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83 COLLEGAMENTO GRUPPI FAMIGLIA RIVISTA DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE Quel “mistero” che sono i nostri figli quando crescono GLI ADOLESCENTI Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Postale - D.L. 253/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1 comma 1, NO/Torino - n. 1 anno 2014 Foto: famiglia Durante

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Gruppi Famiglia 83 Gli Adolescenti

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83COLLEGAMENTO

GRUPPIFAMIGLIARIVISTA DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE

Quel “mistero” che sonoi nostri figli quando crescono

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2 GRUPPI FAMIGLIA marzo 2014

GRUPPI FAMIGLIATRIMESTRALE DI COLLEGAMENTO

sito: www.gruppifamiglia.itblog: gruppifamiglia.wordpress.com

• Redazione: Noris e Franco ROSADAvia R. Pilo, 4 10143 Torino

• Tel. e Fax 011 759 978• E-mail: [email protected]• Contributo liberale annuale: Euro 10,00• Contributo liberale sostenitore: Euro 25,00

da versarsi sul C.C.P. n. 36690287 intestato a:Formazione e Famiglia Onlus, via Pilo 4 10143 TorinoIBAN IT39 O076 0101 0000 0003 6690 287

Direttore Responsabile: Mario CostantinoAutorizz. Tribunale di Torino n. 4125 del 20/12/89

N° iscrizione ROC: 22263Gruppi Famiglia - n. 83 - Marzo 2014

Proprietà: Associazione “Formazione e Famiglia ONLUS”via R. Pilo, 4 - 10143 Torino

Stampa: Flyeralarm Srl, viale Druso, 265 - 39100Bolzano - Bozen, www.flyeralarm.it

L’editore è a disposizione degli aventi diritto per le fontiiconografiche non identificate

LETTERE ALLA RIVISTA

Vivere la fede in adolescenzaSi tratta di riorientare la fede dal “sentire” al “conoscere”

corretto della propria libertà individua-le.Il problema è sia dell’educando (figlio)sia degli educatori (genitori).Quando un figlio si affaccia ad unacerta età (adolescenza) ha bisogno diessere educato non più solo sulla base

dei comandamenti e dei precetti, maanche dei valori e delle ragioni ad essisottesi di modo che l’aspirante adulto

Nostro figlio, che è sempre andato aMessa, di punto in bianco non fre-quenta più. Dice che non capisce per-ché deve andarci se "non sente nien-te". Che dobbiamo fare?

Michele e Giulia

RISPONDE DON GIANCARLO GRANDIS,VICARIO EPISCOPALE PER LA CULTURA DELLA

DIOCESI DI VERONA

Non sono pochi i genitori che si tro-vano tra le mani questa domanda difronte a un figlio che comincia aporre delle obiezioni a una pratica re-ligiosa cui si era finora pacificamenteconformato sulla base della fiducia aquanto gli veniva insegnatoQuesto avviene non solo nell’ambitodella prassi religiosa, ma in ogni altrocampo dell’educazione che comportail passaggio da un comportamentobasato sulla fiducia al bisogno di uncomportamento basato sulle convin-zioni personali.Notiamo innanzi tutto che l’obiezionedel figlio è un segno positivo che stacrescendo.L’uomo adulto, infatti, vive sia di fedeche di ragione, vale a dire sia di unrapporto fiduciale verso gli insegna-menti ricevuti ma anche di ragioneper rendersi conto della fondatezzadei valori cui è stato educato e su cuigiustificare le proprie scelte libere. Ingioco qui c’è l’educazione all’uso

possa agire secondo scelte libere.La sfida sta nel fatto che la libertà cherealizza la nostra umanità non è quel-la che si basa sul “sentire”, ma sul“conoscere”.In termini evangelici: l’esperienzadella libertà deve fondarsi sulla veritàiscritta nella nostra umanità. Gesù loha affermato: «Conoscerete la veritàe la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Lalibertà ha bisogno di orientamento.Ecco quindi il problema di un educa-tore: fino a che punto bisogna calca-re per orientare e fino a che puntobisogna lasciar liberi per non impor-re? Fino a che punto bisogna usare ildevi (legge) e fino a che punto biso-gna dire “se vuoi” (libertà)?Non è facile trovare il punto di equili-brio per non cadere o nel rigorismo(una verità senza libertà) o nel lassi-smo (una libertà senza verità).

[email protected]

(sopra e nonostante queste) il vostrorapporto.Finché ti chiederà apertamente lecose (e sarete in conflitto, ma si senti-rà comunque accolta) non averepaura: i problemi seri nascerebberose perdessi la sua confidenza perché,allora, l’adolescenza anziché crescitasarebbe rischio.

Anna Lazzarini

Aiuto! Nostra figlia, quattordicenne, inmeno di un mese ci ha chiesto: un pier-cing all'ombelico, un tatuaggio sullaschiena, di tingersi i capelli di viola.Abbiamo approvato solo la tinta dicapelli, ma che fatica! D'ora in avantisarà sempre così?

Mirella

La “lotta” tra l’adolescente e i genitoriè il modo che tua figlia, come tutti gliadolescenti, ha per diventare adulta.Come sarà d’ora in avanti nessuno lopuò sapere... soprattutto non lo sa tuafiglia che si sente sballottata tra ciò chenon è più e ciò che non è ancora.Certo è un periodo duro per voi geni-tori, ma prova a pensare che lo è sen-z’altro ancor più per lei.Continua a guardarla con gli occhimeravigliati e grati che avevi quandol’hai vista per la prima volta, appenanata, e scoprirai dentro di te le risorseper imparare a starle accanto nelmodo in cui ora ha bisogno; soprattut-to considerati sempre sua alleata e maisua nemica!Questo non significa essere conniventerispetto a tutte le follie che le verràvoglia di fare, ma solo salvaguardare

DIALOGO TRA FAMIGLIE

Le richieste “assurde” degli adolescentiServe autorità ma, soprattutto, accoglienza

Avete rinnovatoil vostro contributo

alla rivista?Potete farlo utilizzando il C.C.P.allegato a questo numero.

Attenzione!Questo è l’unico numerodell’anno che viene spedito acoloro che ricevono la rivista inOMAGGIO con C.A.P. compre-so tra 00030 e 20099.Se volete ricevere tutti i numeri ènecessario farne richiesta espli-cita alla redazione.

Di fronte ad unadolescente, come genitori,

siamo chiamati a passaredal “devi” (la legge)

al “se vuoi” (la libertà).

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L’adolescenza è come una malattiagrave, quando finisce si è completa-mente diversi da prima.

Quasi un nuovo partoÈ il passaggio obbligato per passaredalla condizione infantile a quellaadulta, passaggio lungo, difficile,quasi un nuovo parto, che questavolta però avviene all’interno dellapersona. Ma mentre la gravidanza disolito è accolta e cercata con gioia,l’adolescenza no. I ragazzi sognano di“essere grandi” ma non sanno quantosia lungo il cammino per arrivarci.Se hanno fratelli più grandi possono“annusare l’aria” e orientarsi un po’,se sono i primogeniti non possononeanche godere di questo piccoloaiuto. Non per niente i figli più picco-li se la tolgono di solito meglio deiprimi.

Genitori e figliDi questo lungo travaglio i genitorisono spesso testimoni impotenti esconcertati: si trovano, da un meseall’altro, in casa un figlio che nonconoscono più, il bambino solare èsparito per fare posto ad un imbron-ciato sconosciuto.Consci di questa realtà gli adulti sichiedono: cosa possiamo fare, comedobbiamo comportarci, c’è un meto-do, una strategia vincente per convi-vere con questa età ingrata?Come scrive Alberto Pellai - medico epsicoterapeuta dell’età evolutiva - inun articolo di questo numero non c’èuna ricetta magica, ci sono solo dellepiste che si possono percorrere.

I tanti aspetti del problemaPer evidenziare meglio questi percorsiabbiamo provato a suddividere iltema in cinque ambiti:• i rapporti genitori-figli,• educazione e società,• sessualità e affettività,• le amicizie e il gruppo dei pari,• fede e pratica religiosa.Su alcuni di questi argomenti è stato

facile reperire del materiale valido, sualtri decisamente meno.

Fede e sessualitàQuesti sono stati i due argomenti su cuiho faticato di più.Dalla mia adolescenza ad oggi sonocambiate tante cose. Cinquant’anni fale fede era frutto del sentire comune,ora molto meno; la sessualità prematri-moniale per i più non andava di là del“petting”, delle coccole intime, ora siparla di rapporti intimi a sedici anni.Questi due temi in famiglia vannoripensati e proposti su basi nuove dicui, come scrive Pellai, i genitori soven-te non hanno avuto “esperienza diretta”perché o sono stati per loro adolescen-ti argomenti tabù (la sessualità) o argo-menti scontati (la fede).Ora è tutto diverso e, come genitori ededucatori, siamo chiamati a trovarenuove modalità che siano veramentesignificative, in un contesto socio-cultu-rale che, su entrambi gli argomenti,“rema” decisamente contro.Un possibile approccio è quello narra-tivo: quando il momento ci sembra op-portuno parliamo ai nostri figli dellanostra fanciullezza e adolescenza, delleesperienze buone e cattive che abbia-mo fatto, dei sentimenti che abbiamoprovato. Cerchiamo, attraverso il rac-conto, di anticipare i loro bisogni e leloro domande.E poi, come suggerito da alcune testi-

I NOSTRI FIGLI ADOLESCENTISiamo stati tutti adolescenti ma i nostri figli sovente nonriusciamo a capirli. Proviamoci insieme con questo numero!

monianze, facciamo come genitori enonni tutto il possibile e lasciamo,nella preghiera, al buon Dio il compi-to di fare Lui il resto, pregandolo ditenere una mano sulla testa dei nostrifigli e nipoti perché non si perdano osappiano comunque sempre ritrovarela strada di casa e chi li sappia acco-gliere.

ScuseIn questo numero ho fatto uso dimolte foto, soprattutto di adolescenti,tratte dai nostri campi estivi.Mi scuso per i contesti in cui ho inse-rito queste foto e mi auguro che gliinteressati non si sentano offesi e lepossano considerare come un ricordodel “passato” perché risalgono aicampi di qualche anno fa.

RingraziamentiDevo ringraziare, per questo numero,innanzi tutto le famiglie che mi hannochiesto di affrontare questo tema.Per la sua realizzazione concreta mihanno molto aiutato, con le lorosegnalazioni librarie, don BrunoFerrero, già responsabile editorialedella casa editrice Elledici, e il dottorPietro Boffi, del Centro Italiano StudiFamiglie. Un ringraziamento partico-lare va al dottor Alberto Pellai, dai cuilibri ho attinto molto, e che mi aiuta-to, incoraggiato e sostenuto.Grazie anche al Gruppo Abele diTorino, con la sua iniziativa Genitori efigli, alla Città sul Monte di Crissolo(CN), ai cinque Uffici Famiglia dellediocesi del Sud-Piemonte e al Centrodi Aiuto alla Vita di Fossano per i lorocontributi.

Franco Rosada

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I DIFFICILI RAPPORTI GENITORI-FIGLIQuando il silenzio dei figli fa pauraCome definire le regole e gestire le punizioni

DI LUCIA BIANCO*Da nove anni il martedì sera la sededel Gruppo Abele a Torino diventaspazio di incontro per famiglie.Uno spazio in cui fermarsi, ascoltare,prendere del tempo per se stessi inuna routine stressante, piena di impe-gni e responsabilità.Uno spazio in cui ripensare la propriaquotidianità, conoscere, informarsi,riflettere sia sui temi dell’educazionedei figli, che sulla società in cui vivia-mo.Uno spazio in cui trovarsi insieme adaltri con cui condividere la propriaricerca, per sperimentare un noi chedia più forza e fiducia nel futuro.L’incontro con tante famiglie con figliadolescenti, l’ascolto delle loro fati-che, ma anche delle loro scoperte hamesso in luce alcune questioni chevogliamo in queste poche righe ripro-porvi.

Gestire i silenziIn primo luogo la difficoltà a gestire isilenzi e la non comunicazione che avolte caratterizzano il comportamentodei propri figli e figlie quando diven-tano adolescenti.“Non so”, “vedrò”, “niente”, “nessu-no”… sono le risposte che spesso igenitori ricevono.L’educazione in famiglia oggi è cen-trata prevalentemente sul dialogo,

controllare? E se non ha rispettato leregole, è tornato a casa all’una men-tre l’orario concordato erano le 23 e30 che cosa facciamo?Dare delle regole, dei limiti ai nostrifigli è importantissimo per farli cresce-re, ma richiede a noi genitori tantissi-ma energia, che a volte ci manca.Richiede di accettare il conflitto, dimantenere le nostre posizioni, diagire un ruolo di controllo che difficil-mente piace. Ma anche di dare fidu-cia, di comunicare, di ascoltare leragioni dell’altro.

Le punizioni, poi, dobbiamo sceglier-le in modo da essere in grado di reg-gerle. Una settimana senza cellulareè difficilissima, forse bastano un gior-no o due se mantenuti con fermezza.

La famiglia "sola"Un’altra questione è sicuramente lasolitudine che vivono molte famiglie,la mancanza di reti di sostegno.Incontriamo spesso famiglie chehanno l’esigenza di parlare con altridi quello che stanno vivendo perriuscire a sdrammatizzarlo.Raccontarsi agli altri, ma ancheascoltare i racconti degli altri è unmodo per vedere meglio in se stessi,per cercare di comprendersi e dicomprendere.Così come scoprire che altri condivi-dono con noi inquietudini, problemi,tensioni, ma anche speranze e vogliadi andare avanti fa stare meglio.L’avere una rete intorno, diversa dallapropria famiglia nucleare, permette

sulla relazione, sull’affetto.Quando il nostro “bimbo” crescen-do, alla ricerca della propria identi-tà, chiude il dialogo prima così faci-le e spontaneo, si trincera dietrosilenzi a volte impenetrabili, si confi-da solo con gli amici e con le ami-che, l’atmosfera in casa diventa diffi-cile da reggere.La non comunicazione provoca sof-ferenza e difficilmente viene accetta-ta dai genitori come un momento dipassaggio, necessario per ridefinire

distanze e vicinanze, preludio ad unrapporto meno simbiotico e più adulto.I sociologi hanno un bel dire che ilcambiamento epocale nel modelloeducativo adottato all’interno dellefamiglie è passato dalla dimensione

“etica” a quella “affettiva”, dal farsiobbedire per amore e non per paura,dal dover somministrare presenza eaffetto più che principi, norme o valoridesunti dall’esterno.Quando nella quotidianità si speri-menta l’incomunicabilità l’averne senti-to parlare, l’esserne consapevoli, l’a-ver letto un sacco di libri non servo-no a molto.

Regole e punizioniLa gestione delle regole, il controllo,le punizioni sono un’altra questionespinosa nel rapporto genitori/figli,sempre, ma quando i figli sono ado-lescenti la questione diventa piùseria. Diciamo dei no decisi o nego-ziamo? Ci fidiamo o chiamiamocontinuamente col telefonino per

Dare delle regole, definiredei limiti, richiede molta

energia che a volte, comegenitori, ci manca.

La “non comunicazione”dei figli provoca sofferenza

e difficilmente vieneaccettata dai genitori.

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Per il lavoro di coppiae di gruppo

•Sappiamo accettare i silenzi deinostri figli e continuare ad amar-li, nonostante tutto?

•Siamo concordi tra di noi sulleregole da far rispettare ai nostrifigli?

•Quale visione del mondo propo-niamo ai nostri figli? Sappiamocoltivare la speranza?

anche ai figli adolescenti di poteravere altri punti di riferimento adulti eai genitori di non sentirsi soli, ma distringere alleanze che, a volte, posso-no aiutarli a capire meglio i figli.

Il nostro progettoLa nostra esperienza, infine, ci hafatto incontrare molte famiglie cherappresentano uno straordinariolaboratorio di strategie per vivere esopravvivere tentando di coniugaregli ideali, le utopie, i desideri con leopportunità ed i vincoli che offre larealtà in cui vivono. Famiglie che tro-vano capacità di resistenza e creativi-tà soprattutto là dove riescono aduscire dai propri confini e interagisco-no, si aggregano, costruiscono reticon altre famiglie. I rapporti di comu-nicazione, scambio e sostegno chepassano attraverso le reti sociali,infatti, hanno un ruolo fondamentaleper gli individui e le famiglie nellaconservazione di adeguati livelli dibenessere. Avere una rete di sostegnodi altre famiglie, gruppi educativi osportivi, etc… è fondamentale quan-do si hanno figli adolescenti.

* responsabile progetto Genitori eFigli del Gruppo Abele

Per saperne di più:www.genitoriefigli.gruppoabele.org

Padri, madri e figli adolescentiCome cambia il rapporto con i figli

A CURA DELLA REDAZIONE

Essere madriUna mamma, da quando il figlionasce, si allena a capire, in ogni piùpiccolo cenno, i bisogni di suo figlio.Ma quando inizia la pubertà tuttocambia e la mamma si domanda:mio figlio ha smesso di volermi bene?No, è “solo” ribel-lione: di solito ci siribella per qualco-sa che ti è moltovicino.Il confronto piùdrammatico avvie-ne tra madre efiglia: queste disolito scelgonoabbigliamenti ecompor tamen t iagli antipodi diquelli materni.Le mamme si allar-mano di fronteall’armeggiare conil proprio corpomesso in praticadalle figlie, temono che si mettanonei pasticci con comportamenti ses-suali troppo disinibiti.Che fare? Non sentirsi in competizio-ne, ripensare alla propria adolescen-za, capire cosa si può concedere ecosa invece va negato.Ma la cosa più importante è trasmet-tere alla figlia l’importanza di “voler-si bene” così come si è, senza cederealle lusinghe della moda e del mer-cato, con il proprio naso, labbra,capelli, carnagione, aspetto.E, poi, reinvestire sul rapporto di cop-pia: in questo modo insegneremo aifigli che cos’è l’amore, un sentimentoche dura tutta una vita.

Essere padriIl ruolo del padre in famiglia è quellodi dettare le norme, le regole e farlerispettare. Quali norme? Quelle cheuno ha subito da adolescente, pienidi no, oppure l’esatto opposto?Serve una via mediana, difficile datrovare ma molto importante.Prendiamo un caso eclatante: larichiesta del motorino.

Facile dire SÌ ma è anche facile direNO. È più faticoso, ma più utile,aprire una contrattazione.Il motorino può diventare un’occa-sione di crescita per il figlio chevuole tutto e subito. Definendoregole, tempi, comportamenti, ilmotorino passerà da oggetto dona-

to ad oggettoconquistato e ilfiglio ne apprez-zerà maggior-mente il valore.Un discorso aparte riguarda ilrapporto padre-figlia.Da una parte ilpadre rimaneammirato di fron-te al fiorire dellafiglia, dall’altrateme per lei, perciò che gli altrimaschi potrannoprovare e deside-rare.

Non c’è un consiglio preciso dadare e la soluzione sta nel creareun’alleanza educativa con la madre,rafforzando l’unione di coppia.I genitori devono definire insieme leregole ma poi tocca alla mamma inprima istanza farle applicare, sapen-do che il padre non cederà allelusinghe della figlia che, messa allestrette, cercherà di metterlo controsua moglie.

Essere coppiaQuanto appena detto è fondamen-tale: i figli adolescenti possono esse-re, con i loro atteggiamenti e provo-cazioni, causa di una crisi di coppia.Ma la radice della crisi è nella cop-pia.Serve allora farsi aiutare a recupera-re le ragioni dello stare insieme per-ché la coppia è chiamata ad esseretale anche dopo l’uscita di casa deifigli.

Liberamente tratto dal libro diAlberto Pellai: Questa casa non è

un albergo!, Feltrinelli Editore,Milano 2012.

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Se ti imponi subito, seimponi le tue regole...

rovini tutto.Se invece dai un po’ di

corda, se ti fidi e permettiall’altro di trovare un suo

modo di essere...Tiziano Terzani

I SÌ E I NO CHE AIUTANO A CRESCERENon limitiamoci a dire no, proponiamo ancheuna visione del mondo per cui valga la pena vivere

DI GIOVANNI CAPELLO*Dopo anni in cui era stato dimentica-to, il NO sembra tornato di moda,forse perché il permissivismo non hadato buoni risultati.Ma è sempre giusto dire no oppure avolte è fortemente controproducente?

I NO che servonoIl NO, prima di essere un divie-to è un confine, perché indicaun limite.Sono gli equivalenti moderni deiDieci Comandamenti che, perIsraele, sono considerati dasempre una “siepe” che indiriz-za il cammino del credente.In quest’ottica, il NO non umiliané danneggia nessuno, ma pro-tegge e insegna a proteggersi.Si tratta di coniugare autorevo-lezza e comprensione, perché iNO vanno anche coniugati condei SÌ: solo così fanno crescere.Ma i NO costano perché soven-te provocano la reazione nega-tiva nei figli e ,allora, o si è con-vinti del proprio NO o non siriesce a far fronte ai sensi dicolpa che i figli sanno suscitarecon le loro risposte e i loroatteggiamenti.

I NO dei figliAnche i figli dicono NO. Una reazio-ne emotiva o isterica fa solo il lorogioco. È necessario confrontarsi conquesti NO, non subirli passivamente.Talvolta i NO dei figli possono ancheessere ragionevoli, non accettarli apriori è diseducativo.Direi di più: dobbiamo insegnare ainostri figli a dire di NO, per non farlidiventare degli “yes-men”.È difficile, per un adolescente, direNO alle proposte di un gruppo diamici che propone uno sballo, unacorsa in auto, un esperienza pericolo-sa eppure è proprio in quelle circo-stanze “al limite” che il suo futuro diadulto inizia a prendere forma.

I loro bisogniI nostri SÌ e NO saranno accolti daifigli quando saranno “giusti”.

solo di proclami a cui non seguenulla di concreto il figlio impara a farquello che vuole, senza rendere contoa nessuno, nemmeno a se stesso.

Per un mondo vivibileI SÌ e NO, accompagnati dalla disci-plina, hanno uno scopo ben precisonel processo educativo: servono apresentare e far capire una rappre-sentazione del mondo compiutamen-te umana.Avete presente i “perché” dei bambi-ni? Figuratevi quanti “perché” ha intesta un adolescente, quanta fame hadi conoscere e di capire!

La disciplina non serve solo adindirizzare verso un certo gala-teo di comportamenti ma acreare una visione del mondo.Ci sono tante rappresentazionidel mondo che vengono propo-ste agli adolescenti, dai media,dalla pubblicità, dagli amici,dagli educatori, dai genitori.Alcune di queste spaventano,altre promettono grandi cose,altre ancora si appiattiscono sulpresente e sulla soddisfazioneimmediata.Alcune rappresentazioni spaven-tano, altre strizzano l’occhio espingono verso la licenza.Gli adolescenti hanno bisognodi rappresentazioni del mondoche li chiamino per nome, chepromettano loro un ruolo senza

mentire, che lascino intravedere chece la possono fare.Come adulti responsabili dobbiamoporci questa domanda: quale rappre-sentazione del mondo offro ai mieifigli, e come contribuisco a realizzar-la?*Liberamente tratto dal libro dell’au-tore: Guardami negli occhi quando

dici no, Effatà Editrice, Cantalupa(TO) 2009

Per far questo serve imparare a distin-guere i nostri bisogni dai loro.Il bambino che strilla al supermercatoper avere l’ennesimo giochino non habisogno di quel gioco ma di qualcunoche gli dica no o lo coinvolga in altro,sposti la sua attenzione altrove.Ma se la mamma vuole stare tranquil-la soddisfa il capriccio, e apre la stra-

da per tanti altri sì.Leggere i veri bisogni dei figli è impe-gnativo, ci toglie alibi, richiede unadisciplina interiore.Se questo vi sembra troppo impegnati-vo pensate quanto può essere difficilevivere tutti i giorni con un adolescentemai sazio di chiedere (e pretendere deisì), e che ci interpella con i modi bru-schi e arroganti tipici di quell’età.

La disciplinaLa disciplina serve per aiutare ad impa-rare e non per vietare.Per noi disciplina può essere solo sino-nimo di obbedienza, mentre inveceviene prima delle regole, delle norme.È un contesto in cui il figlio impara adaccogliere le regole e a trovare eragioni per rispettarle.Richiede quindi adulti responsabili cheagiscano con coerenza, che aiutino ilfiglio a essere responsabile.Se la nostra azione educativa è fatta

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7GRUPPI FAMIGLIA marzo 2014

Figli, non bambiniLa famiglia è una palestra importanteper i ragazzi adolescenti ma soprat-tutto per noi genitori, che dobbiamoimparare a confrontarci con adulti indivenire, che non sono il nostro pro-lungamento, che non sono più i nostribambini, ma “solo” i nostri figli.E allora quello che mamma e papàdicono è spesso ridicolo, senzasenso, antico. Gli scontri ci sono e,con il passare del tempo, ci si accor-ge che più sono forti gli scontri, omeglio, più un figlio si contrapponecon forza ai genitori e più è fragile ebisognoso di supporto e aiuto.È difficile camminare con le propriegambe, confrontarsi con fratelli egenitori, e lo scontro talvolta è la stra-da più facile per dire: “io ho ragione,io sono più forte”. È una barriera die-tro cui i ragazzi si trincerano pernascondere le loro fragilità.

Raffaella

Cambiare il mondoCome educatore di giovanissimi, vorreisottolineare due punti nodali.Il primo è quello di impegnarsi a sotto-lineare i pregi che l'adolescenza portacon sé, soprattutto quando vuole cam-biare il mondo. È un errore, a mio avvi-so, cercare di imporre ad un adole-scente di essere oggettivo e realista,ben vengano i grandi ideali quando cisono, e quando ci sono anche le forzeper provare a cambiare le cose.Il secondo è: cercare di ignorare i difet-ti che l'adolescenza porta con sé, cisiamo passati tutti, per fortuna, e poi iragazzi cambiano in fretta e gli errori dioggi li rendono più prudenti domani.

Massimo

L’adolescente “tipo”Quando la maggiore frequentava lescuole medie, erano stati organizzatidegli incontri con degli “esperti” sultema rapporti genitori/figli.Ricordo molto bene che era stato illu-strato un quadro dell’adolescente"tipo": maleducato, scontroso, intro-verso; modello a cui era riconducibi-le ogni adolescente nella norma.Io, però, non sono mai riuscita avedere le mie figlie in questo modelloe mi è sovente venuto da chiedermi sefosse normale che i nostri rapportigenitori/figli, man mano che passa-vano gli anni dell’adolescenza,migliorassero anziché peggiorare.

Ernesta

La coppia genitoriale eil figlio adolescente

Molte coppie, di fronte ai figli checrescono, si trovano spiazzate e dis-orientate in quanto incapaci didecodificarne i messaggi, di legge-re la domanda nascosta in alcuneribellioni urlate e colme di parole dirabbia o, al contrario, sotterratasotto il peso di un silenzio che nonè scalfito da nessuna offerta di dia-logo...Proprio in questa forte situazione diconflitto, che non sa trovare unpunto di incontro tra la parte piùaffettiva, sostenuta solitamentedalle mamme, e la dimensione nor-mativa, più frequentemente incar-nata dal ruolo paterno, si giocabuona parte delle crisi familiariaccese dall'ingresso in adolescenzadi un figlio...Di fronte a un figlio che cresce, èfondamentale che i genitori coope-rino per conquistare una visionecomune dei problemi, convinti chel'unione fa la forza e che solo"ricreando una mente comune" sioffre al figlio la percezione di averedi fronte a sé due adulti sicuri delleproprie convinzioni e posizioni edu-cative, solidi al punto tale da poteressere considerati porto sicuro incui rifugiarsi, quando la vita sembratroppo complessa e difficile peressere affrontata senza scialuppe disalvataggio.

Tratto dal libro di Alberto Pellai:Questa casa non è un albergo!Feltrinelli Editore, Milano 2012.

I RAPPORTI GENITORI - FIGLII due genitori sono chiamati ad avere le stesse posizioni

Fare da tramiteSiamo genitori di due figli maschi, natia distanza di un anno e mezzo l’unodall’altro. Forse per questo sono cre-sciuti insieme, molto uniti tra loro, e inostri rapporti sono stati abbastanzabuoni anche se non è stato sempresemplice.Mariano, lavorando all’aeroporto,aveva turni di lavoro che cambiavanoogni giorno quindi, volendo fare la suaparte di padre, cercava di dire ciò chenon andava nei momenti in cui gli erapossibile, naturalmente così finiva perscontrarsi con i figli e si innescava unmeccanismo di rifiuto.Poiché io avevo invece più tempo dis-ponibile per stare vicino ai figli, abbia-mo concordato che fossi io a fare datramite, quindi noi due discutevamo,magari animatamente su quale fosse ilproblema e il messaggio che volevamotrasmettere e poi io trovavo il momen-to giusto, con calma, quando sentivoche c’era apertura all’ascolto.Questo metodo si è rivelato fruttuoso,perché si potevano spiegare le ragionidel padre senza litigare.

Franca e Mariano

Educare nella societàdelle libertà è la fatica e lagloria dei nuovi genitori.

Domenico Cravero Cam

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Giusto e sbagliatoI ragazzi ci osservano, molto più diquanto non crediamo, e fanno loro ilnostro modo di vivere, anche se nonse ne accorgono, anche se non loammetterebbero mai.Ci mettono di fronte ai nostri errori, ainostri sbagli, e facendolo manifesta-no di sapere benissimo cosa sia giu-sto e cosa sbagliato.E giorno dopo giorno, attraverso ilnostro esempio, si costruiscono lapropria identità. Che è giusto sia laloro, frutto delle loro esperienze, deiloro pensieri, dei loro desideri, macon le basi che, speriamo, siano statedate da noi.

Raffaella

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DI ALBERTO PELLAI*L'educazione nei tempi passati è stataa lungo una questione di norme,regole, disciplina e con poco spazioad emozioni e affetti.

Nuovi modelliMa, a partire dagli anni '60, questomodello va in crisi: all'autorità si pre-ferisce l'autonomia, la libertà, si poneal centro l'interesse del bambino piùche su programmi predefiniti.Cambia anche il ruolo genitoriale:anche i padri iniziano ad occuparsidei figli non solo a livello normativoma anche affettivo.Le nuove generazioni di genitori pos-sono permettersi l'intercambiabilitàdei ruoli: regole e affetto diventanocompetenza di entrambi.Ma vi è in tutto ciò anche un risvoltonegativo: l'amore verso il figlio(sovente l'unico) serve di più a nutrirei bisogni di conferma dei genitori chea favorire la crescita del minore. Cosìil figlio va tutelato e protetto comefosse una "cosa" preziosa, gli vannoevitate le frustrazioni, va soddisfattoogni suo desiderio.

Nuove regoleIl benessere economico, il progresso,offrono nuove opportunità per genito-ri e figli ma ciò è accompagnato daun clima di incertezza, da un crescen-te relativismo di modelli e di valori.Serve qualcosa di più, che sappia

3 Andare al massimo

Io posso fare quello che voglio, man-gio quando mi pare, vado a lettotardi, quando esco con gli amici, bè,esagero un po' ma tanto i miei non midicono niente!Questa è la situazione di molti adole-scenti, i cui genitori pensano cheormai "è grande e si deve dare dasolo un limite".Se è vero che l'adolescente ha biso-gno dei propri spazi di autonomia èanche vero che questa deve fondarsisu regole e limiti che vanno acquisitigià dalla prima infanzia.E sovente siamo noi genitori a noninsegnare questi limiti: dopo la scuo-la c'è la palestra, la danza, il corsod'inglese, etc.. Quando tempo ha pergiocare? Per studiare quella regola dimatematica che non gli entra intesta?Vogliamo che i nostri figli vadano "almassimo", facciano tante esperienze -sempre più precocemente - ma quan-do avranno tempo per fare le cose"bene"?

4 Non avere responsabilità

Non esiste più il senso di colpa: nonè mai colpa mia o, se sono costrettoa riconoscerla, è perché così fannotanti. Nessuno si scusa più: come sipermettono di farmi rilevare una mia"mancanza"?Qui il problema dell'educazione èfondamentale: valori come onestàintellettuale e morale, lealtà, giustiziao si insegnano e si vivono in famigliao non si imparano, perché ciò che

unire tradizione e innovazione, serveridefinire delle regole su cui orientarel'azione pedagogica. È quello chevogliamo proporvi in questo articolopartendo dagli stereotipi che oggivanno per la maggiore.

1 Non fare fatica

Il lavoro manuale? Non si usa più: permolti genitori sarebbe degradante cheil proprio figlio si dovesse "sporcare" lemani e faticare. Per altri genitori ilragionamento è diverso: lascia, faccioio, tu ci impieghi troppo tempo - e cosìil figlio non impara mai.I ragazzi, poi, ci mettono del loro: per-ché faticare per una materia che nonmi interessa? Studio solo quello che mipiace.

Ma se uno si impegna solo in ciò in cuiriesce subito e facilmente come puòimparare cose nuove e mettersi allaprova per realizzare un progetto di stu-dio, di lavoro, di vita?

2 Non soffrire

Si è rotto un giocattolo e tuo figliopiange a dirotto: ne vuole un altro! Mase lo assecondiamo gli insegniamo chenon vi sono limiti, che può fare ciò chevuole senza conseguenze.Ha preso un brutto voto a scuola e noiandiamo a lamentarci dalla maestra?Così non imparerà mai che nella vita vipossono essere prove difficili e chebisogna essere responsabili di ciò chesi fa o non si fa, come p.e. prepararsibene.L'atteggiamento giusto è quello di con-dividere le emozioni negative che inostri figli provano, evitando nello stes-so tempo di schierarsi dalla loro partea tutti i costi.

In questa società "liquida" igiovani crescono tra il desi-derio di avere tutto e subitoe la fatica di impegnarsi perun futuro pieno d'incertez-ze. Cosa fare come genitori.

EDUCARE A VIVERE NEL MONDOsenza i condizionamenti del mondo10 comandamenti per educare i nostri figli a crescere

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conta in questa società è il successo atutti i costi e con ogni mezzo.In famiglia non dovrebbe contaretanto il "fare bella figura" quanto ilrispetto dei diritti degli altri e l'assun-zione di responsabilità per ciò che sifa e si dice.

5 Avere successo

O uno ha successo oppure è un per-dente, non ci sono vie di mezzo.Succede agli adulti, succede agliadolescenti. Ma cosa vuol dire perloro avere successo? Essere popolari,essere al centro dell'attenzione, nelbene e nel male, conta "colpire" icompagni con il proprio comporta-mento, avere tanti amici, tanti "con-tatti". Non serve la competenza, contal'apparenza.Ma cosa serve essere ammirati -"quanto è fico!" - se non si trova inte-resse per quello che si fa, se ci sisente vuoti e fragili? Quale sostegnopossiamo avere nel bisogno se siamosolo ammirati e non abbiamo amiciveri, che ci accettino come siamodavvero?

6 Pensare solo a noi stessi

Spesso ci dimentichiamo della "rego-la d'oro della reciprocità": non fareagli altri quello che non vorresti chefacessero a te o ai tuoi figli. Dal puntodi vista educativo è veramente unesercizio utile chiedere ai nostri figli diprovare a mettersi nei panni dell'altrapersona quando si creano situazioniconflittuali.Vi è poi la questione degli ideali: peri giovani sembrano argomenti nuovi,mai sentiti e "non sentiti". Educare aivalori non serve solo a costruire unasocietà più giusta e vivibile, ma aiutaogni singolo individuo a migliorare laqualità della propria vita.

7 Soddisfare ogni desiderio

Il gioco più soddisfacente, l'idea piùcreativa nasce quasi sempre in rispostaad un ostacolo, ad una privazione.Come possiamo affrontare l'incertezzae la fatica se non abbiamo sviluppato,attraverso l'esperienza, l'idea che pos-siamo farcela?Invece imporre una rinuncia sembra undelitto! Ma se non educhiamo allarinuncia e alla privazione, cosa potran-no volere i nostri figli a sedici anni?

8 Non deludersi mai

Tuo figlio è insicuro, vuole sempre con-ferme? Studia ma non riesce ad avereil giusto riconoscimento perché, almomento della prova, si emoziona?È un problema di autostima. Ma alloraserve dare meno importanza al voto e

più all'interesse per lo studio, serveinsegnar loro che, prima del riconosci-mento dei propri meriti, ci deve esserela conoscenza e l'applicazione.

9 Essere il migliore

Molti genitori pensano che le lodi e legratificazioni servano a far sentire più"sicuro di sé" il proprio figlio ma cosìnon fanno che aumentare in lui lapaura di sbagliare e di fare brutta figu-ra.Nello stesso tempo allearsi con la rab-bia del figlio per un risultato negativonon lo aiuta ad imparare che vi posso-no essere punti di vista diversi, senzache per questo lui sia un fallito.Come genitori siamo chiamati a sapercorreggere senza "arrabbiarci troppo" ericonoscere i meriti in modo equilibra-to.

10 Non avere limiti

I nostri figli devono sapere tutto, pri-meggiare in tutto: non solo a scuolama anche sul campo di calcetto, nella

Per il lavoro di coppiae di gruppo

•Cosa facciamo per insegnare ainostri figli ad accettare e adapprezzare la fatica sia fisica siamentale?

•Abbiamo paura che i nostri figlisoffrano? Siamo capaci di stareloro vicino in quei momenti?

•Cosa vogliamo per i nostri figli?Che abbiamo molte competenzeo che facciamo bene ciò chedavvero conta?

•Come ci comportiamo di fronteagli errori e alle colpe dei nostrifigli? Li giustifichiamo o gli inse-gniamo a "riparare" e a chiederescusa?

•Che valori trasmettiamo ai nostrifigli? Crediamo nel valore del-l'impegno, di un lavoro fattobene, o per noi conta di più ildenaro?

•Compiamo gesti di attenzionegratuita e disinteressata che ser-vano di esempio per i nostri figli?

•Soddisfiamo ogni desiderio dinostro figlio o insegniamo loroche ciò che si desidera non è mai"gratis"?

•Per noi conta più "l'immagine" ociò che siamo realmente?Insegniamo ai nostri figli a met-tersi in gioco, ad imparare dailoro insuccessi?

•Chiediamo ai nostri figli di esseremeglio degli altri o di fare il pro-prio meglio?

•Diamo dei limiti ai nostri figli?Accettiamo i nostri limiti comepersone e come coppia?

recita scolastica, nell'uso di uno stru-mento musicale?Questo atteggiamento sovente creanei figli un senso di ansia "da risulta-to", un senso di inadeguatezza in casod'insuccesso.Serve insegnare ad accettare il limite:non si può avere tutto, ogni sceltacomporta di dover rinunciare a qual-cosa, metterla in secondo piano.

* liberamente tratto dal libro dell'au-tore (scritto a quattro mani con

Michela Fogliani): Le nuove sfidedell'educazione in 10 comandamenti,Franco Angeli Editore, Milano 2012.

Sintesi della redazione.

I genitori hanno bisogno diuna mappa di nuovi princi-

pi, alternativi a quelli cor-renti, su cui fondare il pro-getto educativo per i figli

della generazione 2.0.

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EDUCARE I FIGLI in una società narcisistaInsegniamo ai nostri figli a resistere alle difficoltà,a coltivare spirito di iniziativa e senso di responsabilità

DI ALBERTO PELLAI*La nostra società aborrisce il limite,tende a non riconoscerlo, a nonaccettarlo; è lasciato fuori dell'oriz-zonte dei significati e dei valori condi-visi.

Non c'è più il limiteLo si vede a diversi livelli: la difficoltàdei genitori a dare regole, l'in-tolleranza verso tutto ciò cheevoca vulnerabilità (malattia,morte, insuccesso, rinuncia, per-dita) e verso le emozioni checonnotano la nostra condizioneumana di fragilità e incertezza(paura, ansia, noia e tristezza).Tutto ciò che richiama l'idea dellimite viene patologizzato orimosso.La difficoltà di educare all'accet-tazione ed alla rinuncia è sem-pre più alta in una società con-sumistica che alimenta bisognicontinui, in un vortice che siconcretizza in una sorta di insa-ziabilità e che spinge a consu-mare più che a gustare, ad ac-cumulare più che ad assimilare.

Non è colpa miaSe il limite, l'ostacolo l'errore vengonopercepiti, sono sempre a carico di"altri".È "colpa degli altri". È la rabbia a pre-valere sul senso di colpa (verso glialtri), sentimento oggigiorno semprepiù labile e misconosciuto.Il senso di responsabilità implica lacapacità di riconoscere ciò chedipende da noi, ciò che è in nostropotere fare e ciò che di negativoabbiamo fatto. Comporta anche lacapacità di chiedere scusa, di accet-tare un rimprovero come legittimo, divedere un proprio errore in manieraobiettiva.Constatarlo può essere doloroso erischioso, può esporci alla delusionee al fallimento. L'ostinazione a nonfarsene carico porta però all'impossi-bilità di imparare dall'esperienza econduce inesorabilmente verso l'im-potenza e la perdita di rispetto di sé edegli altri.

Contro il "consumismo"La nostra cultura è consumistica sottomolteplici aspetti: "troppo e troppo infretta", "tanto e di poca qualità".Allora dobbiamo imparare a ridurre,centellinare, aspettare, desiderare,rallentare, far mancare, fare menoper fare meglio, sottrarsi alla comuni-cazione incessante per pensare dipiù.Urge a livello educativo un rinnovatoimpegno ad educare al senso dellimite e a riscoprire il valore dell'ac-cettazione come ingrediente fonda-mentale della capacità di vivere e di

gioire.Dobbiamo capire che i bisognieducativi di oggi sono diversi daquelli da cui ha preso le mosse ilSessantotto, perché altrimentirischiamo di utilizzare vecchiecategorie per interpretare unmondo completamente diversoe tentare vecchie soluzioni perproblemi nuovi. Non abbiamopiù tanto la necessità di "demo-cratizzare" le regole, ma di edu-care alla regola; non si tratta piùdi gestire il potenziale dirompen-te delle sfide giovanili, ma dieducare i ragazzi a proporsi e areggere delle sfide; non si trattasolo di orientare la scelta degliscopi, ma di aiutare a proporredegli scopi e tollerare il rischiodi non raggiungerli.

* Liberamente tratto dal libro di :M.Fogliani - A. Pellai, Le nuove sfide

dell'educazione in 10 comandamenti,Franco Angeli editore, Milano 2012,

pag. 163.165. Sintesi redazionale.

Sempre più fragiliSe non riusciamo più ad accettare e atollerare limiti e difficoltà, con le emo-zioni che ad essi si associano, non stia-mo forse crescendo generazioni sem-pre più fragili, in balia di un senso diinutilità, in un mondo sempre più com-plesso che richiederebbe invece spiritiben più temprati e menti più sagge,

maggiormente capaci di accettare l'in-certezza, l'imprevisto, il cambiamento?Vogliamo crescere dei ragazzi prontiad affrontare le sfide, caparbi, capacidi spendersi per un obiettivo, mante-nendo la fiducia ed il rispetto per sestessi e per gli altri?Vogliamo crescere ragazzi capaci dirischiare e gioire oppure degli eterniinsoddisfatti?

Educare veramentePer educare alla gioia dobbiamo per-mettere la sofferenza; per educare allaresistenza dobbiamo permettere la fati-ca; per educare alla conoscenza dob-biamo permettere l'errore; per educareal piacere intrinseco di fare le cosedobbiamo educare alla solitudine e alnascondimento; per educare al pensie-ro e al ragionamento più fine dobbia-mo fargli spazio nel mare magnumdelle iperstimolazioni sensoriali e delflusso continuo di informazioni in cuisiamo immersi.

A livello culturale il narcisismopuò essere visto come unaperdita di interesse: versol'ambiente, la qualità dellavita, i propri simili.Ciò avviene quando la ric-chezza occupa una posizio-ne più alta della saggezza,quando la notorietà è piùammirata della dignità equando il successo è piùimportante del rispetto di sé.

Alexander Lowen

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Ti vogliamo beneIl momento del pranzo o della cena, acasa nostra, erano momenti importan-ti, tanto che, quando papà era al lavo-ro, faceva sentire la sua presenza conuna telefonata, perché anche quellierano piccoli momenti di dialogo.Quando sono diventati adolescenti,tutto è diventato più difficile, bisognavatrovare un altro modo.Nella nostra casa c’è sempre stataFamiglia Cristiana, e tra i temi che ognisettimana venivano trattati, c’era sem-pre qualcosa che poteva essere rac-contato ai ragazzi durante il pranzo ola cena; questo era il punto di parten-za per suscitare reazioni e conoscere illoro parere su ogni argomento. Unragazzo che aveva fatto uso di droga,un altro che aveva rubato un motorino,una banda di bulli che aveva sfasciatomezza scuola… tutto era valido percreare un dibattito e, con la discussio-ne, far passare ciò che era giusto pernoi. Loro dovevano decidere se losarebbe stato anche per loro.Abbiamo litigato poco e, se capitava,c’era sempre una mano sulla spallaper dire “Ricordati che noi ti vogliamobene e, se avrai bisogno noi saremo altuo fianco, anche se non condividiamosempre le tue scelte”.

Franca e Mariano

Il “paese dei balocchi”Il mondo dell'economia, il mercato,l'interesse e il profitto, vedono neibambini e nei ragazzi solo poten-ziali consumatori e non soggetti informazione, e ha trasformato il loropercorso di crescita in una vera epropria corsa ad ostacoli...Nella cultura popolare si sonoandati affermando sempre più leggie principi orientati all'idea che lavita sia come un Luna Park pieno digiostre sulle quali salire per goder-ne euforia e divertimento.Naturalmente i soldi per il bigliettonon devono essere sudati, magarantiti dagli adulti che hannocome "dovere" quello di riempire letasche e le vite di tanti oggetti edesperienze inutili...Il progresso e il benessere economi-co hanno portato molte opportuni-tà a chi oggi è figlio e a chi oggimette al mondo dei figli, ma ancheun clima di incertezza, indefinitezza,un relativismo che da più parti èstato definito troppo "liquido" perconcretizzarsi in sostanza che daforma e certezza.C'è bisogno di qualcosa di più, chenel nuovo recuperi il vecchio, chenelle trasformazioni costruisca unprincipio di continuità che collegala tradizione all'innovazione e cherenda l'educazione una scienza arti-stica e un'arte scientifica.Per tale motivo questo libro cerca difare qualcosa di più: offrire dei verie propri comandamenti che ispirinol'azione pedagogica.

Tratto dal libro di :M. Fogliani - A.Pellai, Le nuove sfide dell'educazio-

ne in 10 comandamenti, FrancoAngeli editore, Milano 2012.

EDUCAZIONE E SOCIETÀI genitori devono sapere bene quali valori trasmettere

Condividere le ideeNon abbiamo mai preteso di inse-gnare niente ai nostri figli, abbiamosolo condiviso le nostre opinioni tramarito e moglie in modo aperto, cer-cando di parlare liberamente di ogniargomento.Abbiamo sempre parlato loro comese fossero adulti, anche se sapevamoche non avrebbero capito tutto.Il tempo ci ha dato ragione.Non li abbiamo tenuti “legati allasedia”, li abbiamo lasciati abbastan-za fare le loro esperienze.La figlia è stata abbastanza rispettosadelle regole: è sempre rientrata atempo concordato, il maschio si èpreso molte più libertà: come si puòrientrare all'una quando la notte inco-mincia appena?

Francesco

Saperli ascoltareAvevo i due figli tra le elementari e lemedie quando, ad un incontro traGruppo Famiglia, Noris mi diede unconsiglio che ho sempre cercato dimettere in pratica.Il consiglio era di trovare sempre iltempo di ascoltare i figli quando loroavevano voglia di parlare.Sicuramente non mi hanno raccontatotutto e alcune cose che ho capito tra lerighe non hanno certo trovato la miaapprovazione, ma mi sono resa contoche i figli mi sono venuti a cercare perqualche questione importante, prefe-rendomi a qualche amica (di più lafemmina del maschio).Qualche volta mi hanno spiazzata sulmomento, però ho sempre cercato dimantenere la calma, senza rinunciarea spiegare la mia posizione.

Anna

La scuola “mammista”Ho parlato ieri con un’amica, inse-gnante alle scuole superiori, avvilitaper l’atteggiamento del suo preside,che, al primo accorrere dei genitori indifesa dei figli, si affretta a “bacchet-tare” i docenti e a farli tornare sulleloro decisioni, cedendo alle richieste,anche discutibili, di alunni e famiglie.Ma è giusto?Che messaggio trasmette?La mia amica ed io riflettevamo che iragazzi rischiano di rimanere dis-orientati dal fatto che non ci sia nien-te di dato, di certo ma che da tutto sipossa recedere.Ma così non si incentivano la fuga,l’incoerenza rispetto alle scelte fatte,la deresponsabilizzazione?Che questo venga incentivato daun’agenzia educativa fondamentaleper i nostri ragazzi non è grave?Mi sembra che siamo passati dalpaternalismo quasi dittatoriale pre-sessantotto ad un tipo di scuola“mammista”, buonista.Dietro c’è anche un’idea di scuola-azienda, i suoi utenti sono oggi con-siderati clienti, da assecondare per-ché non scappino, e con essi i finan-ziamenti agli istituti.Da un eccesso a un altro…

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SESSUALITÀ E AFFETTIVITÀSiamo chiamati a raccontare ai nostri figli l’amoreche coltiviamo e viviamo e di cui loro sono il frutto

DI ALBERTO PELLAI*Su quale modello, come genitori, cibasiamo per parlare di questo temaai nostri figli?Purtroppo non abbiamo, salvo ecce-zioni, nessun modello di riferimentoperché di queste cose i nostri genitorice ne hanno parlato poco o niente.Le bambine sono più fortunate, per-ché le mamme, forti dei brutti ricordilegati alla loro prima mestruazione, leistruiscono prima del menarca.Il 90 % dei maschi arriva invece allospermarca senza alcuna informazio-ne, tanto loro si arrangiano! Infatti,intorno ai 12 anni, il 50% dei ragazziha già visitato siti pornografici.

Affrontare il temaLasciare i nostri figli soli su questotema, senza accompagnarli è moltopericoloso sia sul fronte psicologicoche educativo.Come fare? Purtroppo non ho unaricetta che risolva il problema, viposso solo indicare alcune piste perinsegnare queste cose ai vostri figli.La prima cosa da fare è essere pre-parati sia a parlare con loro di questiargomenti sia a rispondere alle lorodomande, domande che spesso sonoimpreviste e imbarazzanti.Se una figlia ci chiede, di punto inbianco, "Cos'è l'orgasmo multiplo?",dobbiamo evitare di avere reazioniimproprie - p.e. "Ma cosa dici?Vergognati!" - correndo il rischio dichiudere la strada a qualsiasi ulterio-re discorso sul tema.Se reagiamo invece in modo stupitoma interlocutorio - p.e. "Che doman-

da impegnativa mi fai! Sai che ci devopensare su? - possiamo aprire la stra-da ad altre domande, meno estrosema più importanti.

Narrare l’amoreLa vera domanda che si pongono ibambini è questa: "Ho capito che sonovenuto fuori dal corpo di mia mammama non ho capito come ci sono entra-to!".Non possiamo rispondere a riducendotutto a una questione di “idraulica”, untubo che entra in un buco, in altreparole non possiamo parlare solo del-l’atto sessuale ma dobbiamo ampliarel’orizzonte della narrazione, perché ilsesso in sé può essere una cosa nonsolo imbarazzante ma anche disgusto-sa.

Serve narrare loro una storia, che vadadal concepimento, passi per la gesta-zione e si concluda con la nascita.Usiamo i termini giusti - p.e. pene,vagina, utero, ecc. - ma inseriamoliall'interno della nostra storia d'amoreche ci ha portati a metterlo al mondo.Di fronte a questo racconto quasi ine-vitabilmente i figli faranno domandema è proprio quello che dobbiamodesiderare. Le domande possono arri-vare subito o a distanza di giorni, cipotranno chiedere di raccontare dinuovo la storia, ecc. Non abbiamopremura!Con questo approccio i nostri figlipotranno capire che siamo noi le per-sone a cui fare questo tipo di doman-de; mostrando di non aver paura aparlare di tutto possiamo orientare iloro percorso affettivo.

Ciò è molto importante in questomomento storico, perché i nostri figliricevono dal mondo un rumore difondo continuo che trasmette loro l’i-dea che la sessualità sia un bene dimercato, qualcosa che si compra e sivende.

Vivere l’amoreI primo modelli che i nostri figlihanno, per imparare l'amore, siamonoi genitori. E noi sovente testimonia-mo poco e male il nostro volercibene, siamo sempre di fretta, percerte cose sembra non vi sia maitempo.Invece dobbiamo trovare il tempo peresprimere il nostro amore, farci lecoccole, sorprenderci con dei regali odei piccoli pensieri, metterci poesianel nostro relazionarci, perché è pro-prio da questi atteggiamenti affettiviche sono stati generati i nostri figli, eda questi atteggiamenti loro possonoimparare.I padri p.e. possono insegnare, con illoro comportamento, alle figlie qual èlo stile del maschio affettuoso, cosasignifica rispettare la donna, rappre-sentare l’uomo ideale.Le mamme p.e. devono evitare di "farconcorrenza" alle figlie, perché ognicosa ha un suo tempo.Invece quello che vedo oggi è chemolti quaranta - cinquantenni regre-discono, sembrano non ragionarepiù, si lasciano sopraffare dalle emo-zioni, diventando più adolescenti deifigli.

Il primo bacioCrescendo, il primo bacio è una dellecose cui gli adolescenti anelano dipiù. Fanno prove - p.e. con la botti-glia del latte - lo desiderano, lo atten-dono, soprattutto le femmine, ma poiè a volte una delusione.Perché? Perché c’è un amore con laminuscola e uno con la maiuscola.

Quando incontriamo lapersona amata, noi rag-giungiamo il paradiso.È questa la magia dell’a-more: fa diventare straordi-nario ciò che è comune, fadiventare cielo la terra.

Francesco Alberoni

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Un bacio con la minuscola è quelloche ti lascia fradicio, appiccicaticcio,con la pelle d’oca, qualcosa che tivuoi scrollare di dosso.Un bacio con la maiuscola è quellotanto atteso, che porta la consapevo-lezza che certe cose nella vita devonoessere uniche.Cosa sanno i figli del nostro primobacio? Di solito niente, perché noinon ne parliamo o ne parliamo solodopo che loro hanno fatto esperienzedi baci con la minuscola.Parliamone, vedrete quante domandevi faranno, non solo sul bacio ma sul-l’amore e sul volersi bene.Anche i maschi fanno esperienza dibaci brutti e di baci belli. In più la lorosessualità è spesso sottoposta aprove, riti di iniziazione e di virilità;queste sono cose che molti ragazzitrovano disturbanti, fortemente diver-genti rispetto al loro modo di sentire.

Il modello maschile è quello dell'uomoche "non deve chiedere mai" mentreinvece si può anche essere sentimenta-li, emotivi, dolci, teneri.Se i padri non parlano loro di comehanno vissuto e vivono l’amore, i ma-schi restano confusi, e vanno dietro achi nella compagnia è il leader, quelloche ha già “esperienza”.

Fare all’amoreLe neuroscienze insegnano che tra 11e 15 anni il cervello emotivo è al mas-simo della maturità, tutto colpisce,tutto emoziona, si cercano sensazioni,ma il cervello cognitivo, quello checostruisce i significati, non è maturo.In quell’età siamo noi genitori chedobbiamo essere il loro cervello cogni-tivo.Gli adolescenti desiderano fare l'amo-re - tutto li spinge in quella direzione -ma non sono consapevoli fino in fondo

“Kalos kagathos”: bello e buonoCosa vuol dire per un adolescente essere una bella persona

Non c'è molta differenza tra maschie femmine quando gli adolescentiiniziano a confrontasi su quello chevuol dire "bella persona". Un tempoessere bella persona significavabrava persona, ora èuna questione piùlegata all'avere fasci-no, all'essere ricono-scibili.Anche ai ragazzi d'og-gi interessa essere bellifuori e puliti dentro mail fuori non semprerispecchia in modoautentico come si è, osi vorrebbe essere,dentro.Questo sentirsi brutti,impresentabili fisicamente, è peròsolo un aspetto del problema. Il veroproblema sono le problematicheinteriori, legate alla crescita, chevengono spostate sul corpo perchéquesto è più facilmente controllabilee modificabile.Gli adolescenti, maschi e femmine,desiderano che il mondo si accorgadi quell'essere di inestimabile valoreche sognano di essere.Dietro questo bisogno si cela un'in-sidia: il voler essere maschi e fem-

mine secondo le caratteristiche digenere che sono riconosciute social-mente come importanti come i bicipi-ti, la taglia 38, ecc.Giudice severo è il mondo sociale, il

gruppo amicale. È soloda questo pubblico, enon dai genitori, chepuò arrivare il giudiziopositivo o drammatica-mente negativo circa ilproprio valore.I genitori non possonoquindi far nulla? Al con-trario. Nonostante la ca-pacità camaleontica deifigli di non volersimostrare come realmen-te sono, la percezione

che loro hanno di sé come "belle per-sone" nasce tra le mura domestiche,attraverso il sentirsi buoni, necessari,gradevoli a mamma e papà.Si tratta allora di far capire ai proprifigli che si è dalla loro parte, resti-tuendo loro uno sguardo che li sap-pia "vedere" al di là delle apparenze,dei loro comportamenti, delle lororibellioni e trasgressioni.

Liberamente tratto dal libro G. PietropolliCharmet - L. Cirillo, Adolescienza, Edizioni

San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2010.

Per il lavoro di coppiae di gruppo

•Sappiamo raccontare serena-mente di noi, delle nostre espe-rienze affettive, ai nostri figli?

•Parliamo con loro con libertà dicerti temi o li censuriamo?

•Quanto sono belli i nostri figli!Glielo diciamo, li sosteniamo?

•Sappiamo accettare i loro errori,i loro sbagli, le loro cadute osiamo giudici severi?

di che cosa significhi, di quali impli-cazioni può avere sulla loro vita.Nella mia esperienza professionaleho provato, su questo argomento, achiedere in modo anonimo ad unaclasse di sedicenni quanti, fra i lorocoetanei, hanno già fatto l'amore. Lerisposte sono state: il 60-80%. Poi hofatto una verifica: voi l'avete già fatto?Solo il 25-30% ha risposto di sì.E ancora: ho chiesto ad una classe diterza media se a 16 anni si deve esse-re sessualmente attivi. Tutti i maschihanno risposto di sì, le femmine unpo’ meno.Abbiamo visto che non è vero, perchéhanno questa idea in testa?Purtroppo questo è frutto della normasociale, cioè della convinzione diffusache è così che si fa o si deve fare.Qui dobbiamo, come genitori, lavo-rare moltissimo, fare l'amore non ècome fare un esercizio di ginnastica,è una cosa molto più complessa, checoinvolge, volente o nolente, la per-sona in tutte le sue dimensioni. Nonc'è nessuno che ci possa sostituire.

* liberamente tratto dalla conferenzatenuta dall'autore a Fossano (CN) il

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genitali maschili e femminili, lo svi-luppo a livello fisico, il concepimentoe lo sviluppo della gravidanza, lemalattie sessualmente trasmesse, lacontraccezione e l'aborto.Dal punto di vista psicologico siaffrontano le emozioni e i sentimentiche intervengono o muovono il nostrocomportamento, da cosa nasce lanostra ricerca di rapporti affettivi ecome è giusto affrontare le relazionidi amicizia in età adolescenziale.

Qual è la posizione dei genitorinei confronti di questa proposta?

I genitori sono ben lieti di delegarel'argomento sessualità ad esperti poi-ché, da parte loro, sono poco pro-pensi a mettersi in gioco per affronta-re con i propri figli argomenti delicatie profondi. Si arriva al punto che, puravendo autorizzato l’accesso allosportello di ascolto, non chiedano poiallo specialista alcun riscontro.In realtà i primi educatori dovrebberoessere proprio loro stessi sulla basedella loro esperienza personalerispondendo alle domande dei figlicon semplicità e sincerità, senza sot-tovalutare i loro bisogni.Manca la consapevolezza che leprime esperienze affettive dei figlisono fondamentali e, quando sonopositive, li aiutano ad affrontare conresponsabilità il loro futuro.

pensano di sapere tante cose, maquelle poche che sanno sono confuse.La loro è una conoscenza nata suInternet o tra coetanei, in realtà mancain molte situazioni la capacità di dialo-gare in famiglia. Le domande riguar-dano in alcuni casi situazioni persona-li, informazioni tecniche, ma anche ilbisogno di comprendere ciò che suc-cede nel mondo attorno a loro.Alcuni hanno buone capacità critiche esanno districarsi in questo mondo,mentre altri dimostrano di essere piùfragili e più condizionabili dalle infor-mazioni che arrivano dall'esterno,soprattutto dai social-network.

Quanto i ragazzi apprezzano l'in-contro sull'affettività?

Io come psicologa ritengo che spessoquesto incontro porta i ragazzi a confi-darsi anche su problematiche persona-li; mi presentano delle oro situazioni

irrisolte e riescono a parlare delle loroesperienze davanti ai propri compagni.Due ore per classi sono poche e, perapprofondire i loro problemi, abbiamoproposto uno sportello di ascolto psi-cologico cui loro possono rivolgersiindividualmente.

Come si realizza effettivamente uno"sportello" di ascolto psicologico,

chi vi autorizza, chi vi paga?Lo sportello di ascolto psicologico sirealizza promuovendolo attraverso lelezioni fatte nelle varie classi e poiattraverso gli insegnanti di religione.A livello organizzativo i genitori sonoinformati e devono firmare il consensoperché i loro figli possano accedervi.Il pagamento avviene in parte dallascuola e in parte dal CAV che dà unrimborso ai professionisti, sia per losportello sia per le lezioni.

Quali temi vengono toccati? Comereagiscono i ragazzi?

Dal punto di vista medico si approfon-discono gli argomenti riguardo all'ana-tomia e alla fisiologia degli apparati

A CURA DELLA REDAZIONE

Abbiamo intervistato la dott.ssaStefania Gandolfo, psicologa, checollabora con il CAV di Fossano (CN)nei corsi su questi temi nelle scuole.Ecco le sue risposte.

Perché fare dei corsi che parlano siadi sessualità sia di affettività?

Abbiamo pensato che per sostenerechi si trova a dover vivere il periodoadolescenziale è importante potersiconfrontare con adulti con professio-nalità specializzate che li sappianoindirizzare in una scelta matura eresponsabile non solo rispetto allasessualità ma anche all'affettività.

Chi ve li richiede e a chi vi rivolge-te (fascia di età)?

Gli incontri sono stati promossi dalCAV di Fossano come prevenzionerispetto ad una sessualità vissuta pre-cocemente e ora che l’iniziativa èconosciuta dagli insegnanti o dai diri-genti scolastici.Ci rivolgiamo sia ai ragazzi di terzamedia sia ai ragazzi di terza superio-re, che a nostro avviso sono duefasce di età con cui si poteva dialo-gare con approfondimenti diversi.

Quanto i ragazzi apprezzano l'in-contro sulla sessualità? Ci sono

domande? Di che genere? Sannotutto o hanno informazioni distorte?I ragazzi apprezzano perché in realtàhanno poche occasioni di parlarecon adulti di questi argomenti e inrealtà non hanno tante informazioni,

A SCUOLA DI sessualità e affettivitàNel contesto scolastico è più facile parlare di questi temi

Su un tema in cui i genitorisono sovente assenti l’inizia-tiva parte dagli insegnanti.

Il ruolo del volontariato.

Se abbiamo a cuore ilfuturo affettivo dei nostrifigli facciamoci almeno

carico di promuovere que-ste iniziative nelle scuole.

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FIGLI E AMOREPer i genitori l'accompagnamentodei figli durante il percorso evoluti-vo e in particolare nel momentodell'incontro di questi con l'amore,rappresenta un compito non facile,soprattutto perché li espone a unagrande dose di incertezza per ciòche concerne gli esiti e a una certadose di paura rispetto alla possibili-tà che il figlio possa uscirne "stra-volto", in tutti i sensi, sia rispetto alragazzo che era prima di innamo-rarsi, sia rispetto al rischio di unpossibile fallimento.Mai, come in occasione del primoamore dei figli, i genitori hanno lanetta sensazione che ormai la lorovita sia irrimediabilmente fuori con-trollo. Ci sono buoni motivi per cre-dere che abbiano ragione.Infatti è proprio così: per gli adole-scenti l'incontro con l'amore sanci-sce, emotivamente e simbolicamen-te, l'avvenuto passaggio di investi-mento affettivo dalla coppia genito-riale ad una nuova coppia, che èquella che li coinvolge in prima per-sona, perché è la loro.È la possibilità dell'incontro, duran-te l'infanzia, di mani, occhi, bracciache hanno insegnato cosa significhisentirsi amati e protetti che permet-te, poi, in adolescenza di intercetta-re, tra la moltitudine di occhi delmondo, quello sguardo che accen-de il ricordo di una "preconoscenza"e rafforza la sensazione di aver tro-vato l’oggetto di amore perduto.È il riconoscimento dell’aver giàamato, desiderato e di essere statiamati, desiderati che rende neces-saria e ineluttabile l’esperienza del-l’innamoramento e dell’amore.

Tratto dal libro G. Pietropolli Charmet - L.Cirillo, Adolescienza, Edizioni San Paolo,

Cinisello Balsamo (MI) 2010.

SESSUALITÀ E AFFETTIVITÀFar cogliere ai giovani il senso profondo di ciò che fanno

Dare “senso”I giovanissimi, dai 14 ai 18 anni,sono portati a fare molte esperienzeanche in campo sessuale.I giovani, dai 18 anni in su, comin-ciano a pensarci; in particolare leragazze si chiedono: che senso ha?Posso vivere la mia vita in questomodo, senza una regola, di qua e dilà, con uno o con un altro? Oppuretutto ciò ha un senso?Ecco il risveglio. Le esperienze preco-ci non vanno sicuramente incoraggia-te, ma vanno accettate come sbagli.L’educatore non deve stroncare, ma-ledire, condannare impietosamentela persona ma richiamare a rifletteresull’esperienza fatta per maturare deirapporti duraturi, che abbiano unsenso.

don Battista Borsato

peggio se voleva vedere altro…Questo per dimostrare che le doman-de sono imprevedibili e possono arri-vare in ogni momento, bisogna coglie-re l’attimo, in fondo è possibile parlaredi tutto, magari raccontando fatti veri,per esempio di una ragazza che haabortito, la responsabilità del ragazzoche l’ha lasciata sola, di una compa-gna che è stata picchiata dal suoragazzo, della compagna di classe dicui si parla male perché si accompa-gna a molti ragazzi.Le storie vere di ragazzi che la TV e igiornali raccontavano erano per noimotivo per parlarne senza fare confe-renze, e questa familiarità con l’argo-mento ha tolto imbarazzi ad entrambele parti, ci ha permesso di colmarelacune ed indirizzare in modo corretto,lasciando loro libertà di scelta, perchésolo conoscendo i problemi si puòessere in grado di affrontarli.

Franca e Mariano

Domande imprevedibiliDal momento della nascita si èmaschi e femmine, per cui l’educa-zione alla sessualità e all’affettivitànon può e non deve incominciarenell’adolescenza ma dal momento incui ci sono domande specifiche: sor-ridiamo ancora quando ricordiamonostro figlio (3 anni) quando, giàpronti per uscire, ci chiese: “Io vogliovedere il semino!” e io chiesi “Qualesemino?” Risposta “quello che entranell’uovo e poi diventa un bambi-no!”.Noi ci siamo guardati e io, guardan-do Mariano sorridendo, dissi “Credoche tocchi a te…” Poi abbiamo presol’enciclopedia e abbiamo mostratouno spermatozoo che faceva la corsaspiegando che quello che arrivavaprimo sarebbe diventato un bel bam-bino come lui. Tutto soddisfatto,nostro figlio si è avviato alla porta,pronto per uscire! E noi, ridendo,abbiamo osservato che sarebbe stato

Il valore di un bacioÈ nel rapporto di coppia che il baciodiventa essenziale e meno abitudina-rio, sebbene esistano differenze signifi-cative a seconda che il bacio coinvol-ga due persone in fase di approccio odue partner uniti da anni.Nel momento del contatto si scatenauna moltitudine di processi: fisiologici,ormonali e psicologici. Consideratopiù importante per le donne, può, aseconda del partner, favorire il corteg-giamento, consolidare un rapporto dicoppia, accrescere l’eccitazione.Scrive Marta Panzeri: “sfiorarsi le lab-bra è un atto molto più intimo di unrapporto sessuale. Il bacio è il massimodell’intimità e punta a esprimereamore, fiducia e protezione.Assieme ai preliminari è considerato iltermometro adatto a valutare la quali-tà di un rapporto.Il sesso è importante, ma con il tempoil numero di rapporti diminuisce: nonc’è, però, da preoccuparsi troppo.Di baciarsi, invece, non bisogna stan-carsi: se accade, vuoi dire che tra ipartner c’è qualcosa che non va”.

Fabio Di Todaro

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I baci non sono anticipod'altre tenerezze,

sono il punto più alto.Erri De Luca

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LE AMICIZIE E IL GRUPPO DEI PARILa strada della crescita passa attraverso le amicizie tracoetanei, che diventano un banco di prova per la vita

A CURA DI FRANCO ROSADA

Fino all'anno scorso i figli non vede-vano l'ora di fare gite, avventure,esperienze con i genitori. Poi tuttocambia perché fuori di casa c'è ungruppo di amici che chiama ed invitae spinge alla conquista di libertà eautonomia, lontani dallo sguardo deigenitori. Di fronte a questo cambia-mento - scrive Pellai - i genitori nonsanno che cosa fare. Per gli amici c'èsempre tempo, ci sono tante cose daraccontare, mentre con i genitori sirisponde a monosillabi. Quale poterepuò avere un genitore di fronte allostrapotere del gruppo di amici? 1

Il gruppo dei pari...Cosa cercano - e trovano - gli adole-scenti nel gruppo dei pari? Le rispostesono diverse per ragazzi e ragazze.Per i maschi - scrive Pietropolli - sitratta di proiettarsi verso l'esplorazio-ne dello spazio esterno (p.e. il moto-rino come dominio del territorio), diacquisire la capacità di controllo e didominio sulla propria forza perchésentono il bisogno di disimpastarel'aggressività dall'amore. Solo cosìpossono far capire al mondo femmi-nile che le loro intenzioni non nascon-dono un comportamento violento.Per le femmine - continua Pietropolli -si tratta invece di esplorare il propriomondo interno, anche se i valori nonsono solo più quelli della coniugalitàe maternità. Oggi si è aggiunto ilbisogno di dare spazio alla dimensio-ne della realizzazione sociale.

Queste tre dimensioni sono inconflitto tra loro e quando nonviene risolto - p.e. quando si rifiu-ta la femminilità - si può arrivareall'anoressia.Il gruppo dei pari non è però solo“rose e fiori”.La faticosa e ambivalente ricercadi indipendenza affettiva dai geni-tori non viene sostituita facilmentedall'accondiscendenza e dall'am-mirazione dei pari, che al contra-rio sono partner esigenti e impre-vedibili.Nel gruppo, infatti, ragazzi eragazze cercano di mettere al

mondo inedite versioni di se stessi, sisperimentano e si rispecchiano nellosguardo altrui.

... e noi genitoriDi fronte ai tentativi a volte timidi egoffi, a volte trasgressivi dei ragazzi -

conclude Pietropolli - madri e padripossono reagire nei modi più diversi.La soluzione migliore resta semprequella di sostenerli con un discretosguardo a distanza 2.Il timore che abbiamo come genitori èquello che il gruppo possa trasformare“in peggio” i nostri ragazzi.Tanto più siamo bravi genitoriquanto più sentiamo che nostrofiglio è prevedibile - annota Pellai- perché sappiamo che, anche senon ci siamo, lui non si trasformain un “mostro”.Sovente in questi casi i figli, senzagenitore vicino, si comportanomolto meglio di quando sono coni genitori; è come se avesserodentro un genitore interiore 3.

L’amico del cuore...Un'altra via che intraprendono ifigli per spiccare il volo è quella di

farsi un amico del cuore, un coetaneodello stesso sesso con cui intrattenereuna relazione esclusiva.Occorre, per affrontare e conoscere ilmondo, una nuova bussola e questanon può essere in prima battuta datada un genitore. Serve un coetaneo,pari per età ed esperienza, con cuiconfrontarsi, approfondire, discutere,verificare.

La relazione con l'amico del cuore -scrive Pellai - costituisce un laborato-rio in cui il preadolescente fa le provegenerali delle sue nuove competenzesociali e mette a meglio a fuoco laconoscenza di se stesso.Con un amico vicino, l'adolescente èdisposto a rimettere in discussione ilsuo sistema di valori e credenze, acondividere in modo intenso e pro-fondo emozioni che non sarebberocomunicabili ad un adulto.In termini psicologici, l'amico aiutal'adolescente a spostare il baricentrodella propria attenzione fuori di sé e acondividerlo con un'altra persona.

... e noi genitoriI genitori temono - continua Pellai -che questa amicizia possa diventaretroppo invasiva, fino al plagio,soprattutto se l'amico è molto diversodal proprio figlio o ha comportamen-ti che si ritengono pericolosi (in sinte-si: sesso, droga e rock'n'rol).

L’amicizia con un coeta-neo è un passaggio

importante: un figlio senzaamici può celare problemi.

Il gruppo dei pari o l’amicodel cuore sono le strade

che scelgono i giovani peraffrancarsi dalla famiglia.

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Diventa fondamentale allora per igenitori capire cosa sta succedendoal proprio figlio.Se il problema è quello di aver persola confidenza che si aveva è benemettersi il cuore in pace: non può cheessere così. Se invece l'amico portanostro figlio a vivere esperienze arischio (alcool, droga, sesso promi-scuo) bisogna intervenire immediata-mente.Quali regole seguire? Presidiare iltempo dei pasti (almeno quello sera-le) ed esigere che tale momento siauno spazio esclusivo per le relazionifamiliari. E poi: invitare a casa pro-pria ogni tanto l'amico del cuore percapire un po' meglio cosa nostrofiglio trova e scopre in quella perso-na, per lui così importante 4.

Senza amiciUn adolescente può allarmare i genito-ri anche quando - scrive sempre Pellai- non ha amici e vive in una sorta diisolamento sociale. Può essere questio-ne di carattere e di temperamento: unragazzo timido e introverso può trovar-si in questa situazione.Ma anche l'adolescente più timido puòtrovare un amico del cuore, magariintroverso come lui, con cui fare cop-pia fissa e con cui difendersi dal grup-po dei pari in cui si sente "fuori posto".Ci possono esser quindi dei fattoriesterni:• Potrebbe esser vittima di bullismo,oggetto di scherzi da parte del gruppodei coetanei. È fondamentale, in questicasi un’alleanza tra scuola e famigliaper aiutare la vittima.

• Potrebbe essere un consumatore disostanze psicotrope che generano,passato l'effetto, uno stato di abulia.Bisogna fare molta attenzione all'uti-lizzo che il figlio fa del denaro. Sonosituazioni in cui bisogna chiedereaiuto a persone competenti!• Potrebbe essere afflitto da depres-sione adolescenziale: anche qui oc-corre muoversi subito.In tutti questi casi bisogna capirequanto è grave la situazione: davveronon ha contati con nessuno? Cosa fatutto il pomeriggio nella sua stanza?Com'è il suo rendimento scolastico?Gli amici di vostro figlio, quando viincontrano, cosa fanno e cosa vidicono? Cosa vi riferiscono i suoiinsegnanti? Se vi sembra che la situa-zione sia seria non perdete tempo echiedete aiuto ad uno specialista 5.

1 Alberto Pellai: Questa casa non è un alber-go!, Feltrinelli Editore, Milano 2012.2 G. Pietropolli Charmet - L. Cirillo,Adolescienza, Edizioni San Paolo, CiniselloBalsamo (MI) 2010.3 Dalla conferenza tenuta dall'autore aFossano (CN) il 26 gennaio u.s.4 Alberto Pellai: Questa casa...5 Ibidem

Per il lavoro di coppiae di gruppo

•Conosciamo i coetanei che fre-quenta nostro figlio?

•Aiutiamo con tatto i nostri figlinella scelta delle amicizie, deigruppi da frequentare?

•Poniamo un minimo di regole pergarantire le relazioni familiari?

•Li mettiamo in guardia dai rischiche possono correre con compor-tamenti trasgressivi?

•Insegniamo loro a dire di NO agliamici?

LA PRESSIONE DI CONFORMITÀIl gruppo dei pari può condizionare in bene o in male

Molte volte gli adolescenti si trovanosospesi tra ciò che sono e ciò chevorrebbero essere. Ciò che gli altripensano di loro è di importanza fon-damentale per la loro vita e puòcondizionare il loro modo di pensa-re al mondo, al futuro.Essere rifiutati dagliamici è peggio chesvegliarsi con la facciacostellata da brufoli. Sipuò provare a soprav-vivere a tutto, ma nona fare brutte figureall'interno della propriacompagnia.Tutti coloro che sonostati adolescenti ricor-dano quanti dubbihanno dovuto trattene-re nelle conversazioni tra amici pernon rischiare di finire in cattiva luce.Molti preferiscono, infatti, fare ciòche è meglio secondo il pensierodegli altri e non in base al propriopersonale sentire.Così facendo, però, si uccidono lafiducia in se stessi, il senso dellapropria autostima e del propriovalore e, spesso, ci si mette unamaschera che produce convenienzasociale, ma annulla e affoga lanostra vera personalità.La sofferenza psicologica diventauna delle conseguenze possibili di

questo modo di fare, ma con essa sipossono anche intensificare le con-dotte pericolose e i comportamenti arischio.Questa è la pressione dei pari nellasua accezione negativa.

Ma esiste anche unaltro lato della meda-glia. Ci sono gruppi incui emergono leadermeravigliosi, pieni diproposte e di voglia difare. La loro energia e illoro entusiasmo diven-tano immediatamenteun catalizzatore dell'e-nergia della maggio-ranza.Parliamo dei volontari,degli scout, di coloro

che si sono buttati nell'attivismo poli-tico, di coloro che partecipano agruppi di educatori tra pari, e l'elencopotrebbe continuare all'infinito.Basta guardarsi in giro per scoprireche nelle nostre città c'è chi fa teatroo animazione per i più piccoli o unamiriade di altre cose. Tra tante possi-bilità, ciascuno può trovare il gruppocapace di migliorare la tua vita osemplicemente di farla splendere connuovi e inaspettati colori.

Tratto da: A: Pellai - B. Tamborini,Lasciatemi crescere in pace! Edizioni

Erickson, Trento 2013.

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bevande alcoliche quando sono acasa, birra compresa.

La felicità “chimica”Collegato strettamente alla frequen-tazione dei locali notturni, specie ilsabato sera, è l’uso di stimolatori chi-mici che, uniti al consumo di alcol,hanno pesanti effetti sulla salute deiragazzi ma permettono loro, seppureper lo spazio di una notte, di vivere“al massimo”.Mentre per gli adulti l’uso di droghe ècollegato all’idea di dipendenza, peri ragazzi si tratta solo di un aiutino pervivere più a fondo il tempo libero.Cosa fare come genitori? Non sotto-valutare ma neanche drammatizzare. Una cosa è un figlio che si fa uno spi-nello per provare o saltuariamente,un’altra un figlio che si impasticcaogni sabato sera, che non riesce piùa concepire il divertimento senzasballo.In questo secondo caso i genitorisono chiamati a proporre ai figlimodalità differenti per divertirsi, manon è facile.Appassionare un figlio a esperienzeche diano un senso non solo altempo libero ma a tutta la vita è uncompito particolarmente delicato inadolescenza, e ha bisogno di radiciche affondino nell’infanzia.Tralasciamo volutamente di parlaredei giovani che sono vittime della tos-sicodipendenza, problema drammati-co per loro e le loro famiglie, ma cheesula da questo contesto.

Liberamente tratto dal libro diAlberto Pellai, E ora basta!, Kowalski

Editore, Milano 2010.

Gli argomenti da usare per dissuader-lo, o almeno per disincentivarlo, sonodiversi. Si può parlare della pubblicitàingannevole (quanto un adolescenteha sete di verità!), dei condizionamentidel gruppo dei pari (raccontate levostre esperienze!), del problema deicosti (soldi che vanno in fumo!), deldanno estetico (il fumo fa male allapelle e ai capelli, rende sgradevole l’a-lito, etc.).

L’epidemia da alcolIn Italia c’è, anche in molte famiglie,una lunga consuetudine al vino e aglialcolici.È normale che si beva a tavola duran-te i pasti o a fine pasto, ma qui si vuoleparlare dell’uso di alcolici fuori pasto,come modalità di aggregazione, comedisinibitore e facilitatore di relazioni.Siamo passati dagli “happy hour” delanni ‘80 al consumo disinibito dellebevande alcoliche nei locali notturni,locali che hanno progressivamentespostato sempre più in avanti l’orariodi chiusura, in modo che i ragazzivanno a dormire all’ora in cui bisogne-rebbe alzarsi.L’alcol fa male, il suo consumo con-centrato in un breve arco di tempo pro-voca danni al cervel-lo e al fegato, tantopiù gravi quantol’età del consumato-re è bassa.Eppure la percezio-ne dei pericoli adesso connessi sonomolto più bassirispetto a quellodelle sostanze stupe-facenti.Tocca ai genitori nonsottovalutare il pro-blema, ripetere allanoia di non guidareubriachi, ed evitareche i figli consumino

DI ALBERTO PELLAI*Per un adolescente i genitori, spesso,non sono altro che due rompiscatolema, in verità, sono praticamente lesole due persone, quando fannobene il loro “mestiere”, in grado diaiutarlo diventare un adulto equili-brato e competente.

Sensazioni “forti”Quando si diventa adolescenti si sco-pre di avere un corpo e una mente“nuovi”, di non aver più bisognodella guida costante dei genitori.Si desiderano e si sperimentanonuove e intense emozioni: uscire dasoli, andare ad una festa, la primasigaretta, il primo bacio, la vacanzacon gli amici, ma anche il piaceresessuale, lo sballo alcolico, l’uso dipasticche, le corse in macchina, etc.È quello che temono i genitori: ilmondo là fuori è pieno di rischi e lorofiglio è poco più di un bambino.Ma se non si rischia, non si cresce enon si diventa adulti; l’importante èche i rischi che l’adolescente corresiano “costruttivi”, e non solo finaliz-zati alla ricerca di sensazioni forti o,peggio, portatori di “dipendenze”.Su alcuni di questi proviamo ora aragionare brevemente.

La fame di fumoSiamo tutti consapevoli che il fumo famale, eppure ogni giorno nel mondodecine di migliaia di giovanissimiaccendono la loro prima sigaretta.È un modo di esprimere la voglia didiventare grandi, come lo è l’uso ditrucchi, profumi e cosmetici (propostidalla pubblicità già nella fanciullez-za). Ma fumare fa male alla salute epuò produrre un’abitudine dannosa.La pubblicità delle sigarette è vietatama i produttori trovano mille modi(spendendo moltissimo) per creareun’attenzione positiva sui loro marchi.Per un genitore la prima regola èquella di non fumare e, se non siriesce a smettere, bisogna spiegarechiaramente ai figli quale trappolasiano le sigarette e quanto condizio-nino la vita quotidiana e la salute.Perché vostro figlio fuma? Chiedete-glielo senza essere giudicanti marimanendo autorevoli.

BULLI, PUPE E ROCK’N ROLLLe opportunità che hanno gli adolescenti per “sballare”

Fumo, alcol, droghe.Sono queste, insieme alsesso, le opportunità disballo degli adolescenti.

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Amici di “motorino”Mio figlio maggiore ha finito le scuo-le superiori a Milano e, abitando inprovincia, i compagni di scuola livedeva solo a scuola; a casa avevaqualche amico, vicino di casa, con cuisi trovava all’oratorio.L’altro figlio ha fatto il liceo scientificoe tutti i compagni erano un pocoamici, alcuni più di altri naturalmente.Festeggiavano insieme il carnevale,qualche compleanno e qualche pizzainsieme, ma non erano tipi da disco-teca o altro.Poi c’erano i ragazzi dell’oratorio equelli del motorino, con cui si ispezio-nava la zona e si imparavano le stra-de, le cadute, il ritorno a casa sporcoe pesto, sempre però accolto, abbrac-ciato e consolato.

Franca e Mariano

Le parolacceAbito a Roma nei pressi di una scuo-la (medie e liceo), e all’inizio e allafine delle lezioni la mia via si riempiedi ragazzi. Mi capita così di ascoltareassai spesso le loro chiacchiere, gliscambi di battute.Ebbene, quello che mi arriva alleorecchie è una continua raffica diparolacce e di bestemmie, un oceanodi turpiloquio. Praticamente, qualun-que sia l’argomento, in una sorta dicoazione irrefrenabile dalle loro boc-che viene fuori ogni tre parole un’o-scenità o una parola blasfema.Le ragazze - parlo anche di quattordi-cenni, di quindicenni - appaiono lepiù corrive e quasi le più compiaciutenel praticare un linguaggio scurrile eviolento.

Ernesto Galli Della Loggia

LA PORNOGRAFIAIl numero degli adolescenti chenavigano alla ricerca di materialepornografico è in costante aumen-to. I genitori spesso preferiscononon intervenire, ma ciò lascia iragazzi - sono i maschi a maggiorrischio - soli davanti ad uno scher-mo che offre tutto senza filtro esenza protezione. La navigazionepuò durare all'inizio solo qualcheminuto ma in alcuni soggetti puòcolonizzare ogni spazio mentale,diventando una sorta di pensierofisso, di ossessione che rimane atti-va anche quando lo schermo èspento.In questo caso gli interessati si tro-vano sospesi tra la propria fermaintenzione di mettere un limite alloro comportamento e l'incapacità,invece, di sostenere e gestire questoautocontrollo.Molti genitori sono realmente disar-mati: le mamme vivono il tutto conimbarazzo, i padri lasciano correre,perché a volte sono anche loroattratti dalla pornografia on-line.Invece con un figlio è necessariodiscutere in profondità perché c'èuna bella differenza tra la "scopata"del film pornografico e il fare l'a-more che lega due corpi innamora-ti.Molti ragazzi, proprio un una fasein cui si stanno domandando sesono normali, se il loro corpo si statrasformando in modo adeguato,arrotolano tutti i loro dubbi intornoalle differenze evidenti che esistonotra i corpi superdotati degli attoriporno e quelli ancora in divenire dicui li ha forniti madre natura.

Liberamente tratto dal libro diAlberto Pellai, E ora basta!,

Kowalski Editore, Milano 2010.

L’ADOLESCENTE E LE AMICIZIETra amicizie virtuali, rischi, pericoli e belle esperienze

Il gruppo scoutSiamo entrambi figli unici e, nellanostra adolescenza, non abbiamo maiavuto un gruppo di amici.Per questo, quando sono nati i figli,abbiamo deciso che dovevano farequesta esperienza che a noi era man-cata. Abbiamo scelto gli scout cattolicie li abbiamo mandati appena era pos-sibile (dagli otto anni).Hanno fatto tutto il cammino scout:prima lupetti, poi scout e infine rover.La più assidua è stata la figlia che èanche entrata in Co.Ca.Avere un figlio scout è un impegno:bisogna accompagarli, andarli ariprendere, e poi ci sono le uscite.Quando c’è l’uscita la domenica salta,devi accompagnarli alla stazione ilsabato pomeriggio e andare a pren-derli la domenica sera. Questo capita

Il valore dell’esempioNostro figlio, il terzo, sta entrando nel-l’adolescenza e tra poco dovrà fare ilpassaggio alla scuola superiore, alnuovo gruppo di amici.Non sappiamo come vivrà le nuoveesperienze, confidiamo che i valori chevede concretizzati nella nostra quoti-dianità lo guidino nelle sue scelte.

ErnestaCam

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una volta al mese ma, avendone due,ogni 15 giorni.Poi ci sono le riunioni con i genitoriche servono per conoscere a chi affi-di i tuoi figli e anche i genitori dei lorocompagni.Infine ci sono le spese: serve la divisa,l’attrezzatura per andare in gita e perdormire fuori casa, ecc.In altre parole è un bell’impegno.Ma secondo noi ne è valsa la pena eci sentiamo di suggerirla.

Noris e Franco

Amicizie virtualiIl gruppo dei pari per i nostri due figlimaschi praticamente non esiste,almeno come frequentazione reale,“fisica”.L'ho capito bene durante un corsodiocesano sul tema “giovani e nuovimedia”, di questa loro realtà ma l'a-vevo già intuito prima che per lorocomputer e cellulari non sono solostrumenti, ma veri e propri “luoghi” incui socializzare, seppure virtualmente.Sono certo utili per prolungare eapprofondire le relazioni sperimenta-te e vissute gomito a gomito, maquando diventano quasi gli unicispazi in cui intrattenere i loro rappor-ti con i coetanei, cosa devo pensare?

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L’EDUCAZIONE DEI GIOVANI ALLA FEDESaper far vibrare le corde sensibili del loro cuore

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DI STEFANO DI LULLO

L’educazione dei giovani è sempreimpegnativa. Se poi ad essa si affian-ca l’educazione dei giovani alla fedecristiana come stile di vita, attraversoil messaggio del Vangelo, la sfida siaccentua.L’esperienza però ci dice che intra-prendere con un giovane un percorsodi avvicinamento alla fede, comerisposta alle domande che egli stessosi pone, può essere un camminosenza dubbio fruttuoso in ottica di for-mazione alla vita adulta.

Gli inviti papaliPiù volte gli ultimi tre pontefici hannoinvitato i giovani a reagire ai modellilanciati da parte dei media e dellasocietà."Fate rumore, andate controcorren-te!", così Papa Francesco lo scorsoagosto aveva esortato cinquecentogiovani della diocesi di Piacenza inpellegrinaggio a Roma."Ci saranno sempre persone – avevaaggiunto il Papa - che vi faranno pro-poste per frenare, per bloccare lavostra strada. Siate coraggiosi, anda-te controcorrente!".La società delle libertà, come sottoli-nea il Papa, in realtà danneggia i gio-vani in quanto uccide il loro diritto dipensare, di essere unici, di costruire

legami sinceri e non solo virtuali, difare rumore, ovvero di farsi sentire conla tipica intraprendenza dell’età giova-nile e costruire dunque il proprio futu-ro.

La mia esperienzaOccorre a questo punto interrogarci suche cosa si intenda per percorso diavvicinamento alla fede. Cerco dun-que di rispondere ricorrendo alla miaesperienza personale sul campo comeresponsabile di un oratorio torinese edanimatore di adolescenti.A volte tra gli educatori è forte lo sco-raggiamento per le poche presenze aigruppi giovanili parrocchiali durantel’anno rispetto alle attività estive dovegli adolescenti si moltiplicano comeper incanto.A "Estate ragazzi" gli adolescenti si sen-tono in famiglia, vengono accolti, si dàloro fiducia, viene offerta loro la possi-bilità di esprimere i propri talenti, dimettersi in gioco, di essere attivi edintraprendenti.Insomma si offre loro l’opportunità di

Chi opera negli oratori èchiamato a creare un rap-porto diretto e personalecon i giovani che anima.

andare controcorrente. Prima di tuttoperché attraverso esperienze forti diservizio a contatto con i bambini (oanche con i malati e gli anziani), icampi estivi o i pellegrinaggi i ragaz-zi incontrano il Signore, e non loincontrano nei libri, nel catechismo,ma nei volti dei bambini o degliammalati verso cui prestano servizioo nei loro educatori che offrono tuttose stessi per loro.

Lo stile di don BoscoDon Bosco, santo dei giovani e mae-stro per gli educatori, diceva che "inogni giovane, anche il più disgrazia-to, c’è un punto accessibile al bene,primo compito di un educatore è tro-vare quella corda sensibile e farlavibrare".Ebbene, quando in un giovane quel-la corda vibra, l’armonia raggiunta inquel momento rimarrà indelebile persempre ed anche se i frutti non si rac-colgono subito, quel seme posto nelsuo cuore porterà frutto nella sua vita.Certo per raccogliere bisogna semi-nare e seminare non è facile, bisognadare tutto se stessi per i ragazzi che sieducano e questo ce lo dice sempredon Bosco quando afferma che "l’e-ducazione è cosa di cuore".

Cosa contaA volte ci si preoccupa di "cosa fare"ai gruppi per adolescenti, allora siorganizzano tavole rotonde su temi diattualità, politica, morale, si propon-gono percorsi di educazione sessua-le, di guida all’affettività con psicolo-gi ed esperti e al termine di tutto ciòsi offre la visuale cristiana.Tutto ciò è importantissimo, ma se amonte non c’è un rapporto diretto epersonale su cui costruire un percor-so di educazione, quello che si farimane distante, arido."L’oratorio, palestra di educazione edi avvicinamento dei giovani alla fede- come sottolineato in un recente con-vegno sugli oratori nella diocesi diTorino - deve dunque diventare primadi tutto uno stile educativo cheaccompagna le giovani generazioni acostruire la propria coscienza, il pro-prio futuro", dove i ragazzi possonoaccogliere l’invito di Papa Francesco"ad andare controcorrente, a farerumore con i valori della bellezza,della bontà, della verità".

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ne, offrendo spunti per la sana criticitàdi fronte ai valori culturali, liberando lamente, e iniettando nella struttura per-sonale gli antidoti contro il conformi-smo."Educare nella fede", significa far pre-sente la linea di arrivo che unifica iltempo e l'eternità, cioè la presenza diDio e la gloria del paradiso."Educare nella fede", significa ancheessere Chiesa domestica, con una fededi dimensioni quotidiane, che si tra-smette di generazione in generazionein un radicamento sicuro.Ambiente maturante rispetto alla vita ealla vocazione, diventa un vero e pro-prio vivaio vocazionale, capace di edu-care la decisione "per sempre".L'amorevolezza fa sì che i figli si senta-no amati applicando i segreti dell'a-scolto e del dialogo, dell'empatia, del-l'autenticità e della considerazionepositiva. Amorevolezza significa anchepresenza e fermezza, fiducia nelle

capacità incipienti dei figli, manifesta-zione di amicizia e gioia, di pazienza edi dolcezza, di premura, prevenzione evigilanza.Tutto questo conduce ad una propostaeducativa familiare integrale, che curala crescita in ogni dimensione umana,con decisioni responsabili che riempio-no di senso la vita in ogni tempo.

La famiglie e il “per sempre”La famiglia favorisce "l'io per sempre"constatando le cause della carenza diprogettualità: il cambiamento sociale,il fallimento delle utopie, la frammen-tazione interna, la disorganicità del vis-suto e la mancata testimonianza dipersone significative.Per agire sul vissuto del tempo occorreridare senso al passato e al futuro, ènecessario far sì che i giovani riscopra-no il tempo come luogo della decisio-ne creativa favorita da un progetto divita inciso nelle rocce forti della perso-nalità.Occorre lavorare sulla memoria (storia

La vocazione accompagna la dinami-ca della maturazione umana nellesue varie fasi: identità, unicità, alteri-tà, missione, fedeltà. La comprensio-ne di questo valore permette al gio-vane di trasformarsi da un “io, qui eora” in un “io per sempre”.

Famiglia e vocazioneLa famiglia è operatrice privilegiatadell'itinerario vocazionale. Essa favo-risce il senso d'identità, rispondendoalla domanda di ogni persona checresce "chi sono io?".Crea identità evidenziando l'unicità; ilfar memoria insieme e l'integrazionepersonale producono la rivelazionedella personalità.In famiglia si coltiva anche il sensodell'alterità, offrendo un "tu" che sco-pre l' "io" in armonia e autenticità.La relazione intrafamiliare è uno stru-mento educativo che aiuta a supera-re l'egocentrismo, conduce a ricono-scersi differente, e ad essere per glialtri.In questo passaggio, la famiglia aiutai figli a elaborare il loro progetto divita, la loro missione, invitandoli ameritarsi la vita.Lo fa ponendo le proposte e ledomande giuste al momento giusto,dialogando sulle scelte, orientandosulle linee di arrivo di ogni vissuto.Infine, la famiglia sostiene la rispostavocazionale dei figli nella fedeltàfacendo funzionare la "ragione","educando nella fede" e facendolisentire amati attraverso l’amorevolez-za.La "ragione" significa coscientizzazio-ne, sapersi raccontare come vocazio-

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EDUCARE AL “PER SEMPRE”Aiutare i figli a elaborare il loro progetto di vita

La famiglia può farsbocciare la speranza edare un orizzonte col

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di vita, autobiografia) e su ogni deci-sione fonte di felicità o infelicità perarrivare a ulteriori specificazioni pro-gettuali.La decisione s'inserisce in un passato,in una memoria affettiva che ha con-dizionato certe scelte. La comunica-zione educativa familiare deve pren-dere atto dell'influsso che questa rivi-sitazione avrà nel cuore della perso-na.Comunque, la famiglia può far sboc-ciare la speranza e dare un orizzontecol Cristo.L'educazione non va ridotta ad unamemoria illustrativa del passato, mava aperta al vero senso, nel possessodel presente, responsabile verso ilfuturo.

Relazione e dono di séLe decisioni "per sempre" esigono disuperare il livello dell'emozioneimmediata.Il tempo vissuto senza senso indeboli-sce la coppia in una relazione appiat-tita che favorisce l'omologazione reci-proca, lo "stare" più che l' "essere"insieme.La relazione di coppia, di gruppo o diamicizia va promossa, non come unmero rifugio appagante e auto cen-trato, ma sull'immagine del compa-gno di viaggio e sul dono reciproco.Educare alla relazione che genera un"io per sempre", suppone stimolare ilsuperamento della dipendenza odella fusione simbiotica, generandolibertà e responsabilità verso l'a(A)l-tro. In altre parole, la mano sull'ara-tro e lo sguardo sulla linea di arrivo.

Liberamente tratto dal libro di PietroBoffi e Giancarlo Grandis (a cura

di): La famiglia cuore della vocazio-ne, Cantagalli, Siena 2012.

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non fa parte in modo sereno e gioio-so della vita quotidiana degli adulti,dei genitori, come si può annunciareo testimoniare Qualcuno che è unosconosciuto? Illustre, da riverire, mafondamentalmente sconosciuto.

Parola e vita familiareMamme e papà che hanno incontra-to Cristo e lo vivono ogni giorno congioia, lo testimoniano quasi “natural-mente”, come un “habitus” che si vivesenza fatica.Poi si cade comunque, perché “loSpirito è forte, ma la carne è debole”,ma ci si rialza guardando verso ilCielo e chiamando Dio “Papà”!E ci sentiamo avvolti tutti quanti dallamisericordia di Dio e questo ci porta(da perdonati!) ad avere misericordiae pazienza verso gli altri.Solo i cristiani che vivono intensa-mente il loro rapporto con Cristonella Parola e nell’Eucaristia possonoin qualche modo esserne testimoni,come la Vite ed i tralci. Se il tralcionon è ben innestato nella Vite e non èla vita stessa della Vite che fluiscenelle “vene” dei tralci, allora nonserve più a nulla.Nell’annuncio ai piccoli, ai figli, mapensiamo anche al catechismo, trop-po spesso ci si accontenta di portareavanti certe abitudini e basta. Per ibambini più piccoli non c’è quasinulla, sembra che le comunità nonsiano in grado di proporre nulla.Certi catechismi sono spesso portatiavanti per “obbligo” più che per fedevissuta.È l’ora di usare la fantasia, e un po’più di fede, nei percorsi per annun-ciare e testimoniare Cristo ai piccoli,ai bambini, ai ragazzi, ai giovani.

Meri e Claudio,genitori di quattro figli

migliore delle ipotesi, sul buon sensocomune, non sull’annuncio del Van-gelo di salvezza.È ovvio allora che anche l’insegna-mento della Chiesa (i documenti delConcilio e molti altri documenti) siaquasi del tutto ignorato.Senza l’annuncio del Vangelo non c’èvita di fede.

La nostra esperienzaÈ incredibile (ma forse no…) che unpiccolo gruppo di cristiani (come è, peresempio la Città sul Monte, una asso-ciazione di cui facciamo parte, nataper evangelizzare il mondo dei ragazzi)riesca ad andare avanti per tanti annicon poche forze, pochissimi mezzi, mamettendo al centro l’annuncio di Cristoai ragazzi ed ai giovani, in un clima divera fraternità (“avevano un cuore soloed un’anima sola”), cercando con fati-ca di restare al passo con i tempi (stu-dio ed uso delle nuove tecnologie).Troppe volte le famiglie fanno fatica aragionare nei termini di trasmissionedella fede ai propri figli. Se la fede inCristo e l’incontro con la Parola di Dio

Nella nostra Chiesa italiana c’è unagrande ignoranza delle Scritture. Eignoranza delle Scritture è ignoranzadi Cristo.Si insiste ancora parecchio, anche secon risultati a dire il vero piuttostoscarsi, sull’Eucaristia e sulla presenzaalla Messa domenicale, molto pocosull’avvicinare alle Scritture.Anche se il Concilio ci ha riconsegna-to la Parola di Dio, questa è ancoraun oggetto sconosciuto per troppi cri-stiani.

Fede e ParolaCrediamo che nei prossimi anni l’au-tenticità e la verità dell’annuncio diCristo si giocheranno molto sullanostra capacità di rimettere la Paroladi Dio, l’incontro con la Parola di Dio,al centro delle nostre iniziative pasto-rali. La Parola va riscoperta, cono-sciuta, contemplata, pregata, e forseabbiamo bisogno di uomini e donnecapaci di annunciarla nel mondo dioggi.Se non si riparte dalla Parola di Dio,ogni altro tentativo, gruppi, gruppettie coordinamenti di ogni tipo, saràsolo “aria fritta”.Troppi preti non annunciano la paro-la del Vangelo ed usano le omelie perparlar d’altro. Magari un “altro”anche interessante, ma “altro”.Troppe catechesi sulla famiglia eincontri con i ragazzi si fondano, nella

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IL VALORE DELLA “PAROLA”L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo

Il Concilio ci ha riconsegna-to la Parola di Dio,

ma questa è ancora unoggetto sconosciuto per

troppi cristiani.

Per il lavoro di coppiae di gruppo

•Che posto occupa la Parola diDio nella nostra famiglia?

•Leggiamo la Bibbia ai nostri figli?•Amiamo i nostri figli educandoli

nella fede?•Colgono in noi la dimensione del

“per sempre”?•Li aiutiamo a scegliere compa-

gnie e ambienti in cui si possasentire parlare di fede?

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Il valore dell’oratorioPossiamo ritenerci fortunati perchéabitiamo in un piccolo paese, conuna tradizione cristiana molto forte,dove per i ragazzi c’è ancora la pos-sibilità di incontrarsi, anche permomenti di riflessione, in parrocchia.L’oratorio, infatti, nella nostra diocesidi Milano, è ancora un punto diaggregazione per quei ragazzi chenon trovano nella mondanità un’at-trattiva per le loro uscite.In oratorio le nostre figlie sono riusci-te a incontrare coetanei con cui crea-re legami di amicizia e educatoricapaci di entusiasmarle anche versoesperienze di volontariato aperte almondo.Anche per quanto riguarda la praticareligiosa, non ci sembra aver avutoparticolari problemi.Spesso si percepisce la fatica di viverealcune pratiche, fatiche che nonnascondiamo di vivere a volte anchenoi, ma è bello condividerle e con-frontarsi, lasciando poi liberi i figli discegliere.

Ernesta

Sentirne la mancanzaLa Messa delle nove alla domenicamattina, nella nostra famiglia era atte-sa e goduta, dovevamo stare propriomale per non andarci.Eravamo talmente abituati a questoimpegno che anche i ragazzi, poi cre-sciuti e diventati adolescenti andavanoda soli e, se non potevano per qualchemotivo, ne sentivano la mancanza.Le preghiere della sera le dicevamoprima di dormire, mentre il mattinoc'era sempre una preghiera prima dellascuola.Ora il figlio maggiore cerca di nonmancare alla Messa domenicale, por-tando i figli che vogliono venire, senzaforzature, e si occupa anche dellagestione del bar dell’oratorio qualchedomenica pomeriggio.Suo figlio adolescente va anche lui aMessa ma non sempre va a quella fre-quentata dal papà e dai fratelli minori.

Franca e Mariano

FEDE E VITASiamo chiamati a traghettare inostri figli verso "un'adultità" relazio-nale che consiste appunto nel dive-nire capaci di prendersi cura (eser-citare una funzione patema omaterna), capaci di chiedere cura(sperimentarsi figlio dell'altro),capaci di condividere cura (vivererelazioni paritarie di collaborazio-ne).Potremmo dire che queste linee disviluppo ricalcano valori puramenteumani, di un'umanità matura comesi richiede ad adulti che voglianopoi incamminarsi o verso la voca-zione matrimoniale, o verso quellaconsacrata.Ci potremmo interrogare, poi, sucosa aggiunga la dinamica dellafede, con il suo intreccio di crescitaspirituale e dinamismo di scoperta eapprofondimento della propriavocazione.In primo luogo potremmo dire chela vita e il cammino di fede portacon sé l'esperienza dell'essere statieducati da Dio: non solo c'è tutto ilbagaglio di esperienze di valori, divissuti, che danno spessore a que-sta centralità della relazione e laarricchiscono della gratuità, deldono, fino al sacrificio di sé, ma c'èanche il modello di un Dio cheeduca il suo popolo, che educa ilsingolo all'interno di una comunità,che educa con forza, ma conamore, che sa attendere e attraver-sare anche il fallimento.Come genitori che vivono l’espe-rienza di fede siamo chiamati aprendere consapevolezza che ipiani di Dio passano anche attra-verso gli errori e le infedeltà.

Liberamente tratto dal libro di P.Boffi e G. Grandis (a cura di): La

famiglia cuore della vocazione,Cantagalli, Siena 2012.

FEDE E PRATICA RELIGIOSAIl valore dell’oratorio e dell’esempio dei genitori

Va bene così?Ma quando finisce l’adolescenza?Pensavamo che nostra figlia, sposa a23 anni, ne fosse ormai fuori, quan-do, a 25,improvvisamente, cominciaa disertare messa e pratica della fede( per non parlare poi di altri atteggia-menti da ragazzina), fra lo stupore ela costernazione nostra e del marito.Stesso atteggiamento ha il nostrosecondo figlio, 22 anni, fidanzatocon una coetanea, catechista. I moti-vi? Ormai certe cose le ho già senti-te, in fondo va bene lo stesso così,poi ho altro da fare, lo studio...Non sappiamo più cosa aspettarci, cisentiamo incapaci di sorreggerli, senon con la preghiera; ci sostiene solola speranza che, finiti questi periodi disbandamento, ciò che di bello hannoricevuto, in famiglia, parrocchia, ora-torio, gruppo famiglia… riemerga,per dare sapore vero alle loro vite,facendo loro ritrovare quella gioiadella fede nel Signore Gesù, che inquesto momento sembrano aversmarrito, o quasi.

Fabio e Elda

Figli e GMGI nostri due figli, un maschio e unafemmina, frequentano entrambi laparrocchia dove sono animatori, laragazza direi con più consapevolezzadettata oltre che dall’età anche forseda una predisposizione naturale alavorare con bambini e ragazzi, ilmaschio ha tante altre passioni peròanche lui mantiene un certo impe-gno.Quando c’è stata la GMG a Madridli ho “parecchio spinti” perché vi par-tecipassero, entrambi erano abba-stanza restii, ma sono tornati moltocontenti.Infatti, ora stanno già programmandola partecipazione a quella del 2016 aCracovia con i loro animati!Vivendo entrambi in casa continuia-mo a volte a discutere con loro e avolte a tacere.Non so se possiamo dire di esserefortunati, quello che so è che ognisera continuo ad affidarli al Signore.

Anna Cam

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DI VINCENZO SALEMI IMC

Quando Gesù fu arrestato Marco ciracconta:Allora tutti lo abbandonarono e fuggi-rono. Lo seguiva però un ragazzo, cheaveva addosso soltanto un lenzuolo,e lo afferrarono. Ma egli, lasciatocadere il lenzuolo, fuggì via nudo (Mc14,50-52).Sembra una nota autobiografica del-l’evangelista. Almeno molti hannointerpretato così questo episodio, chenei Vangeli soltanto Marco ci narra.

Un giovane adolescentePersonalmente mi piace pensare chequel ragazzo che lascia il lenzuolo epoi scappa via nudo, sia l’evangelistastesso. Vuole lasciare una specie difirma nella parte più importante delsuo Vangelo: la Passione. Magarianche compiacendosi perché quandotutti hanno abbandonato Gesù luicontinua a seguirlo (anche se poi fug-girà pure lui).Giovanni Marco è un nome doppio,ebraico e romano. Sarà il nomeromano Marco quello con cui verràricordato. La Provvidenza lo porterà inseguito anche a Roma, dove SanPaolo lo troverà utile compagno(2Tim 4,11).Giovanni Marco veniva da una fami-glia di seguaci di Gesù. Sua madre,Maria, è ricordata negli Atti degliApostoli (At 12,12) in quanto Pietroappena liberato miracolosamentedalla prigione si reca da lei, e lì trovariuniti alcuni discepoli di Gesù in pre-ghiera.

Una famiglia credenteImmagino il giovane Marco appren-dere da sua Madre gli insegnamentidi Gesù, i suoi miracoli. Forse qual-che volta lo ha ascoltato di persona,da ragazzo, accompagnando i suoigenitori.Indubbiamente tutto quello che avevasentito dire da Gesù o su Gesù lo haimpressionato in modo indelebile.Come adolescente le parole di Gesùlo colmano di stupore.

Giovanni Marco, figlio di Maria,discepolo di Barnaba, Pietro, Paolo, evangelistaUn adolescente che ha incontrato e seguito Gesù tutta la vita

Infatti, parlando nel Vangelo delle follee dei discepoli userà spesso parolecome "stupore, timore, meraviglia, sor-presa, forte impressione”.Ho scelto Marco come figura di adole-scente da proporvi perché la sua fedenasce nel contesto di una famiglia cre-dente.I suoi genitori, infatti, erano stati pro-fondamente toccati dalle parole e dalleopere di Gesù e lui stesso rimane pro-fondamente colpito dell’incontro con ilSignore.

Al punto che, adulto, lo vorrà raccon-tare nel suo Vangelo, facendo memo-ria della sua esperienza da adolescen-te e conservando lo stesso entusiasmoe stupore.

Irrequietezze di gioventùGiovanni Marco è il giovane cugino diBarnaba (Col 4,10), e quando Paolo eBarnaba intraprendono il primo viag-gio apostolico, Barnaba lo prendecon sé come aiutante (At 13,5).Luca ci racconta senza tanti commen-ti un episodio dove il giovaneGiovanni detto Marco è al centro diuna grave polemica tra Paolo eBarnaba:Paolo riteneva che non si dovesseprendere uno che si era allontanatoda loro, in Panfìlia, e non aveva volu-to partecipare alla loro opera. Il dis-senso fu tale che si separarono l'unodall'altro. Barnaba, ...con Marco, s'im-barcò per Cipro (At 15,38-39).Paolo, Barnaba e Marco sono tutti etre Santi, ma anche tra i santi ci pos-sono essere attriti e incomprensioni,soprattutto se uno di questi è giovanee vuol fare di testa sua.Di Barnaba non si parla più negli Atti,Marco invece ritorna ancora varievolte.

Avere un maestroTutte le volte che viene menzionato ècomunque ancora molto giovane.Pietro, per esempio, lo chiamerà suofiglio:Vi saluta la comunità che vive inBabilonia e anche Marco, figlio mio.(1Pt 5,13).Marco tornerà infine alla ribalta con ilsuo Vangelo, che viene considerato ilprimo ad essere scritto.

Un evangelistaÈ un Vangelo potente, breve, incisivo,lascia trasparire quello stupore equella meraviglia che Marco avevaprovato davanti a Gesù o sentendoraccontare di Gesù dai suoi.È un vangelo breve, che va subito alpunto:Inizio del vangelo di Gesù, Cristo,Figlio di Dio (Mc 1,1).È un vangelo intenso che incominciae finisce dichiarando Gesù Figlio diDio, un vangelo che mantiene la fre-schezza dell’entusiasmo giovanile.La tradizione lo vuole ad Alessandria,primo vescovo di quella città chetanto per gli ebrei che per i cristiani fuper molto tempo una fucina di studi.I crociati veneziani vollero le sue spo-glie e se le portarono a Venezia, rite-nendo un onore immenso averle nellaloro città.

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Uomini e donne nella Bibbia

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La fede di Marco nasceall’interno di una famiglia

che ha incontratoe seguito Gesù.

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PER APPROFONDIRE IL TEMA

P. BOFFI - G. GRANDIS (A CURA DI): LA FAMIGLIA

CUORE DELLA VOCAZIONE, CANTAGALLI, SIENA 2012.A. PELLAI - B. TAMBORINI, LASCIATEMI CRESCERE IN

PACE! EDIZIONI ERICKSON, TRENTO 2013.Come gruppi di famiglie è senz’altro utile unlibro che proponga un cammino di crescita cri-stiana da coltivare in famiglia. Il testo di Boffi eGrandis nasce proprio con questo scopo: ottoschede per il lavoro di gruppo sul tema dellavocazione.

ALBERTO PELLAI: QUESTA CASA NON È UN ALBERGO!FELTRINELLI EDITORE, MILANO 2012.GIOVANNI CAPELLO, GUARDAMI NEGLI OCCHI QUANDO

DICI NO, EFFATÀ EDITRICE, CANTALUPA (TO) 2009.Il libro di Pellai è un testo da leggere in due, unasorta di manuale per genitori quando in casa sihanno uno o più figli adolescenti. Un manualeche ricorda agli adulti che prima di essere padrie madri si è coppia.Il lavoro di Capello affronta invece il tema della

M. FOGLIANI - A. PELLAI, LE NUOVE SFIDE DELL'EDUCA-ZIONE IN 10 COMANDAMENTI, FRANCO ANGELI EDITO-RE, MILANO 2012.Sono dieci capitoli, dieci “comandamenti” cherispecchiano molto bene la mentalità di oggi,fortemente individualistica.Partendo dall’impatto che questo modo di vive-re la realtà ha sulla famiglia e sull’adolescente,sia a livello comportamentale sia a livello emo-tivo, gli autori guidano il lettore ad un “richiamo

G. PIETROPOLLI CHARMET - L. CIRILLO, ADOLESCIENZA,EDIZIONI SAN PAOLO, CINISELLO BALSAMO (MI) 2010.G. PIETROPOLLI CHARMET, FRAGILE E SPAVALDO,EDITORI LATERZA, ROMA - BARI 2010.Quasi quattrocento pagine per parlare di adole-scenti, o meglio, della scienza necessaria perconvivere con questo passaggio fondamentaledella vita dei nostri figli sono un bel po’.Ma, nonostante la corposità, il testo risulta scor-revole. Il libro, scritto a più mani, ha il merito di

ALBERTO PELLAI, E ORA BASTA! KOWALSKI EDITORE,MILANO 2010.Ora basta! Quante volte i genitori di figli adole-scenti hanno gridato questa frase in faccia alproprio figlio, che vive in simbiosi con Internet,che rincasa tardissimo la notte, che fuma dinascosto, che sta male la domenica per lo sbal-lo alcolico e/o chimico del sabato, ecc.Pellai, con questo libro, ci guida attraverso lesfide e i rischi dell’adolescenza sia per farci capi-

pedagogico” che è l’esatto opposto dell’assuntoiniziale.In questo cammino Pellai e Fogliani si servono diesempi, storie di vita, schede cinematograficheper far comprendere a fondo e in modo vivacela loro proposta educativa.Un libro adatto a genitori, educatori, insegnanti,ma anche a tutti coloro che desiderano rifletteresulla cultura e sui valori educativi della società incui viviamo.

giustizia, della doman-da di coerenza che saledagli adolescenti neiconfronti degli adulti,innanzi tutto dei genito-ri. Un libro che insegnaagli adulti a dire dinuovo No, ma No moti-vati, coerenti, e ad agi-re di conseguenza.

andare a fondo deltema, con molta atten-zione nei confronti deigiovani.Questo è ancora piùevidente nel secondo,agile volume, dovel’autore ci spiega cosavuol dire crescere inuna società narcisistica.

re le trasgressioni in cui i nostri figli possonoincorrere sia, soprattutto, per suggerirci le strate-gie migliori per affrontarle in modo costruttivo.Il libro offre al lettore una buona documentazio-ne per capire e far capire le conseguenze di que-sti comportamenti, tracce di riflessione per ren-derci consapevoli dei loro e dei nostri comporta-menti (serve coerenza!), film e canzoni per aiu-tarci nel confronto con loro.Un testo da leggere e consultare!

I libri usati per realizzare questo numero

Il libro di Pellai e Tam-borini è destinato ainostri figli. È un testopensato per i giovani,colorato, vivace, conmolte proposte e sti-moli, che alterna rac-conti e approfondi-menti, esperienze divita e riflessioni.

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La nostra vita di persone, inserire inquesta società che sembra dominatadall’incertezza, è sovente caratterizza-ta dal cambiamento e dalla velocitàad ogni costo.Continuamente e nei più vari contesti(lavorativo, scolastico, formativo, re-lazionale) ci viene richiesto di acquisi-re sempre nuove competenze, diadattarci a nuovi ritmi, nuove moda-lità di comunicazione.Le sfide del "post-moderno"Nel frattempo sono cambiati varimodelli relazionali: p.e. l'idea di fami-glia (che cos'è e cosa non è famiglia)e i modelli di relazione dentro le fami-glie. Si è passati dalla famiglia "etico-normativa" a quella "affettivo-nego-ziale".Vi è un nuovo modello di coppia:vista come relazione fra pari, con unagrossa attenzione al legame affettivoe con una ridotta importanza alle suericadute sociali. Si è modificata l'ideadi bambino: non più concepito comeun "contenitore" da riempire di con-cetti, norme e valori, ma come unessere consapevole dotato di risorseproprie, capace di evolvere.Come affrontare queste sfideDi fronte a tutti questi cambiamenti,spesso disorientanti, le coppie hannobisogno di stare insieme fra loro econ altre coppie, hanno bisogno dispiritualità.La vita cristiana nella famiglia oggi èsfidata ed è necessaria una vicinanzae una particolare attenzione alla for-

mazione. La preghiera in famiglia, conle altre famiglie e con i figli sono occa-sioni per confrontarsi nella realtà dellaParola che vivifica i rapporti.La famiglia ha bisogno di momenti e diluoghi dove potersi ossigenare, di casedi spiritualità con costi adeguati dovepotersi rigenerare, dove il riposo puòcoincidere con un’esperienza di ascoltoe di formazione.La pastorale familiare, come segnoconcreto, dovrebbe far propria questaesigenza e stimolare la nascita di que-sti momenti e di questi luoghi.Bisogno di spiritualitàLe giornate e le settimane di spiritualitàsono una occasione unica per i genito-ri e per i figli nel fare una esperienza dicomunità. Ciò è un aiuto anche per l'e-ducazione dei figli perché vedono lacomunità e, anche quelli che si stannointerrogando per una scelta libera dellafede, possono vivere l'esperienza dellacomunità che viene riconosciuta dall'a-more nella quotidianità.I giovani vogliono testimoni prima chemaestri o maestri che siano primi testi-moni. L'educazione relazionale e voca-zionale coincidono e quindi mentreeduchiamo alla relazione, nasce in essiil senso della propria storia perché laloro vocazione è unica e quindi biso-gna tirar fuori in pienezza la personache c'è in loro.

Liberamente tratto dal libro di PietroBoffi e Giancarlo Grandis (a cura di):

La famiglia cuore della vocazione,Contagalli, Siena 2012.

LA SFIDA DEL “MONDO” E LE FAMIGLIELa coppia e la famiglia hanno bisogno di spiritualità

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CAMPI 2014calendario provvisorio

27 luglio - 3 agostoSAN GIACOMO DI ENTRAQUE (CN)Tema da definire.Relatore: Angelo Fracchia, biblistaOrg.: Diocesi di Cuneo.È possibile partecipare anche al soloweek-end finale.Info: Angela e Tommy Reinero, 3475319786, [email protected]

10-17 agostoSAN GIOVANNI DI SPELLO (PG)Relatori vari di alcune comunitàumbre.Org.: Colleg. Gruppi Famiglia.Info: Antonella e Renato Durante,0423 670886, [email protected]

16-20 agostoSAPPADA (BL)Tema e relatori da definire.Minicampo di 4 gg con posti limitati.Org.: Gruppi Famiglia in cammino.Info: Laura e Valerio Agnolin, 0423476184, [email protected]

17-24 agostoVOLTAGO AGORDINO (BL)Tema e relatori da definire.Org.: Colleg. Gruppi Famiglia.Info: Valeria e Tony Piccin, 0423748289, [email protected]

20-24 agostoSAPPADA (BL)Tema e relatori da definire.Minicampo di 4 gg con posti limitati.Org.: Gruppi Famiglia in cammino.Info: Laura e Valerio Agnolin, 0423476184, [email protected]

agosto CALABRIA

Campo in corso di definizione.

Il calendario, aggiornato in temporeale, è consultabile sul sito:www.gruppifamiglia.it cercando, nellahome page, tra le notizie in evidenza.

Chi contattare

Alcune coppie sono a vostra dis-posizione per ogni necessitàlegata all’esperienza dei

Gruppi Famiglia. Trovate i loronominativi sul WEB all’indirizzo

http://www.gruppifamiglia.it/contatti.htm

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27GRUPPI FAMIGLIA marzo 2014

Collegamento Gruppi FamigliaRonco Briantino, domenica 2 marzo 2014

Questo numero esce con un leggero ritardo perché vole-vamo condividere con voi, attraverso la rivista diCollegamento, la notizia dell’elezione della nuova cop-pia responsabile, che resterà in carica fino al 2019.Antonella e Renato Durante, di Trevignano (TV), dopoaver lavorato molti anni a livello locale e nell’organizza-zione e gestione dei campi estivi, hanno accettato questonon facile impegno.Succedono a Nicoletta e Corrado Demarchi, che moltobene hanno fatto in questi cinque anni di mandato a ser-vizio della famiglia e dei gruppi.Nell’occasione sono anche cambiati o confermati iresponsabili regionali del Collegamento:•Cinzia e Roberto Vescovo per il Veneto;•Ernesta e Gianprimo Brambilla per la Lombardia,•Nicoletta e Corrado Demarchi per il Piemonte,•Emilia e Elvio Rostagno per la segreteria.È stato per tutti i partecipanti, nuove e vecchie genera-zioni, un momento di incontro e di festa, nel giorno delSignore, che anche in questa occasione ci ha accompa-gnato e illuminato con il suo Spirito.

Con questa nomina, il passaggio generazionale tra laprima guardia e le nuove leve può dirsi concluso.Ancora grazie a Nicoletta e Corrado, che hanno saputoin questi anni condividere la responsabilità con le altrecoppie e hanno saputo creare un gruppo coeso e affia-tato, legato da amicizia fraterna.A tutti coloro che hanno partecipato e a coloro cheavrebbero voluto esserci ma non sono potuti venire ungrazie di cuore.

Franco Rosada

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www.gruppifamiglia.itNel numero on-line della rivista troverete tutti gli arti-coli con i link per gli approfondimenti e in più:•Il primo bacio (video di Ciro Zecca)•Un sito per giovani ed educatori: www.notedipasto-

ralegiovanile.it•Educare alla vita buona del Vangelo

www.gruppifamiglia.wordpress.comSul blog dei Gruppi Famiglia, aperto oltre due annifa, sono presenti più di 220 brevi articoli.Iscrivetevi per leggerli appena vengono pubblicati!

ASSOCIAZIONE FORMAZIONE E FAMIGLIA ONLUSRENDICONTO SEMPLIFICATO DI PURA CASSA 1/1/2013-31/12/2013

ENTRATE USCITEAvanzo 2012 2.948,90

1-Entrate da attività tipiche 1-Uscite da attività tipicheQuote associative 2012 40,00 Assicurazione volontari 171,00Quote associative 2013 100,00 Acquisto libri per rivista 126,13Contributi liberali soci 220,00 Spese cancelleria 181,93

Quota ass. Forum Famiglie 132,00Affitto dominio WEB 0,00Stampa rivista 2.428,97Postalizzazione rivista 685,39Spedizione rivista 1.755,90Acquisto bollettini CCP 300,00

2-Entrate da raccolta fondi 2-Uscite per attiv. promoz.Contributi assoc. su CCP 5.129,00 Spese postali 74,00Quota 5x1000 anno 2010 1.686,92 Spediz. sollecito contributo 0,00

3-Entrate x attiv. accessorie 3-Uscite per att. accessorieNulla 0,00 Chiavetta ROC 70,00

Sostegno campi estivi 2.040,80Incontro Colleg. Piemonte 196,56

4-Entrate finanziarie 4-Uscite finanziarieInteressi CCP 0,08 Spese gestione CCP 62,00

Spese accrediti su CCP 42,40

TOTALE ENTRATE 7.206,00 TOTALE USCITE 8.297,37Risultato di gestione -1.091,37Avanzo 2013 1.857,53

BILANCIO 2013 F&FSempre più in rosso!

Carissimi,Come potete leggere nella tabella sottostante, il bilancio2013 dell’associazione Formazione e Famiglia, editrice dellarivista, è anche quest’anno in passivo.La cassa non è in rosso solo perché il contributo del 5x1000verrà speso nel 2014 per il sostegno ai campi estivi.Sottraendolo, restano in cassa meno di 200 €.Ogni commento mi sembra superfluo.Solo la vostra generosità, e non è un modo di dire, ci per-metterà di continuare nelle nostre attività, in primo luogo larivista e i campi estivi.Da parte nostra faremo il possibile, l’impossibile lo lasciamoal buon Dio che saprà provvedere.Grazie,

il Presidente Noris Bottin

Codice fiscale 97571710017

5x1.000Associazione

Formazione e Famiglia

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28 GRUPPI FAMIGLIA marzo 2014

In caso di mancato recapito inviare all’ufficio CMP NORD

di TORINO per la restituzione al mittente previo pagamento dei resi.

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Signore, aiutaci a rinnovare sempre il nostro amore di sposifa' che viviamo le differenze

come una risorsa e le difficoltà come una sfida.Rendici capaci di ascolto reciproco

e dacci la forza di essere solidali e concordinel compito di genitori che ci hai affidato.

Aiutaci ad essere per i nostri figli immaginedel Tuo amore per noi, un amore attento,che si prende cura, ascolta e fa crescere.

Fa' che comprendiamo che ognuno dei nostri figliè unico ed irripetibile

e che a noi spetta di aprirlo al camminoche hai preparato per lui, ma non di deciderlo.

Aiutaci a vivere nella famiglia la gioia della nostra vocazione,senza chiuderci in casa ma aprendoci agli altri.

Dacci la forza di perdonarci l'un l'altro,senza perdere la fiducia reciproca nel momento dell'errore,

la speranza nel momento della prova,la fede nel momento della fatica,

Tu, Signore, che non smetti mai di essere luce ai nostri passi.