASAS

Durante la mattinata andiamo a visitare le cittadine di San Juan Chamula e Zinacantan. San Juan

Chamula è il centro dell’etnia tzotzil; noi assistiamo ad alcune pratiche religiose molto singolari

all’interno del Templo de San Juan, la Chiesa principale; le centinaia di candele accese, le nuvole

di incenso, i fedeli che pregano inginocchiati sul pavimento cosparso di aghi di pino, l’uccisione di

polli come sacrificio, creano un’atmosfera molto suggestiva; il Santo più venerato è San

Giovanni Battista, ancora più di Cristo.

È sorprendente come, nonostante il turismo, qui sopravvivano tradizioni ed usanze che gli indios

praticano con i loro riti di purificazione, pregando e parlando con i santi in un sincretismo religioso

con cui sono riusciti a far sopravvivere le loro credenze dopo l’avvento e la diffusione del

cattolicesimo. Nella chiesa, dove non si tengono celebrazioni ufficiali, se non una all’anno, le

famiglie si trovano un loro spazio a terra e compiono i loro riti incuranti del passaggio di turisti che

li guardano incuriositi. E’ assolutamente proibito scattare fotografie, per cui ci dovremo limitare a

memorizzare queste scene indimenticabili nella nostra memoria.

Anche il mercato è molto interessante perché molte persone sono vestite con le pelli di capra nera

anche se la temperatura è piuttosto elevata.

Ancora pochi chilometri e siamo nel villaggio di Zinacantan, entriamo nella Chiesa e vediamo

offerte di frutta e tantissimi fiori, ci sono due crocifissi posti su un grande letto di fiori, forse per la

ricorrenza della Quaresima

Nella cittadina visitiamo un negozio di tipo familiare dove vendono stoffe e tessuti coloratissimi,

tovaglie e cuscini ricamati. Una signora ci prepara e ci offre sul momento delle tortillas: dopo aver

appallottolato un po’ di pasta, con una macchinetta la fa diventare tortilla, la riempie di formaggio e

la fa cuocere su una piastra, posta su un fuoco senza camino che riempie di fumo tutta la stanza.

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Ritorniamo a San Cristobal de las Casas, tutto il pomeriggio ci immergiamo ancora nella bella

cittadina gustandola fino in fondo; la sera andiamo a cena nel centro culturale zapatista Terra

Dientro con un ampio patio interno e musica dal vivo in un ambiente pieno di attività culturali.

Verso le 23 andiamo alla Revolucion un locale notturno dove insieme alla gente locale ci

scateniamo in balli latino americano fino all’una.

Durante la notte parecchia gente è ancora in giro, ma la cittadina è tranquilla, ed il nostro ritorno

all’hotel è sicuro.

Giovedì 14 marzo

CRISTOBAL DE LAS CASAS AGUA AZUL MIZOL HA PALENQUE

A San Cristobal de las Casas la sera faceva fresco perché eravamo a 2.200 metri sul livello del

mare; oggi scendiamo di 2.000 metri e la temperatura si alza di una quindicina di gradi. Lungo il

cammino montagnoso nella prossimità di piccoli villaggi ci sono molti dossi chiamati tope.

Arriviamo ad Agua Azul con le sue impetuose cascate di un bianco abbagliante che precipitano in

piscine naturali di color turchese, circondate da una giungla lussureggiante. Si percorre un bel

sentiero in pietra e cemento per circa un chilometro sempre vicino alle cascate. Si può anche fare il

bagno nelle piscine più tranquille, però soltanto Luciano lo fa.

Dopo una sosta in un ristorante molto fresco ed arieggiato, dove parecchi prendono un club

sandwich, arriviamo alla bella cascata di Misol Ha (vedi foto frontespizio) alta 35 metri che

precipita in un ampio specchio di acqua circondato da una lussureggiante vegetazione tropicale. Un

sentiero che passa dietro la cascata, conduce ad una grotta dalla quale di può arrivare, attraverso

una breve gallera buia, ad un’altra piccola grotta, nella quale precipita un’altra piccola ma

suggestiva cascatella. Abbiamo la fortuna di avere con noi una pila e così possiamo visitarla.

La sera arriviamo a Palenque e visitiamo per una mezz’oretta il centro, di per sé degno di poca

nota, se non fosse rallegrato da un’orchestra improvvisata di suonatori locali di fisarmoniche e di

xilofoni.

La sera ci fermiamo al ristorante las Tiñacas di cucina tipica messicana, dove ci vengono serviti

piatti molto abbondanti, preceduti come sempre da salse con una specie di pane sottile e croccante.

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Venerdì 15 marzo

PALENQUE YAXCHILAN BONAMPAK PALENQUE

Il mattino partiamo alle 6,00 per andare a vedere due siti archeologici, verso le sette ci fermiamo

per fare la colazione in una località sperduta che si chiama Flores; Miguel, il nostro autista, ha già

prenotato per noi e così facciamo alla svelta e ripartiamo presto per Yaxchilan. Utilizziamo la

carretera fronteriza una strada statale che corre parallela al confine tra il Messico ed il Guatemala

ed arriviamo ad un porticciolo, dove prendiamo due lance e con un suggestivo percorso sul fiume

Usumacinta di circa 40 minuti sbarchiamo nella zona del sito archeologico. Yaxchilan raggiunse il

suo apogeo tra il 681 e l’800 d.C. durante i regni di Scudo Giaguaro, Pajaro Giaguaro e Scudo

Giaguaro III, poi la città venne abbandonata. Grazie alle iscrizioni si possono avere molte

informazioni sulla sua storia. Il simbolo dello scudo e del giaguaro appaiono su molti edifici e stele.

La grande piazza, in cui si svolgeva il gioco della pelota, era attorniata da importanti palazzi. In

molte decorazioni e sculture si descrive l’autosacrificio del re con la incisione del pene e della

regina con la incisione della lingua, il cui sangue veniva raccolto in un recipiente e serviva per

mettersi in comunicazione con le divinità.

Passiamo per una stretta e buia scalinata, la zona è chiamata labirinto, dove sarebbe stato opportuno

avere una pila. Tutto il sito è dominato da giganteschi alberi e sulle loro chiome si muovono

agilmente le scimmie urlatrici che riempiono di schiamazzi tutta la zona.

Nel pomeriggio ci spostiamo nella foresta lacandona, prendiamo obbligatoriamente un pulmino

gestito dalla comunità indios dei Lacandoni, percorriamo una quindicina di chilometri per

raggiungere il sito di Bonampak, la cui visita non è lunga in quanto si limita ad un’oretta perché è

concentrata intorno alla Gran Plaza di forma rettangolare con una gigantesca stele al centro,

raffigurante Chan Mwan con un bastone cerimoniale.

Il sito è famoso per gli splendidi affreschi posti all’interno del tempio delle pitture.

La sera mangiamo a base di pesce nel ristorante a fianco dell’albergo e la cena è ottima.

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Sabato 16 marzo

PALENQUE CAMPECHE

Alle 8 ci incontriamo all’ingresso del sito archeologico di Palenque con Nilo Montejo la nostra

guida, che ci introduce alla vista delle Rovine di Palenque con un piacevole percorso attraverso la

foresta circostante facendoci vedere che ancora tanti siti devono essere scoperti e ripuliti. Le sue

informazioni sulla flora, sulla fauna e sulla storia del sito sono molto interessanti. Gli alberi più

robusti venivano tagliati durante il periodo della luna piena quando erano maggiormente coperti da

resina per essere più resistenti alle intemperie. Gli alberi sono giganteschi e spesso vengono

sopraffatti dai parassiti che poi muoiono anch’essi, dopo aver fatto morire la pianta da cui hanno

tratto la linfa vitale. La foresta in qualche centinaio di anni si è riappropriata dell’ambiente

nascondendo la maggior parte degli edifici.

Ad un certo punto ci troviamo di fronte alle grandi rovine di Palenque, magnifico esempio di

architettura maya di epoca classica. Sebbene il sito fosse già occupato nel I secolo a. C., la città

conosce il suo massimo splendore nel VII sec. d.C., quando il regno fu guidato dal sovrano Kin

Pacal (615-683 d.C.) e poi da suo figlio Chan Bahlum (683-702 d.C.). Quello che oggi vediamo di

Palenque, il cui antico nome era probabilmente Otulum (case fortificate), non è che una minima

parte di una città che si estendeva per ben 15 Km². Gli edifici più importanti, come il Gruppo della

Croce, il Tempio delle Iscrizioni e il Palazzo, sono tutti databili ad un periodo che va dall'inizio del

VII secolo alla metà dell'VIII secolo, quando i suoi sovrani dominavano un vasto territorio.

Palenque presenta uno stile architettonico di particolare bellezza; è considerata la capitale dello

stucco, che qui si è ben conservato grazie all'umidità della foresta tropicale.

Dal punto di vista architettonico Palenque presenta caratteri unici, come i tetti inclinati a mansarda,

che avevano forse la funzione di proteggere i delicati rilievi a stucco collocati sui muri esterni.

Edifici singolari come la Torre del Palacio o il Tempio delle Iscrizioni con la sua tomba nascosta,

sanciscono l'originalità della cultura artistica di Palenque. Il Palacio, edificio residenziale del

sovrano, si articola in numerose stanze, corridoi e cortili ed è fornito di impianti di scolo collegati

all'acquedotto della città. In realtà si tratta di più edifici che si addossano gli uni agli altri e che

furono costruiti in un arco di 120 anni. La struttura più antica, attorno alla quale si sono sviluppate

le successive, sarebbe databile intorno al 600 d.C. circa, anni in cui Palenque era governata dalla

regina Zak Kuk, madre di Pacal.11

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Il tempio XIII custodisce la tomba di una donna di alto lignaggio, il cui scheletro tinto di rosso fu

scoperto nel 1994. Il Tempio delle Iscrizioni è quello più famoso ed imponente in tutte le

Americhe. Sulla sommità si apre l’accesso alla scalinata interna che scende alla tomba di Pakal.

Una copia della lastra della tomba si trova nel museo.

Partiamo per Campeche che dista 370 chilometri. Lungo la strada ci fermiamo per uno spuntino, ed

una volta raggiunto il mare a Champotón ci fermiamo per ammirare il tramonto; costeggiamo il

golfo del Messico fino a giungere alle 18.30 nella bella cittadina di Campeche, patrimonio mondiale

dell’Umanità. Il centro storico è racchiuso da mura e vi sono due antiche porte: la Puerta de Tierra

e la Puerta de Mar congiunte dalla calle 59. Tutte le case sono basse e ben ristrutturate, il centro è

suggestivo ed è abbellito da sculture raffiguranti lavori tradizionali come un pescivendolo ed un

venditore di acqua con una botte trainata da un cavallo.

La sera ceniamo al ristorante Marganso a base di pesce. Durante la serata in piazza ci sono balli

folcloristici, ma noi arriviamo troppo tardi quando tutto è finito.

Domenica 17 marzo

CAMPECHE MERIDA

Alle 8 andiamo a rivisitare il centro, entriamo prima in una panederia e poi in una caffetteria per

fare colazione.

Verso le 11 ci fermiamo a Becal, una cittadina famosa perché quasi tutte le famiglie si guadagnano

da vivere intrecciando i jipijapa (nome locale con il quale vengono chiamati i caratteristici cappelli

yucatechi, noto anche come panama). Ottengono le fibre da una una palma nana, la qualità dipende

da quanto è fina la fibra che si usa, più è sottile più è pregiato il cappello. Si lavora in una grotta

dove il tasso di umidità favorisce la elasticità della struttura dei cappelli.

Partiamo in direzione di Uxmal dove arriviamo intorno alle 12. Uxmal, che nell'antica lingua maya

significava Tre volte ricostruita, fu fondata intorno al VI secolo d.C. e raggiunse il suo massimo

sviluppo nel Periodo Classico della civiltà maya, divenendo il principale centro cerimoniale della

popolazione Puuc. Gli edifici, in ottimo stato di conservazione, sono numerosi e sparsi in bellissime

aree verdi. Visitiamo la Piramide dell’Indovino, a base ellittica, il Quadrilatero delle Monache, il

gioco della pelota, il Palazzo del Governatore con la piattaforma dei Giaguari e la Grande Piramide.

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Verso le tre del pomeriggio arriviamo nella popolosa e coloniale città di Merida, capitale dello stato

dello Yucatan ed alloggiamo in un albergo molto lussuoso e con piscina.

La domenica il centro della città è chiuso al traffico ed una parte della piazza è dedicata al ballo. Il

pomeriggio si esibiscono danzatori professionisti accompagnati dalla banda, mentre la sera la pista è

a disposizione del pubblico. Si tratta di balli latinoamericani, ballati con un ritmo lento ed i

ballerini sono dai 50 anni in su.

Nella piazza vi sono la cattedrale dedicata a San Idelfonso ed il Palazzo del Governo sede degli

uffici governativi dello stato dello Yucatan, al cui interno vi sono i murales realizzati dal famoso

muralista Castro Pacheco, ultimati nel 1978, dopo 25 anni di lavoro, che raccontano in chiave

simbolica la storia dei Maya e dei rapporti con gli Spagnoli.

Come nelle precedenti città anche qui per il gruppo visita libera e appuntamento per la cena al

ristorante Chaiamaya a qualche isolato dalla piazza principale.

Lunedì 18 marzo MERIDA RIO LAGARTOS

Oggi partiamo alle 6,30, per arrivare a Chichén Itzá, a 126 chilometri di distanza, e iniziare la visita

prima che arrivi la massa dei turisti; Raphael, la nostra guida, inizia a descrivere il sito, illustrandoci

i vari significati matematici e astronomici della piramide nota come El Castillo. C’è ancora poca

gente e riusciamo così ad apprezzare la particolare acustica del luogo, ascoltando l’eco e il verso del

quetzal, ottenuti gridando o battendo le mani in un preciso punto di fronte all’edificio. Visitiamo i

vari templi ed i numerosi edifici. Terminiamo la visita con qualche acquisto nelle numerose

bancarelle che hanno ormai invaso il sito affollato all’inverosimile. Lasciamo Chichén Itzá alle

12.15 ed alle 12.30 siamo già al cenote Ik Kil a soli tre chilometri di distanza, dove ci fermiamo

un’ora e mezza per fare il bagno in questa grotta carsica a cielo aperto, con cascate e radici che

scendono dalle alte pareti che circondano lo specchio d’acqua, il nostro Alan, imitato da Stefano, fa

tuffi da professionista.

Dopo un rapido pranzetto con pollo alla brace, partiamo per Río Lagartos, a 149 chilometri, dove

arriviamo in serata. Contrattiamo le imbarcazioni per il giorno successivo. Dopo la cena, nella

piazzetta del paesino, con il permesso della polizia, ci mettiamo a ballare salsa e merengue al suono

della musica del nostro pulmino

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Martedì 19 marzo

RIO LAGARTOS TULUM

Alle 08.00 con le lance iniziamo la visita del río, osservando flora e fauna ed avvistando aironi,

garzette, aquile, falchi, pellicani e coccodrilli, ma soprattutto tanti fenicotteri. Raggiunta la laguna

rosada e le saline, facciamo il bagno galleggiando nell’acqua salatissima (non si affonda neanche

volendo), per poi spostarci in una zona vicina, dove c’impiastricciamo con quelli che vengono

definiti “fanghi maya”. Siamo completamente bianchi, vagamente simili a zombie ed apprezziamo

poi il bagno ripulente che facciamo una volta raggiunta una bella spiaggia nei pressi di Río

Lagartos. Rientrati in hotel prepariamo le valigie e alle 12.00 partiamo per Tulum a 102 chilometri;

poco prima ci fermiamo al Gran Cenote per un bagno; si può godere il posto appieno se si noleggia

una maschera per vedere bene stalattiti e stalagmiti poste sott’acqua all’interno della grotta, è uno

spettacolo meraviglioso!

A Tulum ci sistemiamo nelle cabañas dell’hotel Zazil Kin, costruite in mezzo alle palme sulla

sabbia, a due passi dal mare.

Mercoledì 20 marzo

TULUM

Il gruppo è eccezionale e molto affiatato, insieme andiamo a piedi al sito archeologico che visitiamo

in circa un’ora. E’ sicuramente il sito meno ricco fra tutti quelli che abbiamo visitato, ma la

spettacolare scogliera sulla quale è stato edificato rende comunque stupenda la sua visita.

A mezzogiorno ci godiamo la bella spiaggia dell’hotel, il sole è un po’ accecante ed il posto

bellissimo tra spiagge bianche, verdi palme e acque azzurre.

Il pomeriggio andiamo a confermare i voli aerei e passeggiamo tra i negozi di Tulum, per la cena ci

ritroviamo in gruppo.

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Giovedì 21 marzo

TULUM BIOSFERA DI SIAN KAN TULUM

Andiamo a visitare la riserva della Biosfera di Sian Ka’an, con un pulmino, impieghiamo 2 ore e

mezza per arrivare a Punta Alen da dove una cooperativa di pescatori ci fa visitare in barca la

laguna e vedere tartarughe e delfini, ci porta poi all’isola degli Uccelli, dove vivono numerose

fregate, sia maschi che femmine, a fare snorkeling e infine a nuotare su una spiaggia stupenda.

Venerdì 22 marzo

PLAYA DEL CARMEN ISOLA DI COZUMEL TULUM

Con un autobus andiamo a Playa del Carmen, la località più alla moda di tutto lo Yucatan; è piena

di turisti europei e soprattutto nordamericani. Qualche mese fa è stato inaugurato vicino al porto un

bel portale Maya in bronzo per festeggiare la transizione ad una nuova epoca.

Abbiamo la fortuna di assistere alla danza dei voladores, vestiti con costumi variopinti, che legati

ad un palo alto 30 metri da 4 robuste corde, scendono volando a testa in giù. Il quinto rimane sul

palo, suona il flauto ed il tamburo e danza. Questa danza era un antico rito propiziatorio per

invocare le divinità per la fine della siccità.

Da Playa del Carmen con una nave in quarantacinque minuti arriviamo all’isola di Cozumel, una

meta famosa per le immersioni. Veniamo a conoscenza che si possono fare delle immersioni con un

sottomarino per vedere la barriera corallina. Ci iscriviamo subito, un barcone ci porta al largo,

saliamo sul sottomarino, il quale si immerge fino ad una profondità di una trentina di metri e per tre

quarti d’ora naviga molto dolcemente sui fondali; dai nostri oblò vediamo la barriera corallina che

noi però ci aspettavamo molto più colorata.

Sabato 23 e Domenica 24 marzo

TULUM RITORNO IN ITALIA15

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Il ritorno in aeroporto, dopo baci ed abbracci, avviene in due gruppi secondo gli orari degli aerei. Il

primo composto da 7 viaggiatori parte alle 6,00 il secondo composto da 9 parte alle 10,00; i diversi

voli di ritorno rappresentano per molti un’avventura per i ritardi degli aerei, comunque ritorniamo

tutti in Italia felici e contenti per un’esperienza magnifica, compiuta con un gruppo eccezionale.

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