Breve storia della lingua italiana
Marzia Caria - Linguistica italiana - a.a. 2016/2017
GIURAMENTI DI
STRASBURGO (842)
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Frammento re Enzo (carte Barbieri)
Alegru cori, plenu
di tutta beninanza,
suvvegnavi s'eu penu
per vostra inamuranza;
ch'il nu vi sia in placiri
di lassarmi muriri talimenti,
ch'iu v'amo di buon cori e lialmenti.
Allegro cuore, pieno
di tutta benevolenza,
vi sovvenga se io peno
per amor vostro;
che non vi faccia piacere
di lasciarmi morire in tal modo,
ch'io v'amo di buon cuore e lealmente.
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Area meridionale estrema(vocalismo tonico siciliano)
Ī ĂĀĒ ĔĬ Ŏ Ō Ŭ Ū
i e a o uMarzia Caria - Linguistica italiana - a.a. 2016-2017
Area meridionale estrema(vocalismo atono siciliano)
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Re Enzo - S’eo trovasse pietanza
Trascrizione di Barbieri
La virtuti ch’ill’àvi
D’alcìrm’ e guariri
A lingua dir nu l’ausu,
Per gran timanza ch’azu nu ll’isdegni
Codice Vaticano 3793
La vertute ch’il àve
D’alncider me e guerire
A lingua dir non l’auso,
Per gran temenza ch’agio no la sdingni.
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(Il potere che lui ha
Di uccidermi e guarirmi
Non oso esprimerla a parole,
Perché ho molta paura che lei (la mia donna) provi sdegno)
Giacomo da Lentini
Codice Vaticano 3793
Madonna, dire vi voglio
come l’Amore m’à preso;
inver’ lo grande orgoglio
che voi, bella, mostrate, e’ no m’aita.
Oi lasso, lo me’ core,
ch’è ’n tanta pena miso,
che vede che si more
per non amare, e tenolosi in vita.
Mia signora, vi voglio dire
come l’Amore mi ha preso;
di contro al grande sdegno
che voi, bella, mi mostrate, e non mi aiuta.
Ohimè, il mio cuore,
che è messo in tante pene,
che vive quando muore
per amare bene, e anzi lo considera vita.
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Rime imperfette
conduce : croce (sic. conduci : cruci)
uso : amoroso (sic. usu : amurusu)
avere : morire (sic. aviri : muriri)
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Il cinque maggioEi fu. Siccome immobile,Dato il mortal sospiro,Stette la spoglia immemoreOrba di tanto spiro,Così percossa, attonitaLa terra al nunzio sta, muta pensando all’ultimaora dell’uom fatale;
[…]
Fu vera gloria? Ai posteriL’ardua sentenza: nuiChiniam la fronte al MassimoFattor, che volle in luiDel creator suo spiritoPiù vasta orma stampar. Marzia Caria - Linguistica italiana - a.a.
2016/2017
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CODICE VATICANO 3793
(V)
LAURENZIANO REDIANO 9
(L)
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BANCO RARI 217
(P)
Dante AlighieriDe Vulgari Eloquentia
Evitiamo tuttavia di formulare un giudizio e, riconducendo la nostra trattazione al volgare italiano, cerchiamo invece di dire quali variazioni ha avuto e di confrontare fra loro queste variazioni. Affermiamo dunque anzitutto che l’Italia è divisa in due parti: la destra e la sinistra. Se poi mi si chiede quale è la loro linea divisoria, rispondiamo in breve che essa è costituita dalla cresta dell’Appennino […]
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De Vulgari Eloquentia
[…] Eliminiamo anche i Sardi (che non sono Italiani, ma sembrano accomunabili agli Italiani) perché essi soli appaiono privi di un volgare loro proprio e imitano la «gramatica» come le scimmie imitano gli uomini: dicono infatti domus novae dominus meus
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De Vulgari Eloquentia
Consideriamo anzitutto il siciliano: vediamo infatti che questo volgare arroga a sé una fama superiore agli altri volgari, sia perché col nome di «siciliana» viene indicata tutta la produzione poetica degli Italiani, sia perché troviamo che molti maestri nativi di Sicilia hanno composto poesia elevata […]
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De Vulgari Eloquentia
Affermiamo dunque che, se vogliamo intendere per volgare siciliano quello che esce dalla bocca del siciliano medio (e pare che su questo appunto si debba fondare il nostro giudizio), esso non è affatto degno dell’onore del primo posto. […] Se invece vogliamo intendere per volgare siciliano quello che proviene dalla bocca dei primi fra i Siciliani, e che si può cogliere nelle canzoni precedentemente citate, esso non è affatto diverso dal volgare più pregevole, come dimostreremo in seguito.
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De Vulgari Eloquentia
Spieghiamo dunque anzitutto che cosa intendiamo con l’aggiunta di «illustre» e per quale ragione usiamo il termine «illustre». Con questo termine intendiamo qualcosa che illumina e che, una volta illuminato, risplende. In questo senso definiamo illustri certi uomini; essi infatti o ricevono luce dal potere e illuminano gli altri con la giustizia e la carità, o hanno ricevuto una dottrina eccelsa e impartiscono un’eccelsa dottrina: così fecero Seneca e Numa Pompilio. Ora, il volgare di cui parliamo è reso sublime dalla dottrina e dal potere e rende sublimi i suoi cultori con l’onore e la gloria.
Che sia reso sublime dalla dottrina, è evidente: infatti da tanti rozzi vocaboli degli Italiani, da tanti costrutti intricati, da tante forme errate, da tanti accenti campagnoli noi vediamo scaturire un volgare così eccellente, così sciolto, così perfetto, così urbano come quello che ci mostrano le canzoni di Cino da Pistoia e dal suo amico.Marzia Caria - Linguistica italiana - a.a.
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De Vulgari Eloquentia
Non è senza ragione che onoriamo questo volgare con l’aggiunta del secondo aggettivo, cioè chiamandolo «cardinale». Infatti, come l’intero uscio segue il cardine e gira esso stesso muovendosi in dentro o in fuori nel senso in cui gira il cardine, così l’intero gregge dei volgari municipali si gira e si rigira, si muove e si ferma secondo quanto fa questo volgare che appare come il vero padrone di casa.
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De Vulgari Eloquentia
La ragione per cui lo definiamo «regale» sta nel fatto che, se noi Italiani avessimo una reggia, esso sarebbe la lingua di palazzo. Infatti, se la reggia rappresenta la casa comune di tutto il regno e l’augusta governante di tutte le sue parti, è conveniente che vi si trovi e abiti tutto ciò che risulta tale da essere comune a tutti, senza essere proprio di nessuno: non vi è anzi dimora più degna di un abitante così nobile. E questo sembra appunto il caso del volgare di cui parliamo. Da questo fatto deriva che tutti coloro che si trovano nelle regge si esprimono sempre in un volgare illustre, e, come ulteriore conseguenza, che il nostro volgare illustre, mancando la reggia, va peregrinando come straniero e trova ospitalità in umili ricoveri.
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De Vulgari Eloquentia
È giusto chiamarlo anche «curiale». La curialità infatti non è altro che la norma e misura di ciò che si deve fare: e poiché la bilancia per tale misura suole esistere soltanto nelle eccellentissime «curie», ne deriva che tutto ciò che nei nostri atti è ben misurato viene chiamato curiale. Ora, questo volgare riceve la sua misura nell’eccellentissima curia degli Italiani e merita pertanto il nome di curiale.
Parlare tuttavia di misure effettuate nella curia degli Italiani, pare uno scherzo, perché non abbiamo curia. Ma a questo si risponde facilmente: infatti, benché in Italia non esista una curia, intesa nella sua unità (come la curia del re di Germania), non mancano tuttavia le membra che la sostituiscono; e come le membra della curia di Germania ricevono unità da un unico Principe, così le membra della nostra sono unite dal lume di grazia della ragione . Sarebbe pertanto falso dire che gli Italiani mancano di una curia, benché siano privi di un Principe: abbiamo infatti una curia, anche se fisicamente dispersa.
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I manoscritti della Commedia
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PETRARCA
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PETRARCA
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BOCCACCIO
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L’età umanisticaXV secolo
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1^ fase: rifiuto del volgare
• Coluccio Salutati
• Leonardo Bruni
• Niccolò Niccoli
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L’Umanesimo volgare
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Statua di Leon Battista Alberti,
Galleria degli Uffizi, Firenze.
L’editio princeps della Commedia
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« [...] PietroBembo, che 'l puro e dolce idioma nostro,levato fuor del volgare uso tetro,quale esser dee, ci ha col suo esempio mostro»
(Ludovico Ariosto, Orlando furioso,canto XLVI, 15, 1-4)
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LUDOVICO ARIOSTOOrlando Furioso - CANTO I, 1-4
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,le cortesie, l'audaci imprese io canto,che furo al tempo che passaro i Morid'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,seguendo l'ire e i giovenil furorid'Agramante lor re, che si diè vantodi vendicar la morte di Troianosopra re Carlo imperator romano.
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Pg XXI
Al mio ardor fuor seme le faville,che mi scaldar, de la divina fiammaonde sono allumati più di mille;
de l'Eneida dico, la qual mammafummi e fummi nutrice poetando:sanz'essa non fermai peso di dramma.
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La Sala delle Pale
“gerle" o sedie
accademiche
da cerimonia
2 “sacchi”, ovvero mobiletti a
forma di sacco con uno sportello
e all’interno degli scaffali per
conservare la “farina”, cioè gli
statuti, i regolamenti e altre
scritture approvate dai censori
accademici.Marzia Caria - Linguistica italiana - a.a.
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Lionardo Salviati (accademico
dall'[ottobre] 1582)
Motto: Grufolando
Datazione: sec. XVI
La pala raffigura un riccio che
grufola nella farina.
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Lorenzo Magalotti (accademico
dal 12 settembre 1656)
Motto: Ove per sé non sale
Datazione: sec. XVII-XVIII
La pala raffigura un cantuccio di
pane che assorbe il vino
contenuto nel bicchiere in cui è
inzuppato.
Tutti in quel benedetto tempo del 1300 parlavano escrivevano bene. I libri delle ragioni de’ mercatanti,i maestri delle dogane, gli stratti delle gabelle ed’ogni bottega menavano il medesimo oro, senzache tutti erano aggiustati e corretti, ci rilucea perentro un certo natural candore, una grazia dischiette maniere e dolci, che nulla più.
(A. Cesari, Dissertazione, 1810) Marzia Caria - Linguistica italiana - a.a. 2016/2017
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Vocabolario della
Crusca nell’edizione
veronese di Antonio
Cesari (1806)
Manzoni
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Postille di Manzoni alla Crusca veronese
Fermo e Lucia
24 aprile 1821-17 settembre 1823
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I Introduzione (primavera 1821)
II Introduzione (1823)
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una certa fragranza (dico bene?) di lingua che benfa vedere che di poco era spirato quell’aureocinquecento, quel secolo nel quale tutto era puro,classico lindo, semplice, nel quale la buona linguasi respirava per così dire coll’aria, si attaccava dasé agli scritti, dimodoché, cosa incredibile e vera!fino i conti delle cucine e gli editti pubblici eranodettati in buono stile.
I Introduzione
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Scrivo male = e si perdoni all’autore che egliparli di sé: è un privilegio delle prefazioni, unpicciolo e troppo giusto sfogo concesso allavanità di chi ha fatto un libro = scrivo male amio dispetto; e se conoscessi il modo discriver bene, non lascerei certo di porlo inopera.
II Introduzione
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Il «composto indigesto»
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abito ‘abitudine’
affisare ‘guardare’
ambascia ‘angoscia’
antivenire ‘prevenire’
arcaismi lessicali
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inesecuzione ‘mancata esecuzione’;
pian paese ‘pianura’.
Francesismi lessicali (pochi)
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restà-lì de stucch ‘restare impietrito’:
> «Ma quel signore […] era egli di stucco? nonla sapeva far rispettare?»
Influenza del milanese
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I Promessi Sposi
1827
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Si riduce il peso della soggettività delnarratore, in favore dell’instaurazione diuna nuova natura, che è oggettiva dalpunto di vista della Provvidenza.
Differenze: piano narrativo
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•Passi contrassegnati da eccessivi toni truci o daeccessi di analisi psicologica:
-l’ultima comparsa di don Rodrigo sfigurato eimpazzito;
-buon parte delle turpi ed atroci avventure dellamonaca di Monza (per es. l’evolversi del rapportocon il seduttore Egidio e lo svolgimentodell’omicidio)
TAGLI
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i travagli ne’ quali so essersi trovato uno scrittore non toscanoche, essendosi messo a comporre un lavoro mezzo storico emezzo fantastico, e col fermo proposito di comporlo, se gliriuscisse, in una lingua viva e vera, gli s’affacciavano allamente, senza cercarle, espressioni proprie, calzanti, fatteapposta per i suoi concetti, ma erano del suo vernacolo, od’una lingua straniera, o per avventura del latino, enaturalmente, le scacciava come tentazioni; e di equivalenti,in quello che si chiama italiano, non ne vedeva, mentre leavrebbe dovute vedere, al pari di qualunque altro Italiano, seci fossero state; e non c’essendo dove trovar raccolta e riunitaquella lingua viva che avrebbe fatto per lui; e non si volendorassegnare, né a scrivere barbaramente a caso pensato, né aesser da meno nello scrivere di quello di quello che potevaessere nell’adoprare il suo idioma, s’ingegnava a ricavar dallasua memoria le locuzioni toscane che ci fossero rimaste dalleggere libri toscani d’ogni secolo, e principalmente quelli cheMarzia Caria - Linguistica italiana - a.a.
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si chiamano di lingua; e riuscendogli l’aiuto troppo scarso albisogno, si rimesse a leggere e a rileggere, e quelli e altri libritoscani, senza sapere dove potesse poi trovare ciò che glioccorreva per l’appunto, ma supplendo, alla meglio, a questamancanza col leggerne molti, e con lo spogliare e rispogliare ilVocabolario della Crusca, che ha conciato in modo da nonlasciarlo vedere; e trovando per fortuna i termini che glivenissero in taglio, doveva poi fare de’ giudizi di probabilità,per argomentare se fossero o non fossero in uso ancora.
(A. Manzoni, Appendice alla Relazione intorno all’unità della lingua e aimezzi di diffonderla, 1869)
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Alla ricerca di una lingua comune ecomunemente intesa:
- Vocabolario della Crusca (ed. veronese delCesari);
- lettura degli autori della tradizionecomica e realistica del ‘500 e del ‘600(Machiavelli, Varchi ecc.)
Differenze: piano linguistico
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Il «toscano-milanese»: non ibridazione
ma convergenza (le forme milanesi della
Ventisettana sono in larga maggioranza
sostenute da un riscontro della
tradizione letteraria fiorentina)
Differenze: piano linguistico
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•Modi di dire lombardi evidenziati (uno di questi
col muso alla ferrata»)
•Eliminazione arcaismi e aulicismi (assidersi)
•Eliminazione francesismi (inesecuzione)
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I Promessi Sposi
1840
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1. forme arcaiche, auliche (o genericamente sostenute)>forme correnti nello scritto e nel parlato di tutta Italia
2. introduzione di forme fiorentine o tosco-fiorentine
3. l’eliminazione dei doppioni
4. espunzione (ampia ma non completa) di forme lombardo-milanesi, sostituite da equivalenti di circolazione nazionale
Il lavoro correttorio
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1. forme arcaiche, auliche (o genericamente sostenute)>forme correnti nello scritto e nel parlato di tutta Italia.
nimico>nemico
romore>rumore
cangiare>cambiare
Il lavoro correttorio
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2. forme fiorentine o tosco-fiorentine.
riduzione ditt. dopo palatale:
giuoco > gioco
spagnuolo > spagnolo
N.B.: figliuolo > figliuolo
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PRONOMI:
egli > lui
anch’egli > anche lui
ella > lei
ella ha intenzione > lei ha intenzione
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3. L’eliminazione dei doppioni
domandare/dimandare > domandare
questione/quistione > questione
tra/fra > tra
uguale/eguale > uguale
vedo/veggio > vedo
pel > per il
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4. espunzione (ampia ma non completa) di forme
lombardo-milanesi, sostituite da equivalenti di
circolazione nazionale.
ho fatto un marrone > ho sbagliato
tosa > ragazza
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Altri usi manzoniani
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IMPERFETTO IN -O
io aveva > io avevo
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APOCOPI:
alcuno > alcun
abbiamo > abbiam
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ELISIONI:
che è > ch’è
dove era > dov’era
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Soppressione del pronome personale di III persona:
si troverà egli poi > si troverà poi
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Preferenza a termini medi, appartenenti al lessico fondamentale
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EDIZIONE 1840
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Correzioni
alla
ventisettana
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L’Italia prima
dell’Unità